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    Palazzetto gremito per ricordare Agostino e Aurora

    Nel corso della commemorazione, il ricordo della mamma di una delle vittime e del conducente dell’auto sulla quale viaggiavano i due ragazzi che ha detto: «credetemi, non è stata colpa mia»

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    Non è rimasto inascoltato l’appello del Vescovo Mons. Luigi Renna che aveva invitato la comunità, i giovani in particolar modo, a riunirsi per un momento di riflessione e preghiera, tenutosi nella serata di ieri, venerdì 18 gennaio, presso il Palazzetto dello Sport, per meditare e commemorare Agostino Antonacci e Aurora Traversi, tragicamente scomparsi nell’incidente accaduto nella notte tra sabato 12 e domenica 13 in via dei Mandorli.

    Ritrovarsi a pochi metri dal luogo della tragedia non solo per ricordare le due vittime, ma anche per riflettere sul valore della vita, ancora più preziosa nell’età dell’adolescenza, e per portare il silenzio «che aiuta a trovare le parole giuste e a non mietere altre vittime» nella comunità che anche in questa circostanza si era lasciata coinvolgere dalla spettacolarizzazione e dalle polemiche social. L’idea di proiettare i messaggi di commiato e le preghiere che i partecipanti inviavano ad un numero di cellulare realizzato ad hoc nel corso della commemorazione si spiega proprio come un tentativo di esorcizzare il frastuono social che adesso lascia spazio alla meditazione. Tra letture, canzoni e riflessioni, la serata si sviluppa come una lettera rivolta ai due giovani scomparsi per dire loro quanto sia preziosa la vita, che a quell’età oscilla tra la curiosa meraviglia di un adolescente e l’assurdità della fragilità umana, di fronte alla quale la comunità sente il bisogno di stringersi e riscoprirsi unita. «Siamo uomini fragili, non onnipotenti. È questo che ci rende umani» si legge in uno dei messaggi proiettati.

    La cerimonia è stata segnata da due momenti molto struggenti, il primo quando la madre di Agostino legge una lettera nella quale ripercorre la normalità della vita quotidiana e il rapporto che intercorre tra una madre e proprio figlio: «Spero che possa essere un esempio per i tuoi amici e coetanei non solo per quello che è successo, ma anche per come sei stato in vita, sempre allegro e positivo». Subito dopo prende parola Michele Balzano, il ragazzo alla guida dell’auto in quella sciagurata notte. Visibilmente provato, parla fianco a fianco con la mamma di Agostino e riporta alla mente l’amicizia e i bei momenti precedenti all’incidente. «Credetemi, non è stata colpa mia», conclude così rivolgendosi con queste parole ai presenti il 22enne che ha partecipato alla commemorazione proprio nel giorno in cui era stata disposta la sua scarcerazione dai domiciliari. Gesto e parole molto forti quelli del ragazzo, come evidenziato dal Vescovo che sottolinea come «è davvero bello che, anche se i legami vengono troncati dalla morte, questi continuano a esistere nell’animo di chi resta».

    Mons. Renna ha voluto concludere il momento di preghiera lasciando anche il proprio messaggio, rivolto ad Aurora ed Agostino, ma anche a tutti i giovani presenti: «La nostra vita ha un valore immenso per Dio e per i nostri genitori, che sono state le prime persone che abbiamo chiamato e anche le ultime. Ma poi rimane a te, caro giovane, il compito di dare valore alla tua vita, di volerti bene e volere bene. Sappi dire di no a chi ti vende il solo mondo magico dei paradisi artificiali, a chi ti propone lo sballo e non la vera gioia. Sappi dire si al tuo futuro, ad una vita bella, vissuta in pienezza. Come diceva Don Bosco, non rimandare a domani il bene che potresti fare oggi perché forse domani potrebbe essere troppo tardi». La tragedia di Via dei Mandorli ha profondamente scosso la città come raramente è accaduto. Ma lo stare insieme come comunità, che comprende tutti, dal parente al cittadino, dal religioso all’autorità amministrativa, e il riunirsi nel silenzio hanno permesso di iniziare a fare ordine nel grande caos che lascia un lutto così doloroso. In un momento storico caratterizzato da varie tensioni, l’evento di ieri sera ci ricorda che la nostra comunità è anche capace di provare pietà e andare oltre la rabbia ed il rancore facendo germogliare semi di umanità.

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