Di fronte all’evolversi di una situazione così drammatica e complessa come il grande flusso migratorio che ha sconvolto l’Occidente e non solo, dalle Istituzioni è stato spesso commesso l’errore di agire impulsivamente, senza valutare le conseguenze e riflettere attentamente sulla dimensione umana, oltre che su quella politica, di questo fenomeno. La conferenza svoltasi giovedì 12 gennaio nel salone dell’Episcopio “Giovanni Paolo II”, organizzata dalla Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, dalla Camera Minorile della Capitanata, dalla ONLUS “San Giuseppe” e dalla fondazione “Migrantes”, è stata un’occasione di formazione e riflessione su questo fenomeno, con particolare attenzione nei confronti della tematica dei migranti minori non accompagnati. Il convegno è stato aperto dagli interventi di Don Claudio Barboni, responsabile della fondazione “Migrantes”, e del dott. Vito Colangione dell’ONLUS “San Giuseppe”, nel cui contributo è emersa la necessità di una «ricerca di strategie di accoglienza e cura per il futuro dei minori migranti». In veste di moderatrice, la dott.ssa Angela Loporchio. Sono seguite le testimonianze di due giovani immigrati, i quali hanno raccontato le loro storie di paura e fuga, ma anche di integrazione e accoglienza, e della dott.ssa Sabrina Perricone -presidente provinciale di UNICEF – che ha parlato della propria esperienza di impegno nel soccorso di migranti minori nel nostro territorio.
Gli interventi dell’avv. Maria Emilia De Martinis – presidente della Camera Minorile della Capitanata –, della dott.ssa Giovanna Damato – responsabile dei servizi sociali di Foggia – e dell’avv. Gerarda Carbone hanno permesso all’uditorio di conoscere quali sono i diritti del migrante minore, le dinamiche giuridiche che concernono l’accoglienza, il ruolo del tutor e il lavoro delle comunità. Al termine di questi interventi, Vito Gadaleta, educatore presso il centro di accoglienza di Borgo Tressanti, ha illustrato l’attività della comunità e le esperienze che si vivono ogni giorno nella struttura. «Si fa difficoltà a fare accoglienza perché momenti come questi sono molto pochi – ha dichiarato Mons. Luigi Renna a margine della conferenza, anche in risposta ai quesiti posti dall’uditorio -. La giornata del migrante (che ricorre il 15 gennaio) si celebra da tanti anni; non basta una semplice preghiera dei fedeli in questa ricorrenza. Bisogna che le nostre comunità riflettano su queste cose, perché il problema è culturale. Dobbiamo passare dal celebrare al fare cultura. Nel nostro agire il 99% è culto, 0,5% di cultura e forse lo 0,5% di carità. Manca un discorso culturale, che non sia pura accademia, ma il concreto discutere di queste tematiche. A Cerignola è difficile fare accoglienza – ha aggiunto – perché se una famiglia stessa è divisa non può accogliere in sé una nuova vita. Cerignola è troppo divisa: si è invidiosi gli uni degli altri e si è maldisposti nei confronti del prossimo. C’è molta cattiveria a Cerignola, vestita anche di religiosità. Mi sono accorto –prosegue– che Cerignola ha bisogno di questo: edificare nella carità, dimenticando un passato di maldicenza e cattiveria, cercando di vivere e camminare insieme. Se non si lavora per la carità “ad intra”, saremo in grado di dare molto poco “ad extra”».