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    Giovanni Impastato passa da Cerignola, Peppino ci resta

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    Giovanni Impastato passa da Cerignola, Peppino ci resta. Dopo che il fratello del militante di Democrazia Proletaria ammazzato dalla mafia il 9 maggio 1978 conclude la sua giornata di sabato al Mercadante, sui terreni di contrada Scarafone si celebra un battesimo laico, quello che da un nuovo nome ai terreni confiscati alla criminalità organizzata. “Terra Aut” è la scritta che campeggia sulla targa posta all’entrata di quegli 8 ettari di campagna, sullo sfondo il volto stilizzato di Peppino. A scoprirla è lo stesso fratello, Giovanni, visibilmente emozionato. La stessa emozione che traspare dalle parole di Dora Giannatempo e Vincenzo Pugliese, due dei soci fondatori di AlterEco, la cooperativa assegnataria del bene: «La voglia di mettersi in gioco e di rimboccarsi le maniche – esordisce Dora – hanno rappresentato i nostri punti di forza. Oggi quel lavoro comincia a dare i suoi frutti, proprio come la terra su cui stiamo lavorando. E’ dalla terra che comincia la storia di questa comunità, è alla terra che questa comunità deve tornare a guardare, riscoprendo sé stessa e la sua vocazione migliore».

    Docenti e studenti assieme a Giovanni Impastato (il primo da sinistra)

    Un Paese democratico non può subire le leggi E’ forse il momento più forte e più coinvolgente del suo intervento. Davanti a centinaia di studenti accorsi al Mercadante per l’iniziativa “Cerignola per la legalità” realizzata nell’ambito del PON C-3 FSE-2010, Giovanni decide di alzarsi in piedi, il tono della voce pronto a soverchiare il brusio tipico di una platea giovane, vivace, comunque attenta: «Fate attenzione ragazzi, cerchiamo di chiarirci sul concetto di legalità. Per me e per mio fratello Peppino significava e continua a significare rispetto della dignità dell’uomo. Oggi il faro delle nostre azioni è rappresentato dalla Costituzione fondata sull’antifascismo. E’ da quella carta che bisogna partire per capire che in un paese democratico il popolo non può subire le leggi». Il riferimento, non esplicito ma altrettanto chiaro, è alle dichiarazioni del militante No Tav Marco Bruno protagonista dell’aggressione verbale ad un carabiniere durante uno dei blocchi in Val di Susa: «Il mio punto di riferimento è Peppino Impastato» – aveva dichiarato alla trasmissione Servizio Pubblico. Nell’immediatezza del fatto lo stesso Giovanni ebbe modo di precisare: «Peppino ha avuto scontri molto duri con Polizia e Carabinieri, ma non è mai andato a provocare direttamente un agente». Un rifiuto della violenza come pratica di lotta che Giovanni rimarca quando esprime la sua solidarietà al sindaco Giannatempo per l’aggressione subita lo scorso 17 febbraio: «Apprendo in questo momento quanto successo al sindaco di Cerignola. Pur non conoscendo i fatti nel dettaglio esprimo la mia incondizionata solidarietà per un fatto che ha visto vittima una istituzione e che, a quanto mi sembra di capire, è stato connotato da un clima di omertà».

    Un momento dell’incontro con Impastato al Teatro Mercadante

    Michele Cianci…20 anni d’oblio “Ne vale la pena” è il nome del cortometraggio realizzato dall’Itis Righi. E’ il preludio migliore per introdurre Angela Cianci, sorella di Michele, il commerciante brutalmente ammazzato il 2 dicembre del 1991 perché aveva sventato nella mattinata, davanti al suo negozio, lo scippo di una anziana signora. Introdotta da Don Pasquale Cotugno, Angela sale sul palco visibilmente emozionata. La gente si alza in piedi, scrosciano gli applausi. Quelli veri, però, che cominciano incerti, cadenzati dagli sguardi di chi si guarda attorno per capire se è opportuno fare rumore o scegliere il silenzio…ma che poi, quando rimbombano nel teatro, allontanano il frastuono della retorica e conoscono il caldo fragore della discrezione e della partecipazione: «Aveva ancora tanto da dare Michele, alla sua comunità e prima ancora ai suoi affetti – dichiara Angela -. Ha conosciuto 20 anni di oblio mio fratello, anche per la discrezione con cui la nostra famiglia ha deciso di trattare la sua storia. L’incontro con questi ragazzi, la loro voglia di capire e di farsi delle domande assieme al valore di questa iniziativa e delle persone che l’hanno organizzata mi hanno convinto a prendere finalmente la parola». Ci voleva Giovanni. Ci voleva quel nome…Impastato. Giovanni riparte per incontrare nuove facce e nuove esperienza di lotta sul fronte dell’antimafia sociale. Peppino invece resta. Lo fa da quel 9 maggio 1978. Resta li dove c’è chi ha voglia di farlo continuare a vivere. Come ha fatto Angela con le sue parole, come da oggi faranno i ragazzi che lavoreranno a TerraAut.

    4 COMMENTS

    1. Ti assicuro che puoi fare a meno di vederli … qualità scarsa sia nei testi che nella tecnica di registrazione e produzione … Giudizio : Scadente

    2. caro robespierre avrai anche ragione…ma non è quello il punto di vista dell’evento e dei lavori,forse dovresti guardare i contenuti.
      se per favore metti nome e cognome anche per rispetto alla tua intelligenza.grazie

    Comments are closed.

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