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    Trituratore Asia, Giannatempo: “folli le affermazioni di Metta”

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    Il Sindaco replica duramente al consigliere de “La Cicogna”, raccontando come e perché si è arrivati alla cessione del trituratore di pneumatici dell’ex Asia. Il Sindaco, Antonio Giannatempo, rispondendo ad un intervento del consigliere del movimento politico “La Cicogna”, Franco Metta, interviene per chiarire come e perché si è arrivati alla cessione del macchinario di triturazione dei pneumatici dell’ Asia in liquidazione. “L’impianto era collocato presso il capannone di un privato – spiega il primo cittadino – e non era mai entrato in funzione in quanto superava di gran lunga le dimensioni del capannone stesso, all’interno del quale, peraltro, mancavano sia la necessaria area di stoccaggio per il trattamento dei pneumatici fuori uso sia quella, altrettanto imprescindibile, per lo stoccaggio del prodotto ricavato dalla triturazione. All’atto della liquidazione dell’Asia, il bene in questione non era mai stato utilizzato. L’impianto, inoltre, risultava danneggiato sia per i numerosi atti vandalici subiti che per i furti di pezzi, cavidotti e altri elementi essenziali, tanto che un’impresa specializzata comunicava l’antieconomicità della sua eventuale riattivazione e ribadiva che il sito era inadeguato allo scopo prefissato. Nonostante la denuncia ai Carabinieri, i furti e gli atti vandalici erano proseguiti. Il bene in bilancio era quotato 350.000 euro, una stima non aderente alle concrete possibilità di realizzo, viste le numerose trattative avviate ma concluse con un nulla di fatto. Come se non bastasse, la società era gravata da un canone di fitto annuo di circa 90.000 euro, vale a dire 7500 euro al mese. Vani sono stati i tentativi di porre nel nulla il contratto di fitto del capannone, perché il proprietario contestava la mancata liberazione dello stesso. Sono stati dunque naturali gli sforzi della società, visti appunto i pesanti corrispettivi di fitto, di cedere l’ingombrante a prezzo assai ridotto rispetto al suo valore iscritto in bilancio, ma anche questi si sono rivelati infruttuosi. Dulcis in fundo, l’impianto veniva pignorato e sottratto alla disponibilità della società, che perdeva così la possibilità di disfarsene e, conseguentemente, di liberarsi del canone di fitto versato al privato. Ad un certo punto, l’ex presidente di Asia proponeva l’acquisto dell’impianto da parte di un suo cliente, impegnandosi ad estinguere i pignoramenti, garantendo la possibilità di realizzare l’operazione intorno ai 100.000 euro. Fu dunque proposta una manifestazione d’interesse per l’acquisto del cespite, alla quale rispose la società “Gorgom Srl”, con una proposta meno vantaggiosa rispetto a quella dell’ex presidente di Asia. Il creditore precedente, che aveva pignorato il cespite, stranamente non chiedeva nemmeno la fissazione della vendita, determinando così la liberazione del bene pignorato. Qui sorge il dubbio: di cosa si preoccupa Metta? Chi vuole difendere? La domanda nasce spontanea, visto che la Gorgom ha estinto i pignoramenti per oltre 40.000 euro, ha pagato l’intera Iva sulla fattura di 12.400 euro e ha versato un saldo di circa 42.000 euro, il tutto subordinato all’estinzione delle procedure ed al deposito di una perizia giurata di stima che accertasse la congruità della proposta economica. Lo stesso ex presidente di Asia e l’ex proprietario del capannone – stranamente anche lui interessato all’acquisto del trituratore – quando è stato chiesto loro se fossero interessati ad acquisirlo alle stesse condizioni della Gorgom, non hanno risposto positivamente. E’ appena il caso di precisare che, per superare le resistenze del proprietario del capannone, creditore di 150.000 euro per fitti pregressi, interessi moratori e spese legali, è stato perfezionato un accordo, con gran vantaggio dell’ Asia in liquidazione, mediante la cessione di parte del credito della Gorgom – parliamo di 25.000 euro – a saldo e stralcio di ogni suo credito e diritto. Questi sono i fatti, questi sono gli atti. E dunque di cosa parla Metta? A chi Metta voleva regalare il trituratore, danneggiando così l’Asia in liquidazione, che al contrario si è liberata di un debito, di due pignoramenti, ha pagato l’Iva, incassando anche il saldo e, probabilmente, così facendo, ha difeso il bene, rispettando il suo valore in bilancio? Come possono essere considerate le affermazioni di Metta, se non folli?“.

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