Giovani, parola complessa, abusata, usata, riutilizzata. Ma anche necessaria e volutamente posta al centro dell’attenzione. Nella campagna elettorale di qualche settimana fa tutti, da destra a sinistra, hanno puntato sul ruolo dei giovani. E dall’etere, vien fuori una domenica mattina in cui i giovani sono al centro. Con il Partito Democratico due giovani. Per Ricambio Generazionale tre giovani. A seguire, con “il Democratico”, quattro ragazzi. Un crescendo che produce idee contrastanti e (per fortuna) un necessario vigore politico.
«Ci sono giovani che fanno politica in maniera più sporca di tanti vecchi della politica», è il pensiero di Vincenzo Colucci (condiviso anche dal copartecipe Daniele Dalessandro). I «tanti giovani del Pd», come affermano i due, vogliono «cambiare qui ed ora, lo stato delle cose. Bisogna lavorare sulle persone e non sugli strumenti». Questo, in sintesi, il pensiero dei Giovani Turchi. C’è anche il giovane Carlo Dercole, già referente e responsabile del movimento giovanile di Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, che protende ora verso il “Ricambio generazionale”, un «movimento giovanile, politico ma lontano dai partiti». Durante la critica agli ultimi 15 anni di governo della città, i tre affermano: «siamo liberi da ogni ideologia e vogliamo operare nell’interesse della città».
A concludere la domenica giovanile “il Democratico” con un momento ‘leggero’ guidato da Pierluigi Lapollo, per parlare con due giovani laureati protagonisti e partecipi del successo della Polisportiva Udas. «Non mi riconosco in un Movimento – il 5 stelle – che non ha mai accettato il confronto» afferma Marinella Lavacca. «E’ facile fare oggi il populista», commenta Savino Bonito. «Grillo gioca molto, anche, sull’ignoranza politica», conclude Matteo Russo. Tante ‘giovani’ forze provano a parlare alla città. E la domanda spontanea è: «oltre la sterile idea della rottamazione, si aprirà da domani un percorso di ‘collaborazione’ tra le giovani generazioni e i protagonisti attuali della politica, per poter rinnovare e innovare nel rispetto della tradizione e delle storie? Si procederà con un serio confronto, non strumentale, tra l’attuale classe dirigente e quella futura?». Se queste domande dovessero trovare risposta affermativa, certo, la città non potrà che trarne giovamento.