«Abito a pochi metri dal posto in cui è esplosa l’auto. Ho una figlia di 23 anni che, nel fine settimana, la sera fa tardi. E se venerdì fosse tornata all’1.45 cosa le sarebbe successo? Ci penso ogni minuto». Queste le parole significative di Maria Antonietta, intervistata la mattina seguente da lanotiziaweb.it. Queste frasi dicono molto più di quanto potrebbe fare qualsiasi penna raffinata. L’urlo subliminale, che condividiamo in toto, è: «ridateci una Cerignola sicura!».
Si sa tutto è parte di un sistema. Anche il rapporto tra delinquenza e forze dell’ordine. In una dialettica che non travalichi certi limiti. La bomba intimidatoria per il carabiniere è un’intimidazione per la città. Una Cerignola all’opposto di come la vorremmo, preda passiva, sempre meno sicura e troppo pericolosa. La politica si indigna. La città si indigna. Ma di chi è la colpa? Di tutti; di chi amministra (distrattamente) la cosa pubblica; di chi si indigna e non si impegna; di chi si gira dall’altra parte; di chi vede e tace.
Lo sanno in tutta Italia quanto questa città sia pericolosa. A volte si esagera, ma hanno ragione. C’è una frase di Daniele Silvestri che sembra scritta per descrivere Cerignola (dall’autostrada): «la gente che passa ci guarda e prosegue veloce, ci osserva e prosegue veloce, magari sorride, ma sempre prosegue veloce». Veloce per non rischiare nulla. Veloce perché prima abbandoni Cerignola e meglio è. Veloce perché se no ti innamori e, nonostante tutto, ci resti per sempre.