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    Agricoltura: la riforma dei “voucher” che ammazza un territorio

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    Agricoltura sotto attacco. Di nuovo. Ad attaccare i lavoratori è la Fornero. Di nuovo. Continua a creare scontento il governo Monti ed in particolare la sua riforma del lavoro. L’introduzione del voucher (“buono lavoro”) ed i suoi disastrosi effetti sul comparto agricolo sono stati al centro del dibattito voluto dall’Uila e dal Pd provinciale ed al quale hanno partecipato il segretario provinciale UILA, Antonio Castriotta; Damiano Paparella, componente della segreteria provinciale UILA; la senatrice PD Colomba Mongiello; il consigliere provinciale PD Rino Pezzano; il consigliere comunale PD Leonardo Paparella.

    Un settore in ginocchio Il meccanismo è semplice quanto catastrofico negli effetti «perchè scambia il lavoro stagionale per quello occasionale», come spiega Castriotta. Il “buono lavoro” fu introdotto pensando sopratutto a pensionati e studenti, come integrazione delle loro rendite: il lavoratore a fine giornata riceveva il “buono”, lo cambiava alla Posta, ricevendo 7,50 euro su una media di 10 euro (i restanti 2,50 andavano all’Inail). E fu pensato sopratutto per i lavoratori, loro sì occasionali, del Nord Italia e non certo per territori come quello della Capitanata dove si vive d’agricoltura e, quindi, d’indennità di disoccupazione. «Oggi l’estensione voluta dal governo dei “buoni lavoro” a tutti i lavoratori agricoli sotto i 5.000 euro (e quindi sotto le 100 giornate) – continua Castriotta -rappresenterà un’autentica macelleria sociale: questi lavoratori non avranno più indennità di disoccupazione, prestazioni previdenziali e tutta una serie di tutele connesse. Questo vuole la Fornero? E perchè riserva questo trattamento soltanto ai lavoratori agricoli?».

    Numeri senza scampo La Capitanata vive grazie al comparto agricolo. Ripeterlo può risultare pleonastico, ma l’impietosità dei numeri rivela una verità oggettiva. Il 7% della produzione di vino nazionale avviene nelle nostre campagne, così come l’80% dei pomodori ed il 20% dei carciofi. I braccianti nella provincia di Foggia sono circa 45.000, ma di questi solo 25.000 fanno domanda per l’indennità di disoccupazione. Gli altri 20.000 sono “figli di nessuno”. E sulla piaga del fenomeno dei falsi braccianti il segratario provinciale della Uila è categorico: «Oggi il fenomeno è stato debellato: dalle 96 giornate pro capite del 1995, siamo passati alle 68 del 2001. Anzi, oggi, forse il problema è il contrario e cioè che sono i datori di lavoro a mettere meno giornate, dal momento che, ad esempio, in provincia di Foggia, l’80% dei lavoratori non raggiunge le 30 giornate».

    La battaglia politica «Siamo difronte ad una legge e non ad un decreto: la possibilità di modificarla ci sono». Comincia con una nota di speranza la relazione della senatrice PD Colomba Mongiello, promotrice nella sua Commissione di una serie di emendamenti atti a “neutralizzare” la negatività della riforma. «Non è certo riducendo garanzie e tutele che si combatte il lavoro nero – continua la Mongiello -, basti pensare che sul buono non è mica segnato l’orario di lavoro. A tutto ciò si aggiunga la decurtazione del 30% dell’indennità di disoccupazione che questa riforma già prevede». Mercoledì 9 maggio, intanto, le associazioni di categoria scendono in piazza a Roma. “Piazza” e “sponde politiche” per cercare di scongiurare quella che si annuncia come una mannaia sociale per il nostro territorio.

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