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    Festa Patronale, l’omelia del Vescovo Monsignor Luigi Renna

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    Riceviamo e pubblichiamo, a beneficio di tutta la città, l’omelia del Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, Mons. Luigi Renna. Un documento ricco, per temi affrontati e per riferimenti a personalità importanti della nostra città, che richiama con arguta scelta lessicale argomenti fondamentali per la comunità cerignolana, senza lesinare ammonimenti figli di chi davvero spera in una Cerignola migliore già nell’immediato futuro. Ecco il documento completo.

    Carissimi presbiteri, diaconi e fedeli tutti dell’amata Chiesa di Cerignola,

    carissimi Signor Sindaco, Assessori e Consiglieri Comunali,

    carissimo onorevole Tatarella, 

    carissimi responsabili delle Forze dell’ordine,

    siamo tornati dopo poche ore nel nostro Duomo per celebrare la festa della Natività della Beata Vergine Maria, che per Cerignola è semplicemente “la festa della Madonna”, la “Mamma nostra”. Vi ringrazio di cuore ancora per le espressioni di affetto che ieri mi avete tributato in occasione del XXV di ordinazione presbiterale: sono un incoraggiamento a proseguire con impegno e amore nel servizio a tutta la comunità diocesana! Alla festa della Madonna siamo giunti preparati: ringrazio il parroco don Pio Cialdella che, con la Deputazione Feste Patronali ha fatto sì che questo appuntamento atteso da tutti i Cerignolani sia oggi vissuto con una grande attenzione alle tre dimensioni che caratterizzano la vita ecclesiale: la liturgia, l’annuncio del Vangelo, la carità. La liturgia è stata ben curata e partecipata, e a tutti è stata data la possibilità di celebrare il sacramento della Confessione in ogni ora del giorno: ringrazio per il loro instancabile servizio don Raffaele de Donato, il nostro canonico penitenziere, e il caro padre Luigi Lavecchia, che non manca mai a questo appuntamento annuale. La preparazione alla festa è stata curata con le omelie sulle opere di misericordia, tenute dai vescovi che ci hanno onorato della loro presenza. Abbiamo condiviso le nostre risorse con chi sta soffrendo per il terremoto, rinunciando ai fuochi pirotecnici e assicurando il corrispettivo alla popolazione di Amatrice. Ma anche la festa con le sue manifestazioni esterne è un atto di amore verso tante frange della popolazione che attendono questo momento di distensione, in un anno che tante volte per le difficoltà economiche e sociali per loro è particolarmente difficile.

    La festa della Madonna ci unisce più di ogni altro evento. E’ questo il momento in cui la Chiesa si sente maggiormente investita di responsabilità, perché sa che la sua presenza nella città di Cerignola deve essere quella che non solo assicura tre giorni di lieta festività, ma quella di chi – come sale della terra e luce del mondo- vive la sua missione quotidianamente, sia quando le luminarie sono accese e sia quando poi saranno spente o non ci saranno più. Abbiamo il dovere di non lasciare la città al buio privandola della nostra testimonianza di cristiani, che è fatta di fede, di speranza, di carità, di virtù umane. Cari presbiteri, diaconi, laici, oggi chiediamo alla Vergine Santa di sapere indossare gli abiti della ferialità, luminosi e splendidi come quelli della festa, perché tessuti della stoffa del Vangelo. Oggi è la Parola del Vangelo si rivolge a tutta la città, per dirle che la sua identità religiosa ha un profondo messaggio di rinnovamento. Lungi dall’essere “oppio dei popoli”, la religione vera, sostanziata dalla fede, può essere il fermento della vita di un popolo, il suo lievito buono. Il Vangelo che è stato proclamato e più volte commentato ci apre tanti orizzonti. Oggi vorrei che ci aiutasse a comprendere che abbiamo delle risorse che non dobbiamo lasciare sopite, accantonate, ma che occorre piuttosto riscoprire. Non voglio soffermarmi sui problemi di Cerignola, non perché ho gli occhi chiusi, ma perché voglio partire, sollecitato dalla Parola di Dio, su ciò che può aiutarla a crescere. Credo che la nostra città in tante occasioni si deprezzi, non si ami, si senta priva di ciò che può aiutarla a volare. Non voglio parlare solo all’Amministrazione Comunale o alle forze dell’ordine, ma a tutti i cittadini: la città la sia edifica insieme.

