Sul recupero degli “ex-stalloni” Pavoncelli annessi all’ex-caserma “Nino Bixio” interviene anche l’ANAC (Autorità nazionale Anticorruzione), che si è espressa su precisa istanza presentata da ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili). Oltre ad essere questione trattata all’interno della relazione del Prefetto Raffaele Grassi, gli ex-stalloni sono dunque oggetto della delibera 1049 del 13 novembre 2019 proprio dell’ANAC. In merito alla procedura aperta per i lavori di recupero edilizio e funzionale di tale immobile, da adibire a struttura a ciclo diurno per anziani e anziani non autosufficienti, l’Autorità «ritiene che non sia conforme l’operato della stazione appaltante che inserisca nella lex specialis la previsione di criteri premianti all’offerta tecnica che presenti prestazioni aggiuntive rispetto al progetto esecutivo posto a base di gara».
Di fatto, spiegano in premessa dall’ANAC, che in casi simili «le stazioni appaltanti non possono attribuire alcun punteggio per l’offerta di opere aggiuntive rispetto al progetto esecutivo previsto a base d’asta». Inoltre si sottolinea come la disposizione all’interno delle linee guida sull’offerta economicamente più vantaggiose «impedisca alla stazione appaltante di proporre un confronto competitivo su varianti di tipo meramente quantitativo, in termini di opere aggiuntive offerte, che potrebbero rivelarsi lesive del principio di economicità di esecuzione ovvero di qualità della prestazione». Di seguito la delibera.
LE PAROLE DEL PREFETTO SUGLI EX-STALLONI Ancora vicende amministrative poco chiare relative ai procedimenti stessi o ad altri collegati alla vicenda come si legge anche nella relazione del Prefetto. Lavori affidati nell’agosto 2017 alla «società OMISSIS, con sede in Sannicandro di Bari, per un importo complessivo pari a €. 549.917,06». Un episodio in particolare ha catturato l’attenzione della Commissione: «Nel corso di un accertamento ispettivo […] effettuato in data 23.5.2019, è stata accertata la presenza, presso il cantiere edile ‘ex stalloni’, oltre che del capo cantiere, OMISSIS, anche di OMISSIS – dipendente della società dal 1.12.2017 al 28.12.2018 (e quindi non al momento dei fatti, ndr) con mansioni di geometra – il quale aveva con sé una cartellina contenente documentazione inerente la citata ditta». Qualche riga dopo si spiega il perché dell’attenzione rivolta a questo soggetto: «OMISSIS è il fratello del ben più noto OMISSIS, pluripregiudicato, elemento di spicco del clan OMSSIS, condannato per associazione di tipo mafioso». E ancora, «Nell’occorso OMISSIS ha dichiarato di non essere più dipendente della OMISSIS e di continuare ad avere rapporti con la stessa in regime di libera professione». Oltre al fatto che attorno al cantiere graviti una figura vicina ai clan, altrettanto oscuro è il procedimento amministrativo che ha portato all’aggiudicazione della gara e delle circostanze che l’accompagnano. Si scrive infatti che: «ancora una volta una sola impresa partecipante alla gara, nonostante la consistenza del prezzo a base dell’asta (come vedremo infatti nei successivi focus, non si tratta dell’unico caso in cui si è verificata questa situazione “inusuale”, ndr), una ditta con sede legale fuori provincia che, nel momento in cui viene ad operare in Cerignola, recedono il rapporto formale di lavoro con un soggetto ‘conosciuto’ nell’ambiente cerignolano».