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    HomeNotizieCronacaInchiesta «Oro giallo» passa adesso al vaglio del «Riesame». Tutti i dettagli

    Inchiesta «Oro giallo» passa adesso al vaglio del «Riesame». Tutti i dettagli

    Olio di semi colorato e rivenduto come extravergine di oliva. DA OGGI IL TRIBUNALE DELLA LIBERTÀ COMINCIA A ESAMINARE I RICORSI DEI 24 ARRESTATI NEL BLITZ

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    Sbarca nelle prossime ore all’esame del Tribunale della libertà di Bari (oggi l’esame dei primi ricorsi difensivi, si prosegue giovedì) l’inchiesta «Oro giallo» di Procura foggiana e carabinieri del Nas (nucleo antisofistazione) sfociata nel blitz dello scorso 13 maggio con l’emissione di 24 ordinanze di custodia cautelare (14 in carcere, 10 ai domiciliari) firmate dal gip del Tribunale dauno ed eseguite tra Cerignola soprattutto, ma anche a San Severo, in Basilicata e Germania. L’accusa – sulla scorta di intercettazioni, sequestri, appostamenti, pedinamenti, acquisizioni documentali – ipotizza l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata a colorare con la clorofilla olio di semi, di soia e girasole per spacciarlo come extravergine di oliva: sarebbe stato prodotto al costo 1 un euro e 20 centesimo al litro e rivenduto una volta imbottigliato al prezzo oscillante tra i 5 e 10 euro in varie zone d’Italia, anche a ristoranti famosi, e in Germania.

    L’AFFARE MILIONARIO
    Prodotto al costo di un euro e 20 centesimi al litro e rivenduto in Italia e Germania sino a 10 euro

    Distinte le posizioni processuali degli indagati e articolati i ricorsi dei difensori contro il corposo provvedimento restrittivo firmato dal giudice per le indagini preliminari di 371 pagine, cui sono allegate migliaia di pagine di atti d’indagine. Alcuni difensori chiederanno al Tribunale della libertà la scarcerazione degli indagati per mancanza di indizi; altri per insussistenza di esigenze cautelari; c’è chi solleciterà l’adozione di misure cautelari meno gravi (di carcere e domiciliari) visto che i reati e i comportamenti contestati risalgono ad anni fa.

    LA DIFESA
    Sosterrà anche che i fatti contestati risalgono ormai a quasi 3 anni fa

    In occasione della conferenza stampa svoltasi a Roma nella caserma dell’Arma «Salvo D’Acquisto» – presenti tra gli altri il procuratore capo e l’aggiunto di Foggia – gli investigatori hanno parlato di un giro di affari di circa 8 milioni all’anno, rimarcando anche come il 90% dell’olio giunto presso un oleificio cerignolano, ritenuto uno dei punti principali di snodo del giro illecito, fosse successivamente sofisticato e commercializzato. Nel corso delle indagini – cui hanno collaborato sia l’Europol, ossia l’ufficio di polizia europeo, sia Eurojus, ossia l’agenzia che si occupa del coordinamento investigativo per i reati a carattere transnazionale – i carabinieri del Nas in Italia e la Polizia in Germania hanno eseguito 28 sequestri di olio sofisticato durante le fasi di trasporto e consegna del prodotto; e fermato 6 autotreni ognuno dei quali trasportava 23mila litri di olio «colorato» diretti in Germania. Al momento del blitz poi, oltre ai 24 arresti, i carabinieri hanno sequestrato 2 immobili; 1 azienda olearia; una serie di veicoli riconducibili all’associazione tra cui i 6 autotreni già oggetto di sequestro durante le indagini; 150mila litri di olio sofisticato per una valore stimato dagli investigatori nell’ordine di un milione e 200mila euro.

    L’ORGANIZZAZIONE E LA RETE Se i difensori di molti dei 24 indagati chiederanno al Tribunale della libertà di Bari la scarcerazione e/o misure cautelari meno gravi di quelle disposte dal gip del Tribunale di Foggia (carcere per 14, domiciliari per 10) rimarcando tra l’altro che i fatti contestati risalgono essenzialmente al 2016, il giudice Manuela Castellabate firmatario della maxi-ordinanza ha spiegato perché solo carcere e domiciliari possano evitare i rischi di reiterazione del reato, inquinamento delle prove e di fuga. «Gli esiti delle indagini» si legge in un passaggio delle 371 pagine dell’ordinanza cautelare «hanno permesso di tratteggiare un quadro oltremodo allarmante, essendo emersa l’esistenza di una radicata organizzazione criminale finalizzata a frodi in commercio nel territorio cerignolano, che poi nel corso di diversi anni ha esteso i suoi confini dapprima in varie regioni d’Italia per poi raggiungere attraverso una rete di piazzisti i confini internazionali e la Germania, rete distributiva assegnata esclusiva- mente all’unità che faceva capo a Paolo Merra, pluripregiudicato ed esperto del settore». Il gip parla di «soggetti spregiudicati incuranti del rispetto della legalità, come si desume da diversi comportamenti: tutte le volte che hanno compreso d’essere sottoposti a indagini da parte dei Nas e nonostante avessero subìto in diverse zone di Italia e in Germania plurimi sequestri dell’olio sofisticato, con conseguenti danni economici; malgrado ci fossero stati sopralluoghi presso alcuni dei loro depositi e avessero scoperto fortuitamente la telecamera nascosta nell’oleificio “Si.Ol”; tuttavia hanno sempre perseverato pervicacemente nella consumazione della condotta fraudolenta, correndo consapevolmente grossi rischi pur di raggiungere il loro risultato, ossia conseguire ingenti profitti». «E per farlo» prosegue l’analisi del giudice «hanno cercato di “risolvere il problema”» (cosi se ne parla in una intercettazione) «attivando la manovalanza dell’associazione per spostare la sede della sofisticazione dalla “Si.Ol” in un deposito di un autoparco».

    tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno

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