Dicono di non chiamarla “Terra dei fuochi”, ma, intanto, le ruspe, in tutta la Puglia, da Nord a Sud, continuano a portare a galla i veleni della camorra. Scavano a Conversano, a Leuca, ad Alessano, Tricase, Tiggiano, Mola di Bari. Ovunque si addentella terra mista a monnezza. Non sono state risparmiate viti e ulivi, hanno seppellito sotto la costa e nel pieno del Sub Appennino dauno. Dopo l’operazione “Black Land” dello scorso 11 aprile e la scoperta dell’enorme discarica abusiva nell’ex cava di Ordona, altri rifiuti emergono dal sottosuolo salentino. Sono quelli portati alla luce, il 22 aprile scorso, a Scorrano, in contrada Orie, dove i carabinieri del Noe hanno scoperto residui della lavorazione dei calzaturifici della zona, ma anche materiale inerte proveniente dai cantieri edili. Lastre sbriciolate di eternit, conci di tufo, pilastri e blocchi in cemento armato, sanitari, guaine bituminose, tapparelle, tubi per irrigazione, imballaggi, pneumatici, resti di lavorazione stradale e batterie per autovetture. Questi e molti altri i rifiuti speciali, pericolosi e non, che le pale meccaniche, ad una profondità di sei-otto metri, hanno riportato in superficie. L’interramento illecito di quei rifiuti risalirebbe ad almeno vent’anni fa. La procura di Lecce, intanto, ha convalidato il sequestro di un’area di circa diecimila metri quadrati, acquistata dagli attuali proprietari, ignari di tutto, appena cinque anni fa. Oggi sono sei i fascicoli aperti dal sostituto procuratore Elsa Mignone del pool contro i reati ambientali della procura leccese.
Intanto, dalle nostre parti, si continua a scavare. Sono iniziati il 23 aprile i carotaggi nella ex cava di Ordona, gestita dalla Edil C. Ad ogni scavo la pala meccanica porta in superficie terra di vario colore, dal nero al giallo, e ad ogni scavo dalla fossa esce un tanfo indescrivibile. Si tratta di un’area che supera i sei ettari, pari a cinque campi di calcio, dove clan camorristici e aziende locali hanno tombato 500 mila tonnellate di rifiuti di varia provenienza: solidi urbani, ospedalieri e industriali. Un orrore perpetrato in una zona di interesse archeologico, non lontano da terreni colti e il torrente Carapelle, scoperto dal Noe e dalla Dda di Bari, con l’inchiesta denominata Black Land. L’operazione, che ha portato all’arresto di tredici persone con l’accusa di traffico nazionale di rifiuti, ha sgominato un’organizzazione criminale che prendeva i rifiuti di numerose zone della Campania e li sversava illecitamente nella provincia di Foggia, nella Bat ma anche nei territori di Benevento e Potenza. Il giro d’affari stimato è vicino ai 10 milioni all’anno. «Il 2 maggio si terrà un tavolo tecnico per realizzare un cronoprogramma e uno studio preliminare. In base a questo saranno stanziate le risorse per le attività di caratterizzazione e per valutare ipotesi di contaminazione dei suoli e della falda». Così ha spiegato l’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, durante il vertice organizzato, nella sede dell’Assessorato. «Se davvero i quantitativi dei rifiuti dovessero essere quelli di cui si parla- ha aggiunto Nicastro- la Regione si avvarrà della possibilità, prevista dal ddl 152, di interessare il Governo nazionale. Ogni azione sarà fatta in danno di coloro che saranno ritenuti colpevoli nel processo, in virtù del principio “Chi inquina paga”». Intanto, venerdì prossimo, Cnr, Arpa e tecnici del comune di Ordona s’incontreranno per valutare meglio la situazione e capire come intervenire nelle analisi.
chi ha fatto tutto ciò o chi e complice si pentisse se é un essere umano
vicino al dio denaro non esiste essere o non essere umano ci sono solo i soldi e quando cominceranno a scavare anche a Cerignola vedremo le sorprese