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    Assistenza ad personam per disabili: a che gioco stiamo giocando?

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    Questione urbanistica, F3, Eurocenter e fibrillazioni in seno alla maggioranza. L’ultimo consiglio comunale, quello dello scorso 15 luglio, è scivolato via così, tra improbabili abbracci riconciliatori (vedi Moccia con Mennuni) e battibecchi da osteria (vedi Allamprese-Dalessandro). Eppure uno sprazzo di vita, magari sofferta, ma vita, è riuscito a fare capolino in quel Comune che sa tanto di “Palazzo” ma poco di “città”. A farlo ci hanno pensato le madri dei ragazzi diversamente abili, accompagnate dagli operatori del Centro di Connettività sociale di via Milano, inaugurato lo scorso 4 Ottobre del 2010. La questione è urgente, di quelle che volerla rimandare significa piuttosto affossarla. Si chiama “assistenza all’autonomia ed alla comunicazione ad personam” per soggetti disabili. Tradotto significa accompagnare i ragazzi durante tutto il loro primo ciclo di vita, dalla scuola dell’infanzia all’università, vederli crescere, imparare, condividere. Affiancare loro operatori specializzati, che li seguano la mattina, durante l’orario scolastico, li dove vengono approntate e misurate sul campo le cosidette “strategie didattiche personalizzate”, ed anche il pomeriggio, magari direttamente al Centro di Connettività. Si comincia a farlo per volontariato, certo. Abnegazione, pazienza e sensibilità sono predisposizioni che nessun contratto d’opera può imporre. E nella sostanza si è continuato a farlo per volontariato. Per il 2010-2011 sono stati diciotto gli operatori che hanno instaurato un rapporto di collaborazione con l’associazione Superamento Handicap. Hanno lavorato per tutto l’anno scolastico. Risultato: retribuiti il primo mese, poi più niente, il volontariato puro, quello disinteressato e continuativo, ha fatto il resto. Il sindaco Giannatempo si era appena insediato, prima di lui il commissario Michele Di Bari aveva stanziato fondi per l’assistenza a sei ragazzi. Tanti erano quelli che, allora, ne avevano bisogno. E diritto. Adesso il problema, con un’urgenza (se mai fosse possibile) ancora maggiore, si riproporrà per l’anno scolastico 2011-2012. Saranno più di venti infatti i diversamente abili che necessiteranno dell’assistenza ‘ad personam’, quella che, tra le altre cose, ha come obbiettivo principale quello di sviluppare la cosi detta “comunicazione aumentativa alternativa” che consiste, cioè, nel pensare strategie e nel fornire tecnologie assistive adattabili ad ogni tipo di disabilità, al fine di trovare nuovi linguaggi, nuovi metodi di studio e di comunicazione che mettano gli “psicofisici” in grado di relazionarsi con i “diversamente normali”. Si ma allora, per consentire tutto questo, i soldi chi li caccia? E’ questa la domanda che ha fatto irruzione in quell’assise comunale datata 15 luglio. Consiglio sospeso, faccia a faccia tra le mamme, gli operatori sociali e il “mondo politico”: sindaco in testa, poi l’assessore al bilancio Nicola Gallo e il capogruppo del Partito Democratico Gino Giurato. Assieme a loro tanti altri consiglieri, qualcuno (di maggioranza) particolarmente esagitato nell’accusa di strumentalizzazione politica della vicenda. Il sindaco ha giocato a carte scoperte: “Aspettiamo i soldi dalla Regione, dal Piano Sociale di Zona. Il Comune non può fare altro”. E che ha fatto il Comune fino ad adesso? In sostanza ha garantito una compartecipazione al servizio in misura pari al 30%. Nessuno sforzo né generosa elargizione, sia chiaro. Almeno secondo una delle mamme più agguerrite: “Dovrebbero sapere che il Comune è obbligato ad una tale compartecipazione per ogni servizio offerto dal Piano sociale di Zona. Non c’è stato nessuno sforzo ulteriore, quindi, da parte dell’amministrazione”. Poi ci sarebbero i famosi centomila euro per i “servizi sociali” che il volenteroso assessore Gallo è riuscito a “scovare” nell’ultimo bilancio. Il punto è che la somma, già di per sé non esorbitante, è rivolta all’intero settore dei “servizi sociali”, senza una destinazione specifica. La controproposta, quella che famiglie ed operatori vedrebbero come una parziale soluzione all’emergenza, è semplice: “Che il comune ci garantisca una compartecipazione almeno del 50%” – fanno sapere -. Ma la risposta del sindaco è di quelle che non ammette repliche: “Non esiste, aspettiamo la Regione a settembre”. Ne escono malconci madri ed operatori, le loro speranze frustrate da quella che ritengono una ‘non risposta’, un ‘lavarsi le mani’ pilatesco con il quale rimbalzare la palla della responsabilità a via Capruzzi. “I tempi della Regione sono lunghissimi, dalla Ragioneria è da tempo che ci hanno promesso i soldi continuano a ripetere indignati -. Usciamo da questo incontro senza sapere se per l’anno prossimo il servizio dell’assistenza “ad personam” sarà garantito ai nostri figli”. Eppure la legge sarebbe dalla loro parte, quella Legge quadro n.104 del 1992, che all’art. 13 co 3 parla di “obbligo per gli enti locali di fornire l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali”. Obbligo per gli enti locali, quindi anche in capo al Comune. Alcune sentenze del Tar sembrerebbero andare in questa direzione. Fatto sta che come se ne esce dall’empasse, ad oggi, non è dato sapere. Il tempo stringe. Occorre pensare ad una soluzione. Magari anche nei momenti di pausa tra una F3 e l’altra.

