Da stamane, nella sede centrale della Discarica Forcone-Cafiero, i dipendenti SIA compatti e uniti sotto lo stesso grido stanno protestando contro la situazione di palese instabilità della società di gestione del ciclo rifiuti. Circa trecento dipendenti rischiano, a detta degli stessi, il posto di lavoro e questo non solo per la presunta cattiva gestione, presente e futura, ma anche per il muro imposto da alcuni amministratori di piccoli comuni facenti parte del Consorzio. «Se non cominciamo a capire che siano in emergenza e che la questione non è di natura politica, qui rischiamo di fare la fine di ASIA», affermano alcuni rappresentanti dei dipendenti ai microfoni de lanotiziaweb.it. Il problema principale, sul quale si fonda l’intera protesta, è salvaguardare i posti di lavoro. «Ci teniamo a precisare che qui non stiamo patteggiando per questa o quella parte politica. A noi interessano i trecento posti di lavoro, e le relative famiglie, che non possono finire per strada. Ricordiamo il caso ASIA e vediamo, giorno per giorno, la mancanza di volontà di alcuni – affermano i dipendenti -. Così facendo a settembre porteremo i libri contabili in tribunale per il fallimento».
«Ora ci sono ancora i margini per risanare la questione se solo tutti i comuni si rendessero conto della reale situazione – dichiara uno dei rappresentanti -. Appellarsi ai vecchi contratti, non più rispettabili vista la situazione di crisi, non è possibile; così come non è accettabile che aziende esterne, con autorizzazioni e mezzi da verificare, si vedano concesse la possibilità di trasportare rifiuti, dietro normale compenso, quando questo compito è demandato direttamente a SIA». «All’esterno passano informazioni falsate e spesso sbagliate – spiega un altro dipendente -. Il problema debitorio è una questione che c’entra ma non del tutto. Cerignola, ad esempio, ha sanato tutto il 2015, tranne la fattura di dicembre che sarà sanata a breve. Se chiude la discarica tutti i contratti cadono. Le fatture relative allo smaltimento sono state addirittura rifiutate da un comune, quello di San Ferdinando, perché dicono che non sono conformi al contratto: ma di che contratto vuoi parlare in una situazione di emergenza come questa? E’ normale che decade tutto. E il rischio è che gli altri amministratori, dei comuni che a differenza di Trinitapoli e San Ferdinando si sono adeguati, potrebbero anche fare muro e rifiutarsi per l’effetto creato da questi due. Si è parlato di estorsione ma noi non abbiamo mai fatto nulla di tutto questo, non stiamo facendo estorsione, ci stiamo rivalendo di somme in più che servono per il trasporto dei rifiuti, da noi compostati, a Grottaglie».
Un’emergenza che si amplia ogni giorno di più, con effetti a cascata, come la mancata costruzione del VI lotto. «A noi quello che vogliono fare possono fare basta che non ci toccano il posto di lavoro, la continuità dello stesso. Non c’è continuità aziendale e questo mette a rischio il nostro posto di lavoro. La mancata costruzione del VI lotto è stata una mazzata per questa struttura perché dobbiamo smetterla di dire che la discarica inquina, noi non bruciamo nulla e siamo costantemente controllati, ogni mese, sia da ARPA che dal NOE che con i droni vigila il nostro operato. Vengono i camion per eliminare il percolato, ovvero quel liquido prodotto dalla compressione di rifiuti, spendendo fior di quattrini, quindi noi siamo puliti non siamo un sito di inquinamento». Facendo sintesi, quindi, rispetto alla odierna protesta, i manifestanti dichiarano: «Oggi protestiamo per l’adeguamento del contratto da parte degli altri comuni, vista la situazione di emergenza, con osservanza della scadenza delle fatture, tenuto conto dei costi aumentati per il trasporto dei rifiuti a Grottaglie che, fatture alla mano, è praticamente raddoppiato». Infatti, tutto questo sta causando anche ritardi nei pagamenti dei salari degli operai.
Il Direttore Michele Centola, intervenuto a fianco dei dipendenti, racconta la situazione assurda di questi giorni: «Voglio chiarire e aggiungere a quanto già detto dai dipendenti che noi stiamo svolgendo il nostro lavoro così come da contratto, nonostante tutto, e questa è una questione fondamentale. Fino a quando abbiamo potuto operare secondo quel contratto capestro, con l’extra gettito dovuto ai comuni esterni l’abbiamo fatto, ma ora col trasporto esterno i costi sono aumentati e non possiamo fare altro che variare quei vecchi accordi». Stamane, poco dopo le ore 12:00, presso la sede dell’ex tribunale di Cerignola, ci sarà la riunione del Consorzio per definire la situazione di SIA e i contratti in essere con i comuni. La speranza di Centola, da quelle che sono state le ultime impressioni raccolte, pare sia quella di evitare l’effetto domino dei comuni della BAT sugli altri già adeguatisi, e che il dialogo proficuo possa portare a un ridimensionamento dello stato emergenziale.
Io ho sempre pensato che a munnezz è una ricchezza,l’umido può servire a concimare, tutto il resto si può riciclare e si spenderebbe meno che ammucchiarlo.
Ai scoperto l’acqua calda.
Per fare questo ci vogliono programmi e investimenti e innanzitutto capacità di realizzare. Questa amministrazione e la peggiore che Cerignola ha avuto e incapace di qualsiasi cosa anzi no a organizzare festini per mettersi in mostra e capace.
La SIA NELLE LORO MANI FARÀ LA FINE CHE SGARRO E COMPAGNI HA FATTO FARE ALL’ASIA.
SIAMO IN CATTIVE MANI MANI SCELLERATE FATTE DI VOLTA BANDIERE E ARRIGONI.
Cerignola è diventata una città davvero devastata dall’incuria, speravo che con la nuova amministrazione sarebbe cambiato qualcosa e invece si è fatto pure qualche passo indietro, la legalità in questa città dov’è? Un minimo decoro dov’è?
VENDETE AI CINESI, LORO COMPRANO TUTTO!!!!!