Ha avuto luogo nel tardo pomeriggio di sabato 23 marzo a Cerignola, presso la libreria “L’albero dei fichi”, la presentazione di «Meglio così», il libro della docente e psicoterapeuta Anna Caiati (edito da Temperino Rosso) nel quale, attraverso il genere della fiaba, si parla ai bambini del delicatissimo tema della pedofilia. La pluriennale esperienza professionale, a contatto con i più piccoli, ha fatto maturare nell’autrice l’idea che il più importante strumento di difesa di cui attrezzarli sia quello della consapevolezza. È fondamentale che sappiano che non tutti gli adulti sono buoni e questo messaggio lo si può far giungere meglio attraverso una fiaba con apposite illustrazioni. Poco prima dell’evento, realizzato in collaborazione con le Associazioni cittadine Age Cerignola, We Make e Cor Solis, è la stessa docente a spiegare a lanotiziaweb.it cosa abbia fatto scaturire in lei questa idea: «Il progetto nasce fondamentalmente dal fatto che ho avuto in cura una ragazza che, da bambina, era stata abusata e che per questo era andata in anoressia, che spesso copre situazioni di abusi. Non poteva sopportare fisicamente una psicoterapia e venne quindi ricoverata al Policlinico di Bari. Dopo questo, si suicidò. Questo mi ha molto segnata. L’ho incontrata una volta sola e mentre andava via mi disse più volte ‘Perché mia madre non mi ha mai creduta? Glielo dicevo che quell’amico di famiglia non mi piaceva’. Oggi sono sempre più convinta che basti un po’ più di consapevolezza, da parte dei genitori, per evitare un danno irreparabile».
Il libro ha due protagoniste: Francesca, che porta il nome della figlia della dottoressa Caiati, che enuncia 5 cose che con i bambini non vanno assolutamente fatte (non abituarli a familiarizzare con sconosciuti, non chiedergli di baciare chiunque, non salutarli con dei baci sulla bocca, non pubblicarne foto sui social e non parlare di loro sui social) e Silviotta, che elenca 5 comportamenti da assumere con loro (ascoltarli, credergli, dare loro indicazioni precise di comportamento, rispondere sempre alle domande, aiutare a capire). «Per me, il primo compito del genitore è proteggere il minore, a tutti i livelli», spiega la psicoterapeuta, che aggiunge: «I social sono diventati un pericolo. Un pedofilo disse in un’intervista che le notizie le prendeva da lì. Li geolocalizzava sui social grazie a quei genitori che scrivevano che i loro bambini erano talmente maturi da tornare a casa, da scuola, da soli. L’orgoglio genitoriale deve necessariamente lasciare il posto alla protezione del bambino. Quindi, niente foto e niente parlare di loro, anche perché diventati adulti possono non gradire. Sono persone e non nostre appendici». La dottoressa Caiati tiene anche a sottolineare quanto il bambino, per sua natura, non tenda ad avere una grossa familiarizzazione. È un gap molto importante che, inspiegabilmente, gli adulti cercano di fargli forzare: «Questo chiedere al bambino di baciare ed essere gentile con chiunque, lo faremmo mai con adulto? Inoltre, ho condotto una battaglia personale a scuola contro quei genitori che lasciavano i bambini baciandoli sulla bocca. Un’altra cosa, tipicamente meridionale, è quella di far chiamare tutti gli adulti ‘zio’ e ‘zia’. No, ci sono il padre e la madre e poi gli estranei che, se il bambino dice di non gradire, va almeno ipotizzato il perché ed ascoltato».
Questo libro può fungere da “cassetta degli attrezzi” per le agenzie educative: «Può sicuramente servire agli insegnanti – afferma l’autrice -. Subito dopo i genitori, allertano loro. Genitori ed insegnanti devono essere molto più accorti nell’accogliere i messaggi e decodificarli». Il focus si sposta sul genere narrativo scelto, quello della fiaba: «Ha un linguaggio leggero ed accattivante. Per parlare di una cosa così pesante, che nel libro definisco “il male assoluto”, non si può spaventare il bambino. Anche perché i genitori oscillano tra il non parlarne, magari perché non sono attrezzati ed è bene che lo facciano, e il parlarne in maniera terroristica, sbagliando perché il bambino dovrà avere da una certa età in poi una sua vita sociale. I bambini sono assolutamente capaci di attirare l’attenzione su cose che non funzionano come dovrebbero. E i genitori devono saperli ascoltare».
Durante la presentazione ed il dialogo con il pubblico accorso, moderata dalla counselor Mattea Belpiede, vengono toccati molti ed interessanti punti. Si pone l’accento su come siano, sì, importanti le competenze, ma non quanto le capacità relazionali. Un aspetto tutt’altro che marginale è quello di sapersi porre, da un punto di vista proprio fisico, nei riguardi del bambino: fermarsi, qualsiasi cosa si stia facendo, abbassarsi alla sua statura e ascoltarlo guardandolo negli occhi, può risultare fondamentale per fargli comprendere quanto lui sia importante. Si parla, successivamente, della losca figura del pedofilo, un soggetto che calcola cinicamente il proprio tempo per acquisire la fiducia del piccolo. È perciò importante la tempistica con la quale genitori, insegnanti ed altri educatori devono riuscire a cogliere quei segnali per poter intervenire prima che sia tardi. La proficua serata volge al termine con un messaggio molto chiaro lanciato dalla dottoressa Caiati: «I bambini non dicono bugie e ci tengo a sottolinearlo da psicoterapeuta, da insegnante e da mamma. Se segnalano qualcosa, dobbiamo accendere i riflettori».