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    Emiliano, le spigole e Di Vittorio

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    Sta navigando in cattive acque Michele Emiliano, acque piene di…spigole. Il sindaco di Bari non è indagato ma, nella recente inchiesta che ha messo sotto la lente d’ingrandimento alcuni grossi appalti realizzati a Bari negli ultimi anni, il suo nome esce fuori. Spesso accostato a quello dei fratelli imprenditori Daniele e Gerardo De Gennaro (quest’ultimo consigliere regionale del Pd), che dallo scorso 13 marzo sono agli arresti domiciliari. Nella nebulosa che ancora stenta a dipanarsi sembrerebbe emergere una notevole capacità di condizionamento della famiglia di imprenditori sull’amministrazione. Ma, se su questo saranno le indagini ed un eventuale processo a scrivere una parola definitiva, sul versante politico il terremoto è già in atto. Sospeso, se non del tutto sotterrato, il progetto della lista civica regionale con il suo nome che lo avrebbe lanciato alle prossime elezioni regionali, con Bersani e Vendola che hanno colto la palla al balzo per mettere da parte lo scomodo Michele. «Se qualcuno pensa di potermi mandare a casa solo per qualche chilo di pesce e cozze pelose si sbaglia» – ha dichiarato Emiliano, facendo riferimento ai regali ricevuti in occasione del Natale dal duo di imprenditori. Nello specifico si tratterebbe di “champagne, vino e formaggi, quattro spigoloni, venti scampi, ostriche imperiali, cinquanta noci bianche, cinquanta cozze pelose, due chili di allievi locali di Molfetta e otto astici”. A caldo Emiliano ha commentato: «Ho sbagliato ad accettare quella valanga di pesce». E pensare che, durante la sua venuta a Cerignola lo scorso 7 marzo, ospite de La Cicogna, l’ex magistrato aveva avuto modo di dichiarare: «Sono molto legato a Cerignola ed alla sua storia. Qui c’è una sinistra che ha conosciuto Di Vittorio e le lotte bracciantili. Diverso a Bari, dove mi sono dovuto scontrare con una sinistra fatta di professori, intellettuali e giornalisti». A proposito dei regali e dell’etica pubblica ecco cosa scriveva il 24 dicembre 1920 (anche in quell’occasione era un Natale) Giuseppe Di Vittorio in una missiva indirizzata a Giuseppe Pavoncelli:

    Egregio Sig. Preziuso.

    In mia assenza, la mia signora ha ricevuto quel po’ di ben di Dio che mi ha mandato. Io apprezzo al sommo grado la gentilezza del pensiero del suo Principale ed il nobile sentimento di disinteressata e superiore cortesia cui si è certamente ispirato. Ma io sono un uomo politico attivo, un militante. E si sa che la politica ha delle esigenze crudeli, talvolta brutali anche perchè – in gran parte – è fatta di esagerazioni e di insinuazioni, specialmente in un ambiente – come il nostro – ghiotto di pettegolezzi più o meno piccanti. Io, Lei ed il Principale, siamo convinti della nostra personale onestà ma per la mia situazione politica non basta l’intima coscienza della propria onestà. E’ necessaria – e Lei lo intende – anche l’onestà esteriore. Se sul nulla si sono ricamati pettegolezzi repugnanti ad ogni coscienza di galantuomo, su d’una cortesia – sia pure nobilissima come quella in parola – si ricamerebbe chi sa che cosa. Si che, io, a preventiva tutela della mia dignità politica e del buon nome di Giuseppe Pavoncelli, che stimo moltissimo come galantuomo, come studioso e come laborioso, sono costretto a non accettare il regalo, il cui solo pensiero mi è di pieno gradimento. Vorrei spiegarmi più lungamente per dimostrarle e convincerla che la mia non è, non vuol essere superbia, ma credo di essere stato già chiaro. Il resto s’intuisce. Perciò La prego di mandare qualcuno, possibilmente la stessa persona, a ritirare gli oggetti portati. Ringrazio di cuore Lei ed il Principale e distintamente per gli auguri alla mia Signora.

    Una lezione di stile che diventa lezione di vita. L’ennesima da parte del fondatore del sindacato. Altri uomini. Altri tempi. Quando le spigole potevano aspettare.

    12 COMMENTS

    1. Questa lettera bisogna incorniciarla ,e metterla affianco a quella del presidente della repubblica in tutti gli uffici pubblici palazzi di città di regione e di provincia ,scuole questure e caserme.Questa lettera nella sua semplicità racchiude valori fondamentali non solo per la vita politica ma quella di tutti i giorni,inoltre forma una educazione nei confronti dei nostri figli.Brava redazione un documento del genere va spiegato alleprossime generazioni future.Grazie di averlo pubblicato e reso noto a tutti i lettorii. Fatela recapitare ad Emiliano.

    2. CONCORDO con ROBERTO.= inCORNICIata in TUTTI gli Uffici PUBBLICI ed…ATTUATA.!! (MOLTO DIFFICILmente).
      BUONA SALUTE

    3. Che grandezza, che statura politica! Bravi i giornalisti a “ricordare” tali parole!

    4. Giuseppe Di Vittorio era di un’altro pianeta…un grande uomo…conosciuto personalmente da mio nonno Andrea…che parlava di lui come di un “Messia”…pensate che aveva un quadro gigantesco nella sua piccola casa di soli 30 metri…mio nonno un vero comunista…

    5. La stessa lettera è stata letta in consiglio comunale a bari da ninni cea…anche se emiliano non è pavoncelli.

    6. Complimenti alla redazione e a Stefano Campese per la pubblicazione di questo prezioso documento.

    7. Non posso far altro che complimentarmi con chi ha ritenuto di pubblicare questa lettera ( grazie Stefano ) che rimane una pietra miliare di tutto il panorama politico-sindacale.Colgo l’occassione per ringraziare pubblicamente il nipote dell’On.le Pavoncelli per aver fatto omaggio nel 2008 all’allora amministrazione Valentino ed al responsabile del progetto ” CASA DI VITTORIO ” Gianni Rinaldi di questa lettera dandoci così la possibilità di godere del suo alto contenuto etico e morale e di scoprire ancora di più la grandezza del nostro caro e tanto rimpianto Peppino.

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