    9 COMMENTS

      • Non siamo attaccati a certi modi di fare. Lasciamo perdere. Alle offese rispondiamo nelle sedi opportune. Grazie per la segnalazione e per la stima… Staff!!!

    1. basta abbassare la testa con quel “giornalaio” (non si offenda la categoria dei rivenditori) è ora di rispondere con i fatti. Siete sotto attacco di quel caprone, ignorante e pagato!

      • Ti chiediamo, per quanto possibile, di non offendere altre persone. A noi non interessa l’operato di qualcun’altro in città, né vogliamo alimentare stupide e sterili polemiche di qualche impaurito. Ci interessiamo di Informazione. Per le offese, ti rimandiamo alla considerazione del precedente commento. Grazie mille… Staff!!!

    2. spero che si possa risolvere prima dell’inizio dell’anno scolastico… che si faccia qualcosa insomma! hanno diritto allo studio più di ogni altro bambino! Piuttosto che spendere soldi in manifestazioni non necessarie, sarebbe meglio usufruire di questi soldi in temi simili che richiedono l’urgenza primaria, non paragonabile al divertimento estivo. La mia critica non è di stampo avversario, perché la fiducia nella politica, in generale, scade anche per occasioni simili (e a buon diritto!).

    3. Questo è quanto prevede la legge, che forse tanti conoscono, ma ho dovuto per onore di informazione andare a prelevarla dal sito della stessa legge. Pertanto considerato che ci sono “impegni” Costituzionali, con promulgazione di leggi e d.l. che tutelano il diritto per i diversamente abili, mi permetto inserirmi nel coro, chiedendo a gran voce che tutti coloro che si interessano tanto di “affaire”, con tanto di individuazione di canali finanziari Regionali al fine di favorire nuovi impianti ed assegnazioni di stazioni di rifornimenti carburanti a favore dei propri congiunti; mentre altri hanno “lottato” per favorire la propria frangia di “peones elettorali” con affrancazioni che di culturale non hanno molto; le “energie clientelari” profuse per i propri figliocci e figliastri, per una volta ancora consumatele per una giusta e nobile causa.

      ASSISTENZA AD PERSONAM PER ALUNNI DISABILI
      (art. 6 L.R. 31/80 – art. 13 LEGGE 104/92)
      Il Comune favorisce l’inserimento degli alunni disabili nelle scuole di ogni ordine e grado, in particolare mediante l’assegnazione di apposito personale quando sia necessaria l’assistenza ad personam. La Legge104/92 fa riferimento alla necessità di fornire l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità. È dovuta anche la fornitura di “dotazioni didattiche e tecniche e di personale adeguatamente qualificato, docente e non docente”.
      L’Amministrazione Comunale assicura agli aventi diritto un servizio qualificato di assistenza ad personam, con il preciso obiettivo di facilitare l’inserimento e l’integrazione sociale degli alunni disabili, rimanendo nell’ambito del progetto educativo individualizzato sottoscritto dalle istituzioni interessate e dalle famiglie.
      Si tratta di un intervento di assoluta priorità ed importanza in quanto diretto non solo ad assicurare reali pari opportunità di formazione a tutti, ma anche a garantire la dignità, l’autonomia e la piena valorizzazione di bambini e ragazzi portatori di minorazioni psichiche, fisiche e sensoriali.
      L’Amministrazione comunale ha operato affinché gli operatori individuati fossero in possesso di titoli ed esperienze professionali adeguati, tali da garantire un ottimale inserimento nel percorso educativo costruito per il minore.
      Nel Capitolato d’appalto la parte contenutistica è stata precisata nella direzione di una maggiore garanzia di qualità e personalizzazione del servizio a favore del soggetto disabile.
      Per lo svolgimento delle attività educative e didattiche a favore degli alunni portatori di handicap si prevedono, su base annua, 10.358 ore, comprensive di 100 ore da impiegare in base alla programmazione delle scuole per attività didattica da condursi in esterno (in particolare visite guidate e d’istruzione).
      L’attività degli assistenti viene programmata e verificata dall’assistente sociale del Comune, in collaborazione con l’équipe socio-psicopedagogica del Distretto sociosanitario dell’Azienda ASL della Provincia di………… con i Dirigenti Scolastici, la Psicopedagogista dell’Istituto Comprensivo e con gli
      insegnanti delle varie scuole.

