Si è svolto presso l’Aula Consiliare del comune di Cerignola l’evento organizzato dal Presidio Cittadino di “Libera-nomi e numeri contro le mafie”, che ha visto la partecipazione di Tilde Montinaro, sorella di Cosimo, caposcorta del giudice Giovanni Falcone assassinato a Capaci il 23 Maggio del 1992. Insieme a lui perirono la moglie Francesca Morvillo ed altri due agenti Vito Schifani, e Rocco Di Cillo. La sala era gremita di alunni delle scuole secondarie di secondo grado che hanno ascoltato, con silenzio ed emozione, la testimonianza della Montinaro (originaria di Calimera-Lecce) che ha tracciato un ritratto del fratello mettendo in evidenza quanto fondamentale sia il sacrificio di coloro che ogni giorno combattono nella perenne lotta contro la mafia, ed a lanotiziaweb.it racconta: “Non è facile riuscire a sopportare un dolore così immenso come la perdita di un fratello, a distanza di molti anni. Quando leggo di mio fratello “gli eroi della scorta” mi lascia l’amaro in bocca perché è un modo per deresponsabilizzarsi. Se proprio dobbiamo considerarli “eroi” allora consideriamoli “eroi di libertà di pensiero” perché hanno fatto una scelta di vita particolare con grande senso di responsabilità”.
La partecipazione attiva dei ragazzi all’incontro moderato da Don Pasquale Cotugno del presidio cittadino di “Libera”, ed introdotto da Pietro Fragasso della cooperativa “Pietra Di Scarto”, è il modo migliore per avvicinarsi all’appuntamento del prossimo 21 Marzo a Foggia, per la 21° edizione della Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti della mafia, che sarà dedicata a tre persone che, seppur in episodi e circostanze diverse, si sono ribellate alla logica del male: Hiso Teleray, ucciso l’8 settembre nelle campagne di Cerignola, non accettò il ricatto dei suoi caporali e nel suo cuore c’era un forte senso di legalità; Michele Cianci il 2 dicembre 1991 morì ucciso nel suo negozio d’armi sempre a Cerignola, dopo una colluttazione per aver difeso poche ore prima un’anziana da un tentativo di rapina, il suo gesto eroico fu un valido esempio di ribellione nei confronti della malavita locale. Infine, Francesco Marcone ucciso a Foggia il 31 Marzo 1995, era direttore del registro del capoluogo dauno, con le sue denunce fece scoprire ai magistrati una serie di falsi mediatori per il disbrigo delle pratiche di quell’ufficio; la criminalità lo uccise per aver fatto fino in fondo il suo lavoro, e dietro le sue denunce e silenzi un uomo fiero di essere cittadino dello stato in una lotta alla criminalità che ancora oggi è viva più che mai.