Pinuccio Tatarella in camicia verde? La partecipazione di Matteo Salvini ad un incontro della Fondazione dedicata al politico pugliese, a Foggia, ha spinto più osservatori a sancire l’inclusione del «Viceré della Puglie» nel pantheon della Lega. L’accostamento divide la destra tra chi approva e chi ne contesta la compatibilità. Gennaro Malgieri, scrittore, già direttore del Secolo d’Italia: «Tatarella neoleghista? Una boutade o una specie di ossimoro politico. Ricordo che una volta era lui a reclutare i leghisti per la buona causa. Oggi accade il contrario, forse perché a destra quella buona causa è stata smarrita». «Più che in verde padano – aggiunge Malgieri – vedrei bene in camicia rossa Pinuccio, per la sua contiguità territoriale, umana e culturale con Giuseppe Di Vittorio, al quale non ha mai smesso di richiamarsi con rispetto, ma senza mai strumentalizzarlo».
«Il ritratto di Tatarella è da sempre nell’ufficio del governatore Roberto Maroni. Berlusconi litigava con Bossi, Tatarella no. Le sue idee con la Lega? Sono lo sbocco naturale di un politico che amava costruire armonia anche al Nord, con le comunità dei meridionali dell’Alta Italia»: questa la lettura di Pietrangelo Buttafuoco, intellettuale eretico cresciuto nel Msi. «Non a caso – puntualizza – l’erede naturale di Pinuccio è Giancarlo Giorgetti, vicesegretario della Lega, campione di armonia e ascolto, nonché tessitore della diplomazia del centrodestra. La forza di Pinuccio era far germogliare le sue idee anche altrove. Non a caso a sinistra ci sono tanti suoi estimatori». Flavia Perina, editorialista de Linkiesta: «Salvini è un camaleonte: si veste da Odino a Pontida e nel Sud si mette la maschera di Tatarella per contendere l’elettorato di destra a Fi e Fdi». Roberto Alfatti Appetiti, biografo di Bukowski e già tenutario della rubrica «Appropriazioni indebite» sul quotidiano del Msi-An, è netto: «Non c’è niente di più lontano dal ministro dell’Armonia della formazione di Salvini». L’interpretazione di Giuseppe Valditara, accademico, collaboratore prima di Gianfranco Miglio nella Lega e poi di Tatarella in An (ora di nuovo nel Carroccio): «Pinuccio era autonomista già nel 1996. Accostarlo alla Lega non è una forzatura, perché il Carroccio adesso concretizza le sue idee che saldavano federalismo e presidenzialismo».
Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, infine, commenta così la polemica: «Richiamarsi a Giuseppe Tatarella fa sempre bene: la sua saggezza è una virtù che è mancata a lungo nella politica italiana. «Appropriazioni», ove ci fossero, sono inopportune e chi le volesse favorire compie un atto davvero anti-tatarelliano. Il prossimo 8 febbraio, la Fondazione An, presieduta dal tatarelliano Peppino Valentino, lo ricorderà con una iniziativa a Roma sulla destra di governo».
Michele De Feudis
La Gazzetta del Mezzogiorno
anche salvini si frega le seppioline crude come pinuccio ?