    4. Buongiorno,
      vorrei aprire una nota provocatoria: ma siamo veramente sicuri che i ragazzi diversamente abili possano imparare qualcosa in una scuola che riesce a malapena a formare i così detti ragazzi ” normali “. Alcuni inseganti di sostegno non fanno altro che fare da badante ai ragazzi con purtroppo problemi e nulla più; l’andare a scuola per la famiglia significa scaricarsi, giustamente, per mezza giornata il problema del figlio. Assolutamente da non ghettizzare ma per i ragazzi diversamente abili servirebbero delle scuole adatte che possano valorizzare le loro qualità e sopperire in maniera precisa alle loro mancanze. Il tipo di insegnamento che viene fatto nelle scuole è assolutamtente inadatto per gli altri ragazzi. Ovviamente un tipo di scuola che prenda in seria considerazione tali problemi ha un costo non indifferente e non viene assolutamente pensata: mi immagino una scuola che utilizza immagini e suoni al posto del mero insegnamento a parole e lavagna, che sviluppi tutti i sensi dei ragazzi, che vi sia una piscina per le attività fisiche, che metta in risalto qualità artistiche e particolari. Voi genitori cosa fareste: li mandereste ad una scuola ” bolgia ” dove non si capisce nulla ed il ragazzo non impara nulla di più o optereste per una scuola dove il ragazzo ne trarebbe beneficio e ne uscirebbe con il sorriso sulla bocca !?! Ripeto non vuole essere una barriera di divisione, ma ritengo che la figura dell’insegnate di sostegno serva solo a creare posti di lavoro ma che non risolva il problema del ragazzo diversamente abile. Era ed è solo una provocazione…

    5. Qualche decennio fa mi sono permesso, insieme ad altri benpensanti, di presentare un progetto di asilo-nido per i ragazzi, anziani, con patologie contrassegnate da possibile convivenza con l’integrazione socio- culturale. La ricerca che avevo fatto prevedeva la creazione di un’area posta all’interno del territorio di Cerignola, più precisamente a cavallo tra i territori che compongono la diocesi. Il tipo di struttura doveva essere compatibile con le esigenze di base necessarie per poter aggregare, senza ghettizzare, due mondi che comunque hanno delle similitudini terapeutiche. Nel suo interno si sarebbero dovute realizzare aree per il giardinaggio, la pittura, piccoli lavori di bricolage e decorazione di oggetti. L’asilo nido avrebbe dovuto comprendere: una sala per le attività didattiche a coloro che erano nel percorso scolastico obbligatorio, una piscina, una sala per gli esercizi terapeutici, un piccolo maneggio per l’ippoterapia,una sala per la somministrazione di medicinali e cure terapeutiche di base, già prescritte. L’asilo nido avrebbe avuto inoltre,una mensa, una sala lettura,una sala tv, un cineforum. Gli orari previsti dalle 08.00 alle 18,00. L’utilizzo di una navetta che prelevasse ed accompagnasse gli ospiti. Il progetto fu presentato a S.E. il Vescovo, alcuni amministratori locali, fu individuata una struttura idonea, a costo irrisorio (ex-Ersap), avuto dalla Curia in comodato d’uso. Nessuna risposta si ottenne allora, la cosa rimase e resta sospesa. Qualcuno ha riferito che se la dottoressa non vede non cede.

    6. è proprio vero tanta gente parla per il sol gusto di dare sfogo alla lingua e non al cervello, mai è stato così attuale il detto “parl cu’ patout e non cu’ sapout”. Lanciare una provacazione è giusto se si conosce il problema e si è riscontrato che la soluzione adottata non ha sortito i risultati sperati, ma per conoscenza diretta, posso certificare che l’assistenza alla comunicazione attuata nelle scuole di Cerignola ha veramente prodotti strabilianti risultati per i bambini con handicaps, pertanto, arte per arte le pecore al lupo.

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