Il politico ‘vero’ non ha velleità di merito, bisogno di protagonismo e necessità di apparire a tutti i costi. Partecipare attivamente, provare a risolvere i problemi degli altri, anche aiutandoli, sono pratiche che vanno oltre la volontà di prendersi i meriti. La politica locale (e non solo), in questa stagione, sembra stia lavorando ‘solo’ per costruirsi il curriculum e poi dire: “questa cosa è merito di…”/”tutto ciò per merito di…”. Con la speranza di recuperare qualche consenso. E il senso vero di quell’agire intersoggettivo, a lunga progettualità, per il bene della comunità tutta, si perde. Resta la vetrina, tra qualche anno vuota. Perché la gente non ci crede più (che qualcuno lavori per il bene di tutti e non per se stesso), non crede più alle promesse (perché in molti casi alle promesse non seguono i fatti), non crede più a chi per anni ha disatteso le aspettative (e continua a disattenderle). Neanche la ‘verginità’ di Grillo e dei civisti tutti riescono a sfondare (basti vedere il risultato del M5s in queste ore, ndr). C’è un nuovo schieramento infatti, sempre più seguito: il partito dell’astensione. Il partito dei meriti allora dovrà vedersela seriamente con questo nuovo ‘pericoloso’ soggetto politico. Quest’ultimo, non a torto, sembra il vero vincitore (e gli iscritti aumentano sempre di più ad ogni tornata elettorale, ndr). E chissà per quanto lo sarà ancora.