Cinquanta immigrati sono sbarcati sulle coste salentine durante la notte del 2 novembre. Gli immigrati sono tutti uomini di nazionalità pakistana, tra i quali ritroviamo anche quattro minorenni. A fermare il gommone oceanico dotato di tre potenti motori, è stata la Guardia di Finanza di Gallipoli che, per salvaguardare l’incolumità dei migranti, non è stato immediatamente fermato, ma la GdF ha atteso che tutti i migranti fossero scesi sulla terraferma e di conseguenza al sicuro da qualsiasi reazione. Il gommone si dirigeva verso la costa salentina a forte velocità e con le luci spente e i due scafisti, un volta accortisi della presenza navale delle fiamme gialle, hanno cercato di allontanarsi e riprendere il largo attuando manovre che possono essere considerate pericolose pur di sfuggire alla imminente cattura.
Dopo un breve inseguimento, i due scafisti di 41 e 37 anni entrambi di Valona, una città dell’Albania avente il porto principale del Paese, sono stati fermati verso le tre di notte (precisamente le ore 3.20) a un miglio da Marina di Novaglie a pochi chilometri da Santa Maria di Leuca, in provincia di Lecce. Nel frattempo, sulle coste leccesi, gli altri militari della Guardia di Finanza, hanno individuato bloccandoli i 37 migranti appena salpati. I restanti 13 sono stati successivamente fermati dai militari dell’Arma dei Carabinieri. Il problema dell’immigrazione rimane ancora nell’occhio del ciclone. A un mese esatto della tragedia di Lampedusa, avvenuta il 3 ottobre scorso e che ha visto morire 366 persone, continuano a rimanere irrisolte diverse problematiche nonostante l’abolizione della legge Bossi-Fini fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle. Il sottosegretario alla giustizia, Cosimo Maria Ferri, sull’argomento aveva in precedenza affermato che «lo Stato deve regolare i flussi migratori in modo compatibile con le concrete possibilità di accogliere i migranti e questo non solo per ragioni di ordine pubblico ma anche per motivi umanitari. A persone che cercano di sfuggire da situazioni di estrema indigenza e spesso disumane, dobbiamo garantire un’ospitalità dignitosa. Occorre invece continuare a punire con severità chi sfrutta e favorisce questi fenomeni migratori incontrollati che possono causare tragedie come quella di Lampedusa». Intanto 366 piantine verranno messe a dimora nella Riserva naturale dell’isola dei Conigli gestita da Legambiente dando vita a “Il Giardino della Memoria”. «Prima saranno messe 50 piantine e nei giorni successivi proseguiremo con la piantumazione delle altre 316», queste le parole di Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente.
ma ha noi ke minkia cn fott !!!!!!!!
dovono aiutare prima noi ITALIANI poi come si dice se avanza tempo anke per lorooooo
in altre parti d’europa li prendono a calci inculo , QUI SI ASPETTANO ancora la terra promessa !!!!!!!!!!!!!!!
Vengono accolti e poi buttati nei capannoni, mi dite a che serve?
Tanto i politici sono tutti tutelati con guardie del corpo che noi paghiamo e blindati nelle loro ville lussuose sempre con i nostri soldi.
Altro che vecchio fascismo, questa è pura dittatura.
Politica maledetta.