Ha avuto luogo nella serata di venerdì 17 maggio, presso l’Aula Consiliare “Giuseppe Di Vittorio” di Palazzo di Città a Cerignola, la presentazione del libro «Il socialista-Gli anni del giovanissimo Peppino Di Vittorio» (Il Castello Edizioni) del professor Gioacchino Albanese, noto storico locale. Si tratta di un’opera che mette al centro amore e rivoluzione, entrambi motori che hanno spinto il giovanissimo attivista nella sua terra d’origine a battersi per la giustizia sociale, volendo cambiare regole e convenzioni di un mondo che non poteva stargli più bene. Su questo sfondo di lotta a difesa di tanti lavoratori sfruttati e disperati, fatta seguendo la stella polare del Socialismo e che condurrà la stessa da una ribellione disorganizzata alla nascita delle prime leghe contadine, vi è il forte legame d’amore fra Peppino e la sua Lina, sbocciato in tenera età. In un’aula gremita, l’evento è stato presieduto dall’autore, da Domenico Carbone, presidente del Club per l’UNESCO di Cerignola, da Franco Metta, sindaco di Cerignola, Rino Pezzano, Assessore alle Politiche Sociali e del Lavoro, Giorgio Benvenuto, già Segretario Nazionale UIL, Roberto Cipriani, docente dell’Università Roma Tre, e dall’esperto di marketing e comunicazione Matteo Albanese. Diversi sono stati i temi e gli spunti posti al centro della discussione. Nel libro c’è tutto Di Vittorio, la maturazione del suo pensiero politico, sindacale e sociale, così come è presente l’antologia di Cerignola, con la sua gente, il suo tessuto sociale, le sue tradizioni e anche i suoi modi di dire dialettali. Si tratta di un’opera che, come ha tenuto a sottolineare Giorgio Benvenuto, Di Vittorio sarebbe stato contento di leggere: un libro storico che ha l’indubbia capacità di parlare alla gente, cosa tutt’altro che scontata.
Ne emerge la figura di ribelle ma riformista, colui che aveva una visione innovativa, per non dire trasgressiva, della figura del bracciante e della rivendicazione dei propri diritti. La conoscenza costituiva uno strumento imprescindibile per la sua lotta e la sua formazione da autodidatta, preferendo spesso un libro ad un pezzo di pane in più, ne è stata una lampante dimostrazione. Il genere del romanzo si presta ad essere un mezzo divulgativo di maggior efficacia. Il titolo “Il socialista” è una precisa fotografia di quella che è stata agli albori la lotta sindacale di Di Vittorio, è quanto ha evidenziato il professor Rinaldi. «Il libro nasce da lontano – spiega il professor Albanese, concessosi a lanotiziaweb.it -. Mia madre era bambina e spesso incontrava i capilega, Miscio e Quinto, che le davano un buffetto sulla guancia. A me piaceva quando raccontava questo. Ho fatto a lei la dedica del libro, perché mi ha avviato verso questo discorso dei capilega. Poi ho studiato per cinquant’anni la storia di Cerignola ed ho sentito che la vicenda di Di Vittorio era già per il popolo una storia, solo che bisognava trovare il linguaggio per esprimerla nel modo in cui era miticamente raccontata. E ci ho provato». La passione sentimentale e quella sindacale sembrano andare di pari passo in queste pagine: «Il lettore deve scoprire e valorizzare l’aspetto sentimentale – spiega l’autore – perché Carolina Morra, la compagna e poi moglie di Di Vittorio, era una presenza silente. È qualcosa di interessante perché è un modo tipico di consentire alla donna di partecipare a quelle che sono le attività del marito, ai pericoli, alle ansie, cercando di lenire questo stato d’animo quasi continuo. L’attivismo propriamente sindacale è tardivo in Di Vittorio. Inizialmente, c’era l’attivismo anarchico. Di Vittorio è il personaggio che non può e non vuole seguire molto le regole, se le regole sono quelle che hanno portato alla sottomissione di alcuni e ai privilegi di altri. Ho privilegiato il suo spirito anarchico, che era suo quando stava a Cerignola, e non quello sindacalista e quasi burocratico del dopo».
In conclusione, il professor Albanese sposta il focus su quanto la figura di Giuseppe Di Vittorio corra il rischio di non rappresentare quell’importante nume tutelare, specie per il nostro territorio: «C’è un problema molto forte. Il legame fra Cerignola e Di Vittorio è diventato debole. Ci sono episodi come quello avvenuto a Stornara due anni fa, riguardante i suoi ritratti dismessi da una sezione di partito e gettati per la strada, fin quando non sono stati adottati da un vigile urbano. E ci sono stati altri episodi dai quali sembra che Di Vittorio sia quasi dimenticato. Il problema vero è riattivare questa presenza ideale di Di Vittorio».