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    Decreto Carrozza, Università del Sud penalizzate

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    Si è tenuta ieri 18 novembre nell’aula “Aldo Moro” di Giurisprudenza, l’assemblea interateneo volta a discutere quanto e come il decreto legge penalizza le Università del Mezzogiorno e quelle del Sud; un’assemblea che ha visto uniti Ateneo di Bari, Politecnico di Bari e altre facoltà del resto della Puglia, della Campania e del Molise. Rettori, docenti, ricercatori, studenti sono uniti in questa battaglia di salvaguardia del livello d’istruzione delle nostre scuole e Università, ma non sono soli perché a partecipare attivamente a questa iniziativa ci sono anche diversi parlamentari pugliesi di tutti gli schieramenti politici: Antonio Decaro e Franco Cassano per il Pd, il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri per il Pdl, Pino Pisicchio per il Centro Democratico, Gaetano Piepoli per Scelta Civica e infine anche Giuseppe Brescia per il M5S. In sede è stato discusso anche un nuovo piano di intervento, forse più equo secondo i rettori, da presentare al ministro Carrozza durante l’incontro previsto il 28 novembre all’Università Federico II di Napoli.

    Il decreto legge in questione, approvato con 150 si, 15 no (Lega) e 61 astenuti (M5S e Sel), aumenta la disparità tra gli atenei del Nord e quelli del Sud poiché le risorse umane da destinare alle varie Università, non vengono più calcolate ateneo per ateneo, ma vengono sommate in un’unica banca dati da cui si estraggono i Punti Organico che determinano le nuove assunzioni. I Punti Organico vengono calcolati in base all’ISEF (Indicatore di Sostenibilità Economico Finanziaria) basato sul rapporto tra entrate (tasse studentesche e fondi ministeriali) ed uscite (spese per il personale e debiti vari). La possibilità di assumere personale che possa sostituire quello andato in pensione o che possa presenziare nuove cattedre dipende da un fattore puramente economico: gli atenei con ISEF positivo potranno assumere sempre più personale e di conseguenza migliorare la didattica, mentre quelli con ISEF negativo saranno costretti ad assumere sempre meno docenti per sostituire quelli andati in pensione. In questo modo si potrebbe incorrere nella chiusura degli stessi atenei che, per avere una rivalutazione del loro dato ISEF, sono costretti ad aumentare le tasse causando, in un periodo di crisi economica, una diminuzione delle immatricolazioni.

    Dalla distribuzione dei punti organico risultano fortemente penalizzate quasi la totalità delle Università del sud Italia, in particolare Foggia, Bari, Lecce, Napoli. Basti pensare che la Puglia ha ricevuto «11.28 punti organico così ripartiti: Università di Bari 5.67, Politecnico di Bari 1.6, Università di Foggia 0.92, Università di Lecce 3.09»; ciò vuol dire che a dispetto di 82 pensionamenti solo in 5 potranno essere assunti. Invece «le Università di Milano, Bologna e Padova, i Politecnici di Milano e di Torino insieme, potranno usufruire più del 30% dei punti organico del totale nazionale», queste sono le parole dei due rettori dell’Ateneo e Politecnico di Bari Antonio Uricchio e Eugenio Di Sciascio. Ad esempio, alcuni avranno un turn-over del 7% che stabilisce un’assunzione ogni 14 pensionamenti, altri del 200% cioè 2 assunzioni per ogni insegnante andato in pensione. Secondo alcune voci, la sola Università di Pisa (Sant’Anna), nella quale il ministro Carrozza ha svolto il ruolo di rettore negli anni scorsi, abbia un turn-over pari al 234%. L’obiettivo principale è quello di «ripristinare il criterio dell’equità nella ripartizione delle risorse umane tra le Università italiane, senza più adottare parametri che, inevitabilmente, penalizzano quelle del Sud dove vi sono condizioni socio-economiche svantaggiate», questo è quanto chiedono i due rettori. La posizione del presidente della Puglia Nichi Vendola risulta chiara: «L’obiettivo è demolire le università meridionali, a cominciare dalla riduzione dei fondi. Ci opporremo a questo tentativo di cancellare la cultura nel mezzogiorno».

    La protesta poi è stata portata oltre le quattro mura di un’aula, infatti la facoltà di Ingegneria è stata occupata da una ventina di studenti che in un primo momento hanno vietato completamente l’ingresso alla struttura e ai relativi servizi, in seguito hanno permesso l’ingresso a coloro che volevano usufruire delle aule e della biblioteca. Nel pomeriggio, inoltre, ricercatori, dottorandi e studenti si sono uniti in un abbraccio simbolico circondando l’Ateneo; alle finestre sono stati appesi drappi neri per evidenziare «lo stato di lutto in cui l’intera Università giace a causa delle politiche ormai decennali che puntano alla distruzione dell’indipendenza e del valore del sistema formativo italiano», così recita una nota scritta dal Collettivo di Lettere e Filosofia.

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