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    L’attività di Ecolav incompatibile con la Zona Industriale? L’interrogativo dei Grilli di Cerignola

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    Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa giunto in redazione da Matteo Loguercio, che esamina la situazione della società Ecolav, operante in Zona Industriale e che si occupa dello smaltimento di rifiuti sanitari e di rifiuti speciali non pericolosi, finalizzato alla produzione di combustibile utilizzabile in impianti di incenerimento. Nella nota -riportata di seguito integralmente-, si pone il dubbio sulla compatibilità dell’azienda con il PAP, col quale si caratterizza la Zona Industriale.

    Il 27 luglio scorso la società Ecolav srl, in esercizio a Cerignola in zona industriale, che accoglie e sterilizza rifiuti sanitari infettivi, tratta rifiuti speciali non pericolosi, attività finalizzate alla produzione di combustibile solido secondario (CSS utilizzabile in impianti di incenerimento) e smaltimento, ha ottenuto l’autorizzazione integrata ambientale (AIA), dopo aver incamerato nel 2013 la valutazione d’impatto ambientale (VIA). Occorre sottolineare che la suddetta azienda opera almeno dal 2005. Più di qualche dubbio sorge sull’effettiva regolarità di tale esercizio senza l’AIA prima della concessione anzidetta di luglio scorso, dal momento che la legge che la regolamenta è stata emanata nel 2005 (dlgs 59/2005). Rimanendo sull’AIA appena ricevuta, il Comune di Cerignola, pur invitato, non si è presentato alla conferenza di servizi indetta dall’Ufficio regionale Inquinamento e Grandi Impianti, per decidere sul rilascio dell’autorizzazione, con la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti. È necessario qui indicare alcuni parametri tecnici dell’impianto in questione, per inquadrare meglio le sue attività. L’infrastruttura è identificata quale impianto IPPC (acronimo in inglese che significa “Prevenzione e Riduzione Integrate dell’Inquinamento”: insieme di misure atte a proteggere e tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini) con codici di attività 5.1, 5.3, 5.5. Breve descrizione del contenuto dei codici appena citati:

    5.1 – Lo smaltimento o il recupero di rifiuti pericolosi, con capacità di oltre 10 Mg al giorno;

    5.3 – a) Lo smaltimento dei rifiuti non pericolosi, con capacità superiore a 50 Mg al giorno;

    1. b) Il recupero, o una combinazione di recupero e smaltimento, di rifiuti non pericolosi, con una capacità superiore a 75 Mg al giorno (1Mg=1tonnellata)

    5.5 – Accumulo temporaneo di rifiuti pericolosi con una capacità totale superiore a 50 Mg. Produzione di CSS da rifiuti pericolosi sterilizzati per 15.000tonn/anno. Quantità massima di stoccaggio di rifiuti non pericolosi e di conseguente produzione di CDR (ora CSS) autorizzata pari a 20.000 tonn/anno.

    Dal DM 05/09/1994 che elenca le industrie insalubri, troviamo che in quelle di prima classe, fra i “prodotti e materiali” elencati al punto B) vi sono i rifiuti tossici e nocivi (ora identificati come pericolosi) lavorazione, deposito. Le caratteristiche fin qui descritte, rendono un’idea più chiara del tipo di impianto di cui si discute. Al di là di eventuali altre irregolarità nel procedimento amministrativo che si è concluso con la concessione dell’AIA, l’infrastruttura potrebbe non essere compatibile con il piano regolatore generale comunale-PAP con il quale si caratterizza la nostra zona industriale. Il Comune dovrebbe accertarsi di non essere incorso in qualche disattenzione normativa nel concedere approvazione alla collocazione dell’impianto in quella zona.

    I Grilli di Cerignola

    1 COMMENT

    1. le associazioni Ambientiamo Cerignola, Capitanata rifiuti zero, Cittadinanzaattiva e lCAirone, si adoperano per una più approfondita conoscenza di questo episodio.
      La richiesta è stata protocollata il 15 settembre

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