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    Referendum: tra entusiasmi e flop cittadini. Parliamone…

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    Tante le interpretazioni possibili su un esito referendario che, oggi come non mai, assume comunque una rilevanza storica. Partecipazione dal basso, trionfo di popolo, plebiscito anti-berlusconiano, riscoperta del concetto di ‘bene comune’, vittoria del semplice buon senso: queste ed altre le ‘letture’ del voto del 12 e del 13 giugno, con le rivendicazioni ed i distinguo che, all’indomani della consultazione, partiti, movimenti e forze sociali cominciano già ad avanzare. Particolarmente interessante, a questo punto, potrebbe risultare una analisi del voto a livello locale, per cercarne di capire origini ed approdi. Tra le tante letture proposte dalla stampa, ad esempio, forse la più pregnante, è quella che ci propone Geppe Inserra sul Quotidiano di Foggia di stamattina. Completo ed esaustivo, il pezzo parcellizza la Capitanata per ‘decriptare’ i messaggi più autentici che il voto ha potuto trasmettere. Due, intanto, le verità ineluttabili: l’affluenza in Capitanata è stata del 49,28%, sette punti in meno rispetto alla media nazionale. “Cerignola la rossa delude” (come riferisce la Gazzetta del Mezzogiorno) con un misero 44,12%. In tal senso pregevole e ammirevole lo sforzo del ‘Comitato per l’acqua bene comune’ del centro ofantino che, in maniera volontaria e senza ‘cappelli politici’ ha condotto, per primo, una ben riuscita raccolta firme prima, e campagna d’informazione poi. Le triste percentuali raccolte, però, non possono non imporre una riflessione: quella sulla capacità di fare rete del movimento in questione, una connessione sentimentale e materiale con la città intera che oggettivamente è mancata. A differenza di quanto è avvenuto in altre città. E che preoccupa non poco, visto l’imminente vicinanza della manifestazione contro l’inceneritore della Marcegaglia del 18 giugno, legata ai referendum di ieri, perché comunque animata dalla volontà di salvaguardare un altro ‘bene comune’, quello della salute pubblica. Al di la delle singole sigle e delle adesioni interessate, sarà la ‘partecipazione popolare’ a decretare il successo o l’insuccesso dell’iniziativa. Di seguito stralci dell’articolo di cui sopra, nella speranza di animare spunti di riflessione.

    Capitanata in controtendenza. “La Capitanata si colloca in controtendenza rispetto al resto del Paese, nel senso che, se fosse dipeso dagli elettori dauni, i risultati referendari non avrebbero avuto valore, perché il quorum non sarebbe stato raggiunto. L’affluenza alle urne è stata, infatti del 49,28%: poco più di sette punti sotto la media nazionale e tre punti e mezzo sotto quella regionale. La provincia di Foggia è la sola, tra le province pugliesi, a “ciccare” il quorum…Osservando i risultati a livello nazionale, si registrano sorprendenti analogie tra la classifica dell’affluenza elettorale ed altre classifiche che vedono la Capitanata relegata alle posizioni di retroguardia, come quelle relative alla qualità della vita. La provincia di Foggia si colloca al quart’ultimo posto davanti alle province di Trapani, Crotone e Vibo Valentia, e sono più o meno le stesse aree con le quali la Capitanata si contende le ultime posizioni della qualità della vita.

    Piccoli comuni alla riscossa. E’ il comune più piccolo a far registrare la percentuale più alta di votanti: Celle San Vito, con il 64,51%. E sono tutti della stessa area appenninica i comuni che si attestano al di sopra del 60% dei votanti: nell’ordine Motta Montecorvino (62,67%), Orsara di Puglia (62,37%), Troia (61,80 %), e Deliceto (60,12 %)…I Comuni che hanno maggiormente partecipato al voto referendario sono anche quelli dov’è concentrata maggiormente la produzione di energie da fonti rinnovabili.

    Delusione Gargano.…Sintomatico il caso di Peschici che è il comune che ha votato meno, con solo il 23,42%. Affluenza molto bassa anche a Vico Garganico (33,63%) e Carpino (31,91%). Fanno però eccezione, nell’area garganica, centri pesanti come San Marco in Lamis (57,17%), Monte Sant’Angelo (55,38%) e più di tutti San Giovanni Rotondo (59,62%).

    “Pentapoli”. Due delle cinque città della “Pentapoli” superano il 50%, e sono quelle amministrate dal centrosinistra: Manfredonia con il 50,55% e subito a ridosso il capoluogo Foggia con il 50,37%. Gli altri tre centri, governati dal centrodestra, si fermano, invece, al disotto della soglia del quorum. Di poco San Severo e Lucera, rispettivamente con il 49,71% e il 49,31%. Di tanto, invece, Cerignola, che si ferma soltanto al 44,12%, ed è stato, forse, proprio il basso afflusso in quella che era una volta la “roccaforte rossa”, alla fine, a fare la differenza, impedendo alla Capitanata di superare il quorum. (Geppe Inserra, Quotidiano di Foggia 14/6/2011)

    2 COMMENTS

    1. Caro Stefano siamo ai soliti interrogativi che portano,secondo me,alle stesse conclusioni, cioè sino a quando i partiti, ed in particolare i partiti di centrosinistra, non riprenderanno a svolgere il ruolo che è di loro competenza che significa coinvolgimento e partecipazione sempre e comunque su tutte le tematiche che sono di interesse generale, facendoli sentire protagonisti di un progetto credibile, che diventa tale solo quando viene proposto da dirigenti credibili ed affidabili e non come quelli attuali che si sono resi protagonisti di fatto della caduta della giunta Valentino e della successiva vittoria elettorale del centro destra con Giannatempo; se sono queste le specifiche più evidenti non basta certo l’appello del movimento La Cicogna a fare in modo che la cosiddetta ” Cerignola la Rossa ” diventi protagonista, come lo è stata nel recente passato, di grandi slanci civili e sociali ed essere punto di riferimento dell’intera capitanata.

    2. Ancora a parlare di Cerignola rossa…basta!! Non lo è più da almeno 20 anni, colpa dei soliti personaggi che hanno fatto fallire le ideologie e che nonostante aver fallito a livello politico si ripresentano puntualmente. Ve ne dovete andare!!! Bisogna ripartire dal basso e senza promettere e promettere. V n’aveta scèj!

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