Un interessante seminario si è svolto sabato scorso, presso il Polo Museale Civico di Cerignola, al Piano Delle Fosse. Organizzato dall’Inner Wheel, sezione femminile del Rotary Club, insieme al Liceo Classico “Zingarelli” diretto da Giuliana Colucci, nel titolo “Dante nella Lingua e nella Storia” è chiaro il riferimento all’autore della Divina Commedia, nel quadro delle celebrazioni per il 750° anniversario della nascita. E’ stato il secondo appuntamento per questa importante ricorrenza: il primo si era tenuto lo scorso 14 maggio in occasione della undicesima edizione del Certame Letterario “Zingarelli”, in cui erano stati affrontati due argomenti; il primo ha riguardato Dante e la rappresentazione del Paradiso con l’intervento del Professor Sebastiano Valerio della Università di Foggia che ha approfondito con estrema cura l’ultima parte dell’opera, poi alcuni ragazzi del liceo avevano letto alcuni brani danteschi ed a seguire la premiazione dei partecipanti al Certame.
Sabato, particolarmente atteso ed applaudito lungamente uno degli ospiti prestigiosi della serata, Michele Mirabella. Il celebre conduttore televisivo, nonché docente universitario alla “Sapienza” di Roma, ha parlato di quanto sia importante leggere questo mito della nostra letteratura. Il nostro giornale lo ha intervistato in esclusiva, questo il suo pensiero su Dante: «Lo bistrattano gli scemi, un tale monumento della poesia e della storia italiana e mondiale poteva essere svergognato solo da questo popolo, che ne ha abolito lo studio nelle scuole. All’estero lo conoscono meglio di quanto lo conosciamo noi, siamo un popolo di sventurati». Mirabella ha voluto ricordare Giorgio Albertazzi, scomparso il 28 maggio: «E’ un dolore grande per me, lo conoscevo ed eravamo amici. Non abbiamo lavorato insieme ma è una perdita grande per il teatro italiano. Ricordo molto bene la sua interpretazione di Dante Alighieri, fra i ricordi più belli che ho di lui». Gli altri intervenuti al seminario sono stati la professoressa Giovanna Frosini dell’Università per Stranieri di Siena che ha relazionato sul Canto V del Purgatorio, e Rosario Coluccia dell’Università di Lecce, che alla nostra testata dice: «E’ importante mettere a fuoco l’importanza della lingua di Dante insieme a quella contemporanea: ciò che scrisse all’epoca è tuttora inerente a ciò che siamo ed al modo di esprimersi in questo linguaggio universale. Dante non è bistrattato, è un po’ meno amato di quanto meriterebbe».