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    Ospedale, Metta ad Emiliano: «Il “Tatarella” non si tocca, no al ridimensionamento»

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    Sulla paventata ipotesi del Governo regionale di operare un ridimensionamento delle strutture ospedaliere, prende posizione il sindaco di Cerignola, Franco Metta: nella nota stampa che segue e che pubblichiamo integralmente, il primo cittadino difende con forza il “Tatarella” da ipotesi di razionalizzazione o di riduzione operativa, in relazione alla ventilata chiusura di altri ospedali in Provincia.

    La Giunta Regionale si appresta ad una nuova “razionalizzazione” della rete ospedaliera. Significa una sola cosa: riduzione dei posti letto, cancellazione di unità operative di degenza e persino la chiusura o la riconversione di interi ospedali. Il report della Prof.ssa Nuti, direttrice della Scuola Superiore S. Anna di Pisa, sulla valutazione delle performance delle Asl e delle Aziende ospedaliere della Puglia, documento che ho potuto consultare, teorizza la necessità di ridurre i posti letto e le unità operative in provincia di Foggia. Con Michele Emiliano titolare ufficiale della delega alla Sanità, coloro che prendono di fatto le decisioni organizzative non possono che essere i dirigenti chiave dell’Assessorato: il dott. Campobasso, Direttore Generale, e la dott.ssa Lucia Bisceglie. Ai quali ci compete spiegare che: vanno bene gli Ospedali Riuniti di Foggia; va bene la “Casa Sollievo” di San Giovanni Rotondo; ma l’ospedale Tatarella va difeso e tutelato, da ogni tipo di ridimensionamento. Perché non si può ridimensionare un ospedale nel quale sono state investite – appena qualche anno fa – somme ingenti. E per di più per una struttura ben progettata, ben realizzata, che ha costi di gestione e di manutenzione assai ridotti rispetto a strutture similari. Senza contare che Cerignola è al crocevia di importanti arterie, che “serve” una comunità molto numerosa ed estesa a numerosissimi centri abitati. La Città è una realtà urbana di assoluta importanza, che non merita questa ulteriore mortificazione.

    Campanilismo? Battaglia egoistica, priva di visione complessiva? Non ci provare, Michele Emiliano, non ce la dai a bere. Il nostro non è campanilismo, ma tutela della Gente, del Popolo. Delle fasce della popolazione più deboli. Si può discutere con chi deve tagliare le spese per ordini “superiori”, ma vogliamo che sia escluso ogni ridimensionamento, che riduca il nostro nosocomio ad un “pronto soccorso”. Quasi tutti i reparti del Tatarella possono e debbono salvarsi: hanno livelli tali da scongiurarne la chiusura. Pretendo che le cifre degli indicatori ci siano rese note. Parlo del DRG medio, della degenza media, del tasso di appropriatezza, del filtro del Pronto Soccorso, del fatturato, delle liste di attesa; indicatori di efficienza che vanno messi in rapporto con le risorse consumate. Su cui va calcolato il “peso” delle penalizzazioni indebite subite dal Tatarella. Intendo dire che molti indicatori sono stati “drogati” dall’inefficienza (e sono generoso) di coloro che avrebbero dovuto garantire al Tatarella i mezzi per eccellere. Penso alla indotta paralisi delle sale operatorie, ad esempio. Perché resi impossibili gli interventi chirurgici, si possa dire che…be’…in fondo…per qualche intervento al mese la struttura, o il reparto, può essere chiuso. Dobbiamo fortemente rivendicare le eccellenze dei nostri reparti. Che non cito, per non fare torto a nessuno. Ma che sono tante e riguardano tanti reparti. Nell’immediato intendo:
    1) ascoltare in Consiglio comunale, convocato in seduta straordinaria, con argomento monotematico e auspicabilmente nella sala conferenze del Tatarella (finora appaltata ad un unico partito politico), le opinioni argomentate di tutte le forze politiche presenti in Consiglio; 
    2) convocare dirigenti ospedalieri e rappresentanze sindacali per acquisire notizie ed informazioni (finalmente non in forma riservata), per chiedere di offrirci argomenti ancora più forti per organizzare questa difesa ad oltranza della nostra struttura, per chiedere loro di prendere una posizione ufficiale, forte e decisa;
    3) chiedere un incontro chiarificatore con il Direttore Generale della Asl e con il Direttore Generale in Regione, Giovanni Campobasso, per rompere il muro di silenzio ed ottenere finalmente informazioni ufficiali sullo stato dell’arte, perché la Comunità sia informata correttamente e completamente;
    4) chiedere ed ottenere la convocazione straordinaria della Conferenza dei Sindaci per fissare delle prassi procedimentali, che prevedano informazioni certe, chiare e tempestive.
    5) stabilire contatti di collaborazione con i Sindaci delle città vicine, ovviamente interessate, ma anche delle altre città della Provincia. Penso a Lucera, a Manfredonia e anche a San Severo, se capiranno tutti il rischio di fare la fine dei Curiazi, che, affrontati uno per volta, furono sterminati.

    Perché la strategia regionale è misteriosa nei tempi e nei modi, ma chiara nelle finalità ultime: Foggia e San Giovanni Rotondo unici poli ospedalieri; tutti gli altri eliminati. O al più presidi di smistamento dei malati. In pratica, “pronto soccorso” alle “dipendenze” dei due poli ospedalieri. E che questo sia il disegno potete metterci non una, ma cento firme. Ora il gioco è tenerci buoni. Sopire la nostra voce. Proprio per questo è il momento di urlare più forte.

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