    Il brano del vangelo delle nozze di Cana, l’inizio dei segni messianici compiuti da Gesù, ci è noto. C’è una festa di nozze, immagine dell’alleanza tra Dio e l’umanità, festa turbata dalla mancanza di una bevanda che in un momento agapico è necessaria. Anche a noi quel vino spesso manca: tutto ciò che turba il nostro rapporto con Dio, che guasta la festa d’amore tra Dio e l’umanità, che tradisce l’Alleanza, è simboleggiato da quei calici vuoti. Maria ha occhi premurosi per riconoscere questo deficit che rischia di far finire troppo presto la festa. E lo dice a Suo Figlio: “Non hanno più vino”. Cari fratelli e sorelle di Cerignola, cara Cerignola tutta, io credo che Maria ci insegni con queste parole il coraggio di dire la verità. La verità su ciò che ci manca, la verità su ciò che ci fa soffrire. A volte per pudore la verità non la si riconosce; altre volte si storna l’attenzione da ciò che ci farebbe penare o ci metterebbe in difficoltà. A volte la verità di quel “Non hanno più vino” ci sembra solo un problema da rimuovere. Invece riconoscerla è la prima risorsa che abbiamo nella nostra esistenza. Pensate se un malato non riconoscesse i sintomi del suo male, o non li ignorasse un medico: il malato sarebbe destinato fatalmente a peggiorare o perire. Miei cari, la verità è una risorsa: fare diagnosi, dirci cosa non va, saper insieme individuare problemi che hanno tanti nomi – illegalità, immoralità, disoccupazione, vizio del gioco che getta sul lastrico famiglie, inquinamento-, significa aver cominciato a risolverli. Coraggio Cerignola, impara dalla tua Madre celeste a sapere riconoscere le verità scomode del vino che ti manca: solo così potrai progettare un futuro migliore! E poi Maria, la cui missione da Suo Figlio viene rimandata all’ora suprema della Croce, dice ai servi: “Fate qualunque cosa Egli vi dirà”. Dire e fare: sono il segno della credibilità e del superamento dell’immobilismo. Voglio soffermarmi sulla necessità di dare valore alle parole, a quelle che ascoltiamo, a quelle che diciamo. La parola umana è una grande risorsa e può essere una grande rovina. La filosofia del linguaggio afferma che essa ha un valore “performativo”, cioè forma la persona che parla, forma l’ambiente in cui si parla, rende efficace ciò che si dice. Questo è il grande valore della comunicazione verbale. Dà forma alle relazioni o le può deformare: quando le parole sono quelle violente che vanno sopra le righe e offendono. Può dare loro la forma della cordialità e della fraternità: rende un dialogo anche tra persone che la pensano diversamente un momento costruttivo, un’occasione di confronto, una via che permette di trovare soluzioni comuni. A Cerignola molto spesso la parola forma relazioni caratterizzate da violenza, da incomprensioni, “accende fuochi” che rimangono in vita per anni e sono duri a spegnersi. Cari Cerignolani, impariamo a dare una forma diversa alle nostre relazioni a partire da parole dette con prudenza – l’auriga delle virtù- nei contesti giusti, con rispetto, con il desiderio di volere il bene dell’altro, senza offendere. Diamo forme alla società attraverso un modo diverso di parlarci sulla carta stampata, nei social network, nei dialoghi. Una parola sui social network: infangare una persona con l’anonimato della firma nei blog è un peccato contro il rispetto dell’altro, oltre che ad essere un gesto vile perché rimane nell’anonimato. Se siamo cattolici praticanti, impariamo a confessarlo come un peccato contro il quinto comandamento, che ci chiede di non uccidere, perché si possono uccidere anche le relazioni. Le parole siano pane, non pietre. Maria ci insegna con “Fate quello che vi dirà!”, ad essere uomini e donne che sanno ascoltare e che sanno anche comunicare. La parola è una grande risorsa per costruire il nostro futuro.

    E infine sotto lo sguardo di Maria i servi riempiono d’acqua e giare. Cari miei, a quei servi viene chiesto da Gesù di fare una cosa apparentemente inutile: versare semplicemente dell’acqua in quei contenitori così capienti. I servi si fidano di questa Parola. Sono servi fino in fondo. Compiono questo gesto in silenzio. Cara Cerignola, il servizio è la grande risorsa della comunità. I ruoli possono essere diversi e cambiare, ma il servizio li può caratterizzare sempre. Si può vivere il servizio apparentemente più umile con alterigia e arroganza, e quello più alto agli occhi degli uomini con umiltà e spirito di disponibilità. A volte i nostri ruoli diventano postazioni dalle quali non si serve con uno stile cristiano. Diventano luoghi di potere nei quali la logica che guida è quella dell’autoritarismo e non dell’autorevolezza. Mi piace molto un verso di Dante, della cantica dell’Inferno, nel quale egli dice “…con l’opera tacendo”. Dovremmo essere così, dei servi all’opera, ma silenziosi. Il servizio è la grande risorsa di questa città: Caritas, volontariato di ogni ispirazione, professionalità vissute con dedizione, ministerialità caratterizzata dall’amore. Solo con il servizio si arginano le urgenze delle povertà che sono tante. Solo con lo spirito di servizio si estirpa ogni parvenza di tornaconto personale. Cara Cerignola, sotto lo sguardo materno di Maria, vivi la grande risorsa della tua capacità di servire con fede e umiltà, senza aspettarti grazie o riconoscimento, senza la pretesa di lasciare segni che non siano quelli discreti della carità. Quella che vede solo Dio. Cerignola, amati dello stesso amore di cui ti ama la Madre tua Maria e da Lei fatti condurre per mano al Signore, l’unico che può rinnovare la gioia della festa della vita. Ama la verità, sappi valorizzare il dono della comunicazione, fà tuo ovunque lo spirito di servizio.

    1 COMMENT

    1. “Impariamo a dare una forma diversa alle nostre relazioni a partire da parole dette con prudenza- l’auriga delle virtù- nei contesti giusti, con rispetto, con il desiderio di volere il bene dell’altro, senza offendere”. Sindaco, è a te. L’ha capet o non??

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