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    Cerignola, il caporalato ai raggi x con Ciconte, Iacovelli e Liberti

    Il dibattito si è tenuto venerdì pomeriggio presso la libreria “L’Albero dei fichi”

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    La piaga del caporalato raggiunge ogni anno, negli ultimi scampoli d’estate, l’apice della sua drammaticità: dall’8 settembre di 19 anni fa con l’omicidio del bracciante albanese Hyso Telharaj, alla strage di questo agosto sulle strade del foggiano, la scia di sangue non accenna a fermarsi. Assieme all’azione repressiva dello Stato anche la società civile si mobilita per contrastare questa barbarie e ne è un esempio la Cooperativa Sociale “Pietra di Scarto”, il cui obiettivo è quello di dar vita ad una filiera di lavorazione del pomodoro equa e solidale che prescinda dal sistema del caporalato. Ma per combattere il fenomeno è necessario anche conoscerne le dinamiche e per questo venerdì sera, presso la libreria “L’Albero dei fichi”, si è tenuto un dibattito intorno a questa tematica al quale hanno preso parte tre esperti del caporalato e della filiera del pomodoro: Fabio Ciconte – direttore di “Terra! Onlus” -, lo scrittore e giornalista Stefano Liberti ed il segretario generale della Flai Cgil di Foggia Daniele Iacovelli che hanno dialogato con Pietro Fragrasso della Cooperativa Sociale “Pietra di Scarto”.

    UNA FILIERA MALATA

    Mettendo ai raggi x l’intera filiera risulta evidente che il caporalato non è un problema esclusivamente agricolo, ma piuttosto di un intero sistema distorto nel quale si crea un circolo vizioso per cui sia il costo del lavoro e di conseguenza la materia prima hanno un costo irrisorio: «Ogni anello della filiera ha una grande responsabilità, non solo la parte agricola – spiega Stefano Liberti -. Il pomodoro raccolto in quelle condizioni non si ferma certo nei campi, ma segue tutto un percorso che passa dall’industria della trasformazione e arriva alla grande distribuzione». Anche lo Stato, con la sua assenza, ha delle responsabilità: «Il caporale esiste perché è all’interno di un sistema che ha bisogno della sua presenza – spiega Daniele Iacovelli -. Non è la causa di tutti i mali ma è diventato a tutti gli effetti un pezzo della filiera che sopperisce all’assenza dello Stato che non è più in grado di procurare lavoro attraverso i centri di collocamento». A livello della grande distribuzione una delle pratiche che contribuisce al proliferare del fenomeno nella filiera è l’asta al doppio ribasso, illustrata da Fabio Ciconte: «Si tratta di una pratica di concorrenza sleale per cui i supermercati comprano milioni di pezzi dai fornitori utilizzando un sistema di asta nella quale si abbassa oltremodo il prezzo del prodotto, col risultato che il pomodoro viene venduto sottocosto. Questo meccanismo risponde alle esigenze del mercato ma fa male ai produttori che a loro volta danneggiano il mercato del lavoro».

    LA LEGGE CONTRO IL CAPORALATO

    Uno strumento importante di contrasto al caporalato è la legge 199/2016, una norma che stabilisce anche la responsabilità diretta dell’azienda che si serve del sistema. Il paradosso evidenziato da Iacovelli è che la legge, nata per colpire un fenomeno che ha epicentro proprio nel foggiano, «funziona bene in tutta Italia, creando problemi ad aziende e caporali, tranne che nella Capitanata stessa. Dal 2016 ad oggi solo un caporale è stato interessato dalla 199». A fronte quindi di una scarsissima applicazione della legge sul territorio vi è poi secondo Iacovelli una critica eccessiva da parte delle associazioni degli agricoltori – la CIA Puglia aveva parlato in un comunicato di aziende virtuose, vessate ogni giorno da una serie di ripetuti e reiterati controlli non coordinati” e anche il Ministro dell’Agricoltura Centinaio aveva affermato che “la legge Martina non ha funzionato” – che rischia di sfociare in un pericoloso revisionismo: «Le associazioni datoriali hanno stranamente paura di una legge che non è mai stata realmente applicata sul nostro territorio. Dai dati risulta poi che il 60% delle aziende agricole del foggiano è in aria di nero, quindi non possiamo far finta che la legge 199 non serva». Lunedì 3 settembre il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio parteciperà ad un vertice in prefettura a Foggia nel corso del quale si discuterà proprio di caporalato. L’auspicio condiviso da Ciconte, Liberti e Iacovelli è che il governo faccia chiarezza sul futuro della legge 199/2016 ed il ruolo che ricoprirà nell’azione di contrasto al fenomeno.

    MAFIA E CAPORALATO

    Anche a seguito degli ultimi rapporti della DIA si tende ad associare il discorso del caporalato alle dinamiche mafiose locali. Ma fino a che punto la mafia del foggiano ha esteso il proprio business in questo settore? Secondo Iacovelli «è indubbio che ci sia malavita all’interno del fenomeno del caporalato, che è diverso dal dire che le mafie aggrediscono il fenomeno del caporalato. È un fenomeno che garantisce un guadagno tale da non risultare appetibile ai clan, poiché gestire migliaia di lavoratori è molto più oneroso e rischioso che contrabbandare gli stupefacenti».

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