Non capita spesso che un nome sia subito associato a una straordinaria carriera; se poi questo accade per un batterista, per giunta italiano, la cosa stupisce ancor di più. Al di là del banale patriottismo – quello lo si lascia ai grandi critici musicali – se ti ritrovi di fronte a Ellade Bandini non puoi far a meno di ripensare immediatamente alla musica d’autore, alle ritmiche mai banali delle canzoni di De André o di Guccini. Domenica scorsa Cerignola, grazie alla lungimiranza di Massimo Delaurentis, ha potuto apprezzare tutto il grande bagaglio esperienziale, e l’indubbio carisma, di uno dei batteristi italiani più importanti degli ultimi cinquant’anni. Quando ascolti alcuni brani della musica d’autore italiana non puoi far a meno di riconoscere subito lo stile di Bandini, e lo conferma lo stesso Ellade durante la Master Class alla Max Music Academy: «Spesso pensiamo, da batteristi, di dover dimostrare la nostra bravura inserendo tantissimi passaggi belli in un brano. Io ho imparato sulla mia pelle che basta una ‘frase’ bella nell’incisione di un intero album per essere riconoscibili e produrre qualcosa di buono».
Diversi ragazzi e ragazze accorsi all’evento, alcuni esterni altri della stessa accademia cerignolana, hanno potuto ascoltare i consigli, le indicazioni e i segreti di chi ha fatto della propria passione una ragione di vita. «Sarò impopolare ma vi dico che oggi ci sono troppe scuole di musica, mentre credo che si debba tornare ad avere il coraggio di dire a un bambino che forse suonare la batteria non è il suo futuro. Magari stiamo anche togliendo una mente eccelsa al mondo della medicina costringendo nostro figlio a studiare in una scuola di musica». Un mestiere, quindi, mosso da passione e tanta dedizione. «Studiare i rudimenti, che sono il fondamento di ogni buon batterista, serve soprattutto per capire chi siamo, da dove veniamo, e soprattutto cosa vogliamo esprimere. Io per i primi mesi di studio consiglio di non comparare una batteria ma un rullante soltanto e studiarsi per mesi tutti i rudimenti col metronomo. Sulla batteria ci passiamo magari dopo otto mesi di rullante».
Il consiglio finale è quello di ascoltare tanta musica, soprattutto quella che non ci piace, perché così possiamo comprendere i passaggi meno chiari dell’essere batterista. La riconoscibilità, secondo Ellade Bandini, è la chiave di un buon batterista. «Se ascoltiamo un brano dei Rolling Stones, o uno dei Beatles, che molti credono siano gruppi con ritmiche semplici, ci rendiamo conto che solo loro potevano eseguire quel brano in quella maniera. Il ritmo semplice di Charlie Watts o di Ringo Starr lo senti che è il suo e che lo sta suonando lui. La riconoscibilità di ognuno di noi fa la differenza al di là di tutti i dettami teorici e dello studio più approfondito. Non siamo giocolieri ma musicisti. Nella musica d’autore ho imparato proprio questo, cioè l’elaborazione delle ritmiche anche in brani apparentemente semplici».