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    Un quinto dell’imprenditoria italiana è rosa: lo studio del terzo rapporto “Impresa InGenere”

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    Le imprese femminili hanno un ruolo determinante nel panorama dell’economia italiana: 35mila imprese femminili in più tra il 2010 e il 2015; sono un milione e 300mila, rappresentano oltre un quinto dell’imprenditoria italiana, sono aumentate malgrado la crisi e danno lavoro a oltre 3 milioni di persone. Il 3° Rapporto Nazionale Impresa InGenere, realizzato nell’ambito della collaborazione tra Unioncamere, Ministero dello Sviluppo Economico e Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento per le Pari Opportunità, descrive nel dettaglio il mondo femminile dell’impresa e del lavoro, valorizzando il ricco patrimonio informativo del Registro delle imprese delle Camere di commercio. Un contributo fondamentale che fornisce elementi utili per una rinnovata politica industriale rivolta all’impresa in generale e a quella femminile in particolare. Per le donne italiane ancora non è facile conciliare lavoro e famiglia, la disoccupazione femminile si mantiene su livelli elevatissimi, una parte dell’imprenditorialità femminile è espressione di una spinta all’autoimpiego generata proprio dalle insufficienti opportunità offerte dal mercato del lavoro o dalla necessità di maggior flessibilità per poter far fronte anche agli impegni familiari. Laddove i numeri non fossero sufficientemente esplicativi, le tante storie raccolte restituiscono l’immagine di un esercito combattivo, pieno di risorse e di genialità. Un esercito che, anche sotto il profilo anagrafico, si sta rigenerando (quasi 14 imprese su 100 sono guidate da una under 35) e, complice l’alto tasso di istruzione universitaria (una donna lavoratrice su 4 è laureata) e le straordinarie potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, sta entrando prepotentemente nel mondo dell’innovazione e della neteconomy.

    “Una fotografia di insieme che rende l’immagine di un comparto complesso, capace di coniugare innovazione e tradizione, alimentato da un forte legame con i territori; è appunto il caso della nostra provincia, che in cui il 51,4% delle imprese femminili è impegnato in una filiera “tradizionale”, quella agroalimentare, ma in cui non mancano esempi di innovazione. E mi riferisco a storie che nel Rapporto emergono, come quella di Alessandra Antonetti che produce oggetti in 3D in su richiesta della clientela, coniugando design e tecnologia per poter realizzare oggetti sia di wearable technology sia di domotica capaci di svolgere una funzione effettiva oltre che estetica. O ancora, l’Azienda Agricola Maria Cristina Bisceglia che nasce con l’impegno da parte di una nuova generazione di continuare una tradizione di famiglia che risale al 1857: la coltivazione dell’olivo, unendo una sapienza antica alla più attuale ricerca sulle tecniche di produzione e spremitura, senza trascurare il rispetto per l’ambiente e la sicurezza alimentare” ha dichiarato Daniela Eronia Presidente del Comitato per l’Imprenditoria Femminile di Foggia. “E’ questo universo femminile che noi vogliamo valorizzare attraverso la capitalizzazione di esperienze/competenze per costruire una comunità di buone pratiche in cui il confronto e lo scambio possano favorire il consolidamento del tessuto produttivo che meglio riesce ad esprimere l’eccellenza del Made in Italy. E noi ce la mettiamo tutta, come abbiamo già fatto in occasione del Giro d’Italia delle Donne che fanno impresa, lo scorso dicembre”. “In questa direzione abbiamo tracciato un percorso di facilitazione, partendo proprio dalle analisi sul campo che il nostro Comitato ci restituisce con il suo impegno. Vogliamo continuare su questa strada intensificando le nostre azioni: a partire dagli interventi tesi a favorire l’internazionalizzazione, l’innovazione, la digitalizzazione, la formazione d’impresa, lo start up e la sperimentazione di modelli di competenze che favoriscano un raccordo più efficiente tra sistema formativo e imprese” ha concluso Fabio Porreca, Presidente della Camera di Commercio di Foggia.

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