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    “Come spiriti adolescenti”, presentato a Cerignola il libro sul frontman dei Nirvana

    A 25 ANNI DALLA SCOMPARSA DI KURT COBAIN, ALTRETTANTI SCRITTORI HANNO GETTATO FUORI RICORDI, EMOZIONI E STATI D’ANIMO LEGATI AGLI ANNI IN CUI IL GRUPPO STATUNITENSE SCONVOLSE IL MONDO DELLA MUSICA (E NON SOLO)

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    È stata una serata nella quale si è andati a riaprire alcuni cassetti dell’animo, quella vissuta mercoledì 7 agosto presso la libreria ‘L’albero dei fichi’, a Cerignola. Ha infatti avuto luogo la presentazione di «Come spiriti adolescenti-25 scrittori per Kurt Cobain» (edito da Radici Future, 2019), opera nella quale 25 scrittrici e scrittori, in maniera del tutto spontanea e senza regole, hanno reso su carta quello che per loro ha rappresentato uno dei gruppi più rivoluzionari della storia della musica, i Nirvana, e in modo particolare il loro frontman, Kurt Cobain. 25 sono gli anni trascorsi dalla sua scioccante scomparsa, così come 25 sono gli autori che si sono spesi per questo progetto e 25 le canzoni del gruppo grunge rievocate in queste pagine. A presenziare l’evento ospitato dalla libreria di via Pavoncelli, Piero Ferrante, curatore del libro, e Christian Di Furia, il più giovane dei 25 autori coinvolti nel progetto, il cui dibattito è stato moderato da Pietro Fragasso. Poco prima dell’inizio della serata, è Piero Ferrante ad illustrare a lanotiziaweb.it l’origine di questo libro: «È nato da un pretesto, innanzitutto, quello dei 25 anni dalla morte di Kurt Cobain, e da un’esigenza, quella di voler raccontare la sua figura non tanto intesa come esponente musicale e automaticamente icona, ma come rappresentante di una generazione. Quindi, l’idea era raccontare quello che noi eravamo nel momento in cui lui dava voce alle nostre sensibilità, ai nostri dolori, alle nostre tristezze, alle nostre gioie, alle nostre speranze. È stato un modo per vedere in lui uno specchio e quindi, attraverso lui e le sue canzoni, cercare di capire quello che rimaneva in noi 25 anni dopo e da quei semi vedere cosa ne potesse nascere da un punto di vista letterario».

    Nel titolo è contenuto un chiaro riferimento ad una delle canzoni più celebri del gruppo americano: «È un po’ una forzatura – spiega Ferrante – nel senso che è una rilettura alla lettera di una parte del titolo di “Smells like teen spirits”. Gioca tanto con la questione adolescenziale per il fatto che volevamo raccontare come, in un momento molto delicato della vita, Kurt Cobain ha contribuito a generare in noi una serie di sensazioni che poi sono sbocciate, dandoci anche modo di diventare quello che siamo. I 25 autori, in maniera adolescente, hanno cercato di rimuovere ogni filtro e quindi far deflagrare quello che gli scoppiava dentro nel momento in cui, a distanza di tanto tempo, andavano a risentire le stesse canzoni ascoltate da adolescenti e di dare loro voce, giocando molto con sé stessi, essendo ironici ma anche molto delicati». Piero Ferrante giunge per testimoniarci anche cos’abbia rappresentato per lui Kurt Cobain: «La ribellione. Ed è una cosa che ci accomuna un po’ tutti e 25 in questo cammino. Tra l’altro, molte delle persone che ne fanno parte non si conoscevano, non si erano mai viste e alcuni non si sono ancora visti e conosciuti. Per me, Kurt Cobain è stato il passaggio da una ribellione inconsapevole, quindi l’avversione alle regole dei genitori in maniera acritica, a una ribellione che passava dalla conoscenza. Con lui – conclude – sono uscito dal mondo dei piccoli e, attraverso i temi delle sue canzoni e le emozioni da lui trasmesse, sono entrato in quello dei grandi, dove mi dovevo confrontare con un mondo al pari del mondo».

    Quella di Kurt Cobain era una personalità, artistica e non solo, con addosso un carico di estrema sensibilità. E questo aspetto è emerso durante la serata, quando Christian Di Furia è entrato nei particolari del suo brano contenuto nel libro, dal titolo “Il mio cappellino rosso con i nastrini blu”. La canzone dei Nirvana al quale è legato è “Frances Farmer will have her revenge on Seattle” (contenuta nell’album “In Utero”, 1993): «La canzone è stata una scelta puramente musicale – spiega Di Furia -. Quando ascolto una canzone, raramente mi soffermo sul testo. Sembra un paradosso per me che con le parole ci lavoro, però quando ascolto una canzone mi concentro prettamente sulla musica, sull’arrangiamento, sulla melodia, sul suono degli strumenti. Quindi, quando l’ho scelta ne ho studiato per la prima volta il testo. Andando a scoprire la storia di Frances Farmer, mi si è aperto un mondo». Frances Farmer fu un’attrice americana, molto talentuosa, diventata nota negli anni ’30 del secolo scorso. Era un’artista fuori dagli schemi dello star system di Hollywood, che voleva invece attrici incasellate nello stereotipo della ‘femme fatale’. Questo causò non pochi problemi ad una personalità ribelle e riottosa come la sua, fino ad avere guai con la giustizia e finendo per essere addirittura sottoposta ad elettroshock. Kurt Cobain, provando una forte empatia nei suoi riguardi, le dedicò questa canzone, dopo aver dato anche il nome di Frances a sua figlia. Christian Di Furia, pur essendo in tenerissima età quando Cobain scomparve, ha sempre ascoltato i Nirvana, non nascondendo che fosse per lui anche questione di appartenenza. Sottolinea inoltre che un adolescente di oggi ha l’opportunità di «scoprire meglio» Kurt Cobain, poiché libero da quella idealizzazione eccessiva che appesantì la sua figura negli anni immediatamente successivi alla sua morte.

    “Come spiriti adolescenti” è un libro che affronta in modo anche dissacrante la scomparsa di Kurt Cobain, perché si ritiene, per certi versi, inverosimile che lui potesse morire. Per dirla con le parole di Piero Ferrante, Kurt Cobain è «una pietra appuntita scagliata, con tutta la forza possibile, contro un vaso nel suo punto più delicato. È la rottura di un equilibrio che però ne fa nascere un altro». Così come spesso i Nirvana hanno devoluto i propri incassi a favore di diverse cause civili, anche gli autori di questo libro rinunceranno ad ogni compenso e diritto. Il progetto che ne trarrà beneficio si chiama Dorp House, che a Torino si occupa di accogliere donne in stato di vulnerabilità (economica, sociale, familiare, abitativa, ecc.), appartenente al Gruppo Abele fondato da don Luigi Ciotti.

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