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    La Fondazione “Pesciolinorosso” ha incontrato gli studenti del “Pavoncelli”

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    Auditorium dell’IISS Pavoncelli di Cerignola gremito di studenti ieri, 2 aprile, per ascoltare le testimonianze di Gianpietro Ghidini e Carolina Bocca della Fondazione “Pesciolinorosso”. Silenzio assordante tra gli studenti che hanno ascoltato storie vere da due genitori, ricchi di energie vitali che hanno deciso di dedicarle ai giovani e alla loro crescita, portando nelle scuole la loro storia, la storia dei propri figli. Giampietro non ce l’ha fatta, Carolina sì, ad aiutare il proprio figlio ad uscire dal maledetto tunnel della droga. Due interventi straordinari, parole autentiche e dolci che sono entrate nell’anima di ogni studente, come quelle di genitori innamorati profondamente dei propri figli. Carolina ha presentato la sua storia attraverso il libro “Soffia forte il vento nel cuore di mio figlio”, letto dai ragazzi nel “progetto lettura”, e che ha dato spazio ad un dibattito con l’autrice, ma soprattutto con una mamma. Come spesso accade, si parte da una “innocente” canna, ma il passo è breve per drammatici cambiamenti nel carattere e nel comportamento, come se nel periodo adolescenziale non ve ne fossero già abbastanza!

    Carolina è una mamma che ha visto suo figlio perdersi e poi, dopo tanta fatica e tanto impegno, ritornare a se stesso, seppur con la sua inconfondibile insicurezza. Ancora oggi talvolta zoppica, spesso barcolla, ma non cade più e non cade perché ha già sperimentato cosa sia la dipendenza, quella vera, quella che ti fa perdere tutto e ti fa apparire forte aggressivo al di fuori mentre dentro sei un cumulo di macerie, di pezzi di vita crollati passo dopo passo, insicurezza dopo insicurezza. Carolina è una donna forte e serena oggi, che ha attraversato e poi superato l’inferno di un figlio tossicodipendente, al quale sembrava apparentemente non mancare nulla.

    Non si è parlato solo di droga, ma anche di gioia, di vita e che l’unica stella da seguire non è il successo e il danaro, ma la felicità. E la felicità dipende dalla possibilità di gestire il proprio tempo. E se vogliamo far capire ai giovani il tempo, il loro tempo, dobbiamo aiutarli a comprendere cosa è vero e cosa non lo è, distinguere quali dispositivi – sociali, tecnologici, linguistici – li deprimono e li sfruttano da quelli da riprendere, riprogrammare e ridefinire. Gianpietro ha ipnotizzato i ragazzi, Carolina li ha conquistati. Ma un messaggio forte è stato rivolto anche agli adulti, che devono riappropriarsi del proprio tempo, combattere la cronofagia, dedicarsi ai giovani, figli o studenti che siano, nella consapevolezza delle grandi responsabilità degli adulti, genitori, docenti o dirigenti che siano. “La presenza genera una forma di comunicazione memorabile. L’assenza ci relega a genitori di periferia, satelliti lontani nelle vite delle nuove generazioni”. Soffia forte il vento, nel cuore di mio figlio” è un monito per tutti, genitori e figli, e ha il suono di una delle cose più naturali su cui dovremmo basare le nostre relazioni: l’ascolto. Le vittime sono spesso infatti i ragazzi inascoltati, che si sforzano di essere ciò che non sono, per allontanarsi da una realtà in cui non si riconoscono e vivere una vita di continua sfida verso se stessi e verso gli altri. E il più grande insegnamento, di Carolina e di suo figlio, è tutto racchiuso nel saper ricominciare, per vedere con occhi nuovi la meravigliosità della vita e di tutte le sue possibilità.

    Rimarcando l’aspetto duale di istruzione ed educazione – aggiunge Pio Mirra – l’insegnamento delle discipline non è da solo sufficiente alla maturazione globale dei giovani; esse devono essere apprese all’interno di un contesto che valorizzi le dimensioni etiche della conoscenza. D’altra parte è difficile pensare che si diventi eroe e santi in virtù delle discipline di insegnamento: Seneca fu maestro di Nerone e Gesù lo fu di Giuda. E in rapporto alle emergenze del nostro tempo, droga, alcol, violenza, alle carenze, ai bisogni la scuola deve rispondere attraverso proposte educative che si propongono di mediare fra bisogni, discipline e valori: l’educazione diventa allora il sale che dà sapore ai saperi, affinchè i contenuti presenti nelle discipline diventino significativi e contribuiscano allo sviluppo completo delle personalità giovanili.

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