Alcuni leggevano già tanto prima di finire dietro le sbarre, altri hanno cominciato a coltivare questa passione una volta dentro, un modo per sfuggire ai cattivi pensieri che si rincorrono quando il tempo non passa mai e dimenticare, se è possibile, per qualche ora dove si è finiti. Per tutti adesso i libri sono più accessibili grazie al lavoro di catalogazione e digitalizzazione nella biblioteca penitenziaria del carcere di Madonna del Freddo. Il progetto è frutto di un protocollo di intesa tra casa circondariale e biblioteca comunale di Ortona, che ha messo a disposizione le proprie professionalità per guidare quattro detenuti alla biblioteconomia di base. Ieri la consegna degli attestati nell’aula magna dell’istituto di pena davanti al sindaco di Ortona Vincenzo d’Ottavio, al direttore della Biblioteca di Ortona, Tito Vezio Viola, e alla direttrice della casa circondariale, Giuseppina Ruggero.
“Si tratta di un’iniziativa innovativa nella nostra regione- ha spiegato l’educatrice Stefania Basilisco – che si colloca tra le varie esperienze nazionali già attive all’interno di alcuni istituti penitenziari in collaborazione con le biblioteche pubbliche, e che propone la fruizione culturale come terreno privilegiato dei fattori preventivi e educativi dei detenuto”. Un modo per progettare da subito diversi servizi, come l’avvio del prestito interbibliotecario per quei testi ‘deboli’, creare momenti culturali specifici e definire quali sono i ‘bisogni’ di lettura dei detenuti. Tra gli autori più ‘gettonati’ troviamo Ammaniti, Benni e Baricco, graditi anche i gialli e i libri di economia, mentre c’è stata una grande richiesta di testi in lingua straniera, specie in romeno, dal momento che per molti detenuti è la lingua madre. Questa apertura ai libri e alla cultura si inserisce nel percorso rieducativo e di formazione che l’istituto di pena teatino porta avanti: molti in carcere hanno conseguito un titolo di studio, frequentano corsi di grafica e computer.
C’è chi, come Vito, 28 anni di San Salvo, continua a leggere e a studiare, Scienze della Comunicazione per la precisione, nella speranza di diventare un giornalista. Ci descrive così il suo amore per la lettura, cresciuto a dismisura in cella: “Mettere un libro in mano a un detenuto gli permette di chiudere gli occhi e sognare, evadere con la mente da questo posto e trovare sollievo per qualche tempo non pensando a quello che si è fatto fuori di qui”. Tommaso, 35 anni di Cerignola, in cinque anni non immaginava di riuscire a prendere la licenza media, imparare l’inglese e l’utilizzo dei programmi di grafica al computer. Adesso legge tanto anche lui. La sua pena nella peggiore delle ipotesi finisce nel 2017, stavolta non ha dubbi: “La mia vita fuori sarà migliore di quella che avevo prima di finire qui”. (tratto da chietitoday.it)