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    Foibe tra storia, revisionismo e ricordo

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    10 febbraio, “Giorno del ricordo” delle Foibe; da anni ormai cresce incontrastato lo sciame di coloro che han fatto di un ricordo una battaglia, quasi personale, di civiltà e giustizia storica. Cerignola sta lasciando un vuoto in una giornata certamente importante, da un punto di vista storico-culturale, dando occasione buona per cercare di fare un po’ di chiarezza, o almeno per offrire un punto di vista altro – e spesso minoritario – su una vicenda che sembra volersi riscrivere ogni anno.

    LA STORIA Le foibe sono esistite e si è trattato di caverne tipiche del Venezia-Giulia, della Dalmazia e dell’Istria, all’interno delle quali, verso la fine della II guerra mondiale, venivano gettati i corpi degli italiani e dei fascisti ammazzati dai partigiani comunisti iugoslavi del generale Tito. Una pagina dura e violenta della storia anche nazionale che è giusto ricordare. Ma soprattutto contestualizzare. La storia, fortunatamente, non mente quasi mai ed ad oggi possiamo affermare quanto sia tecnicamente e storicamente sbagliato parlare di ‘eccidi’. Non c’è nessun numero ufficiale ma neanche nessuna fonte storica, anche lontanamente verosimile, che sia stata capace di quantificare il numero delle vittime infoibate. Non spetta all’uomo, certamente, validare la sacralità della vita umana e, qualora dovesse validarsi anche una ristrettezza numerica del fenomeno foibe, comunque nulla giustificherebbe un ridimensionamento del ricordo.

    IL REVISIONISMO Gli accostamenti storici, a tratti farneticanti e oggettivamente improvvisati lasciano aperta una ferita culturale nella civiltà post moderna difficile da sanare; anche soltanto l’accostamento con il fenomeno della “Shoah” o dei “gulag”, che pure si è maldestramente tentato di fare da più parti negli anni, è assolutamente fuori luogo. La volontà di sterminio di un popolo (nel primo caso) e degli oppositori politici (nel secondo caso) sono sì quelli ascrivibili sotto la definizione di “eccidi”, sia dal punto di vista numerico che dal punto di vista simbolico; non ultimo, il contesto in cui sono avvenuti gli assassinii sul confine slavo. Non c’è stata nessuna pulizia etnica, nessuno sterminio di massa scientificamente pensato e voluto; nella maggior parte dei casi gli infoibati erano italiani e fascisti ammazzati dopo che per anni il nostro Paese aveva provato a ‘fascistizzare’ i Balcani. Una ‘italianizzazione’ forzosa portata avanti con violenze, angherie e brutalità che la popolazione slava è stata costretta a subire. Chi oggi agita la bandiera delle foibe perché in cerca di una rivalsa politica, di un “pareggio dei conti con l’altra parte” volutamente noncurante dei fatti, dovrebbe sempre tenere a mente che le foibe sono l’ennesima e tragica conseguenza di un nefasto regime, quello fascista, che così si esprimeva nelle parole del suo capo, Benito Mussolini«Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. […] I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e Dinariche; io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani» (Benito Mussolini, discorso tenuto a Pola il 24 settembre 1920). 

    IL RICORDO Le foibe non sono state altro che atti di rappresaglia, esecuzioni sommarie da parte di una popolazione vessata nei confronti di quelli che erano occupanti. Violenza e sangue raccapriccianti, certo; ma è il carico di distruzione e di brutalizzazione che la guerra inevitabilmente porta con sé. Non voler vedere questa verità è operazione di bieco opportunismo politico. E’ successo e va ricordato; ma il compito della storia è poi quello di recuperare il senso degli eventi, non sacrificare il contesto generale sull’altare del singolo evento. E’ evidente come l’alternativa sia quella di cercare di creare artatamente una ‘memoria condivisa’, un insieme indistinto dove il torto e la ragione, che pure esistono, lasciano spazio alla logica della convenienza, alla reciproca legittimazione che si nutre di ignoranza e si compiace nel qualunquismo. «Ignoranza, impotenza, frustrazione sono le condizioni dell’uomo contemporaneo» afferma il sociologo Zygmunt Bauman, e per questo ancor più forte risuona l’eco di una ‘necessaria memoria’, non come merce da banco, contrattabile al mercato del ribasso, dove se tu rinunci a ricordare un errore della mia parte politica io posso fare lo stesso nei confronti della tua; ma piuttosto quale elemento imprescindibile di validazione della storia, questa sì per fortuna, unica arma che non conosce compromessi.

    3 COMMENTS

    1. Questo è vero giornalismo, scaturito da studio, cultura, e soprattutto povero di infamie. Complimenti Balzano, complimenti.

    2. Quest’articolo, in pratica, giustifica l’eccidio degli ITALIANI nelle foibe, tra l’altro, a guerra ormai finita!!!! Lo fa senza mezzi termini, con disprezzo per la vita umana, solo per gli ITALIANI, con mancanza di pudore!!!!! VERGOGNA !!!!!! Il “giornalista” autore di tale articolo non é degno di alcuna considerazione!!!!!!! Onore e rispetto alle migliaia di ITALIANI assassinati dai comunisti!!!!!

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