Svelata la strategia che il “nuovo” Pd, quello del triumvirato Ditommaso-Dalessandro-Giordano, vorrebbe proporre per il 2020: «tutti contro Metta, da destra a sinistra in una prospettiva referendaria, “con” o “contro” l’attuale primo cittadino». Dalessandro & Co la sposano in un dibattito aperto, tenutosi questa mattina in seno alla Festa dell’Unità; un momento di confronto pubblico, tra pochi intimi, che vede assenti gli altri quattro consiglieri comunali del centrosinistra, segno e sintomo del totale isolamento dei dem anche nel recinto del centrosinistra.
Alla proposta di una vision nuova, di un’idea di città differente, quel che resta del dilaniato partito di via Mameli oppone solo e soltanto la strategia del “contro”; la stessa messa in atto nei confronti della base del partito che ancora si rivede nell’ex-segretario Tommaso Sgarro. Si vuole allargare la coalizione verso destra – ammesso che i gruppi di centrodestra (assenti, ndr) condividano questa visione – ma ci si priva già dei propri “ex compagni” di viaggio, non guardando neppure troppo a sinistra. Una linea simile a quella messa in campo da Michele Emiliano negli ultimi anni. La prospettiva di un referendum tra favorevoli e contrari all’attuale primo cittadino, viene sostenuta, tra gli altri, da Daniele Dalessandro e Teresa Cicolella come una scelta tra «illegalità e legalità»; accusa pesante quella lanciata dal Pd, che senza prove oggettive, relega nell’illegalità il civismo cerignolano. Di contro c’è chi vorrebbe approfondire la discussione politica in seno alle forze di centrosinistra.
Una strategia suicida quella del referendum su Metta e dell’allargamento da destra a sinistra che contribuisce allo smarrimento tangibile del Pd di Cerignola, proprio nel giorno in cui il segretario nazionale Pd Martina in piazza a Roma torna a parlare di orgoglio e risveglio democratico. Al rimarcare le differenze tra le politiche di centrosinistra e quelle di centrodestra, tra i riformisti e i seguaci del salvinismo, il “nuovo” Pd locale sceglie l’appiattirsi, il rinunciare alle idee solo e soltanto per vincere, mettendosi a braccetto, se necessario, del proprio nemico (politico). La via è allora il candidato unico contro Metta: non si fanno nomi, probabilmente perché nessuno dei presenti avrebbe la capacità di ingaggiare il duello. Ma, se fossero davvero queste le prospettive c’è da star tranquilli. Metta nel 2020 vincerebbe a mani basse.