Tra pochi giorni è settembre, il mese dell’uva, momento in cui diverse persone, riescono a lavorare con la raccolta del frutto da vino. Quest’anno la stagione depone male anche per questo comparto, che nel tempo è stato l’ancora di salvezza per molti braccianti cerignolani. La stagione fino a tre mesi fa si presentava rosea. I prezzi sembravano finalmente sulla strada giusta così come la richiesta. Dopo la siccità e i bacini prosciugati è cambiato tutto. La parola emergenza non scandalizza e gli agricoltori sono pronti a impugnare le falci in segno di protesta.
Nel momento di crisi totale di ogni comparto anche l’agricoltura accuserà il colpo e diversi resteranno a casa, senza lavoro. Dove si nasconde allora la ‘possibilità’, per chi intende vivere onestamente, di lavorare? Il mercato del lavoro nero ancora una volta avrà vita facile e qualche accorto speculatore potrà far leva su un momento storico non felice per trarne profitto. Se è vero che l’Italia si prepara a ‘crescere’ (come annuncia Monti), noi non siamo Italia.