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    Viadotto A26: falsi report e crolli. Vicini alla chiusura

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    Dopo un anno e 4 mesi dal crollo del ponte Morandi, un altro crollo rende la Liguria isolata, proprio come negli anni 30. Parliamo del crollo avvenuto durante la giornata di domenica scorsa, quando il viadotto dell’A6, Savona-Torino, ha ceduto. La procura di Savona ha iniziato i suoi accertamenti sullo stato dei piloni del tratto crollato tra Altare e Ferrania. Il procuratore, Ubaldo Pelosi ha dichiarato: “Abbiamo fatto alcuni sopralluoghi ma per chiarire i fatti ci vorrà tempo”. Per quanto riguarda lo stato dei piloni e sull’ipotesi che possano essere loro la causa del crollo, il procuratore ha affermato: “È impossibile dirlo adesso, sono oggetto delle indagini”. Da ciò che trapela dall’inchiesta, si evince che l’Anac aveva già aperto un’inchiesta sul tratto crollato e che stava controllando le spese di manutenzione e soprattutto il loro effettivo svolgimento da parte dei concessionari autostradali. I documenti che hanno in mano gli inquirenti, rivelano che non sono state rispettate le percentuali previste dalla legge e tra le tante concessionarie coinvolte, spunta il nome dell’Autostrada dei Fiori.

    Liguria isolata, chiusa A26

    In seguito al crollo del tratto dell’A6, anche una parte dell’A26, nei pressi di Genova, è stata chiusa per fare delle verifiche. In questo modo la Liguria rischia di essere isolata dal resto del Paese. A partire dalle 21.30 di ieri, in base alle dichiarazioni, rese note da Autostrade per l’Italia, il tratto dell’A6, compreso l’allacciamento con l’autostrada A10 e lo svincolo di Masone, rimarranno chiusi fino a fine accertamenti. Come si può leggere anche sull’articolo riportato da Lettoquotidiano, il governatore della Liguria, Giovanni Toti ha commentato così la chiusura del tratto: “Genova ora è isolata, siamo tornati agli anni ’30. Va bene il provvedimento per la sicurezza dei cittadini, ma il governo deve pensare anche all’economia di una città, deve garantire gli spostamenti e il primo sistema portuale italiano che ora è irraggiungibile. Spero che si chiarisca tutto questo”. “Genova ha fatto molto da dopo il crollo del Ponte Morandi, mi chiedo cosa hanno fatto gli altri oltre a parlare della revoca delle concessioni”. “La situazione è difficile ma al primo posto viene la sicurezza dei cittadini ma bisognava aspettare un anno e quattro mesi dal crollo del Ponte Morandi? Voglio saper dal governo che cosa sta facendo non sulla A26 ma su tutte le infrastrutture della Liguria”, ha concluso il presidente della Liguria.

    Le cause del crollo: dichiarazioni degli esperti

    Nicola Casagli dell’Università di Firenze e Luca Ferraris della Fondazione Cima, due esperti della Protezione Civile, hanno dichiarato che il crollo del tratto dell’A6 è avvenuto in seguito al forte impatto del fango sui piloni del viadotto, che è sceso molto velocemente e da un’altezza considerevole, attraverso un bacino stretto. Al termine del sopralluogo, avvenuto in aereo, si è giunti alla conclusione che la frana è scesa da un’altezza di 300 metri a una velocità disarmante, 20 metri al secondo. La quantità di fango e la velocità hanno fatto si che i piloni cedessero sotto l’impatto e il risultato è stato devastante. Le indagini concluse dei vigili del fuoco, hanno confermato che né veicoli né persone sono state coinvolte durante il crollo. Fortunatamente una macchina che si stava avvicinando al tratto crollato è riuscita a fermarsi in tempo e ad avvisare gli altri automobilisti che stavano percorrendo l’A6. “La frana ora sembra ferma, ma i 15 mila metri cubi di materiale potrebbero scendere in qualsiasi momento ampliando i fianchi dello smottamento”, dichiarano in conclusione gli esperti.

    Tempistiche della ricostruzione

    Bernardo Magrì, l’amministratore delegato di Autofiori, ha dichiarato durante la riunione in Prefettura a Savona, insieme al ministro delle infrastrutture, Paola De Micheli: È tecnicamente possibile poter ricostruire la parte del viadotto crollata in quattro mesi con l’ipotesi di una campata in acciaio non sorretta da un pilone”. “Stiamo già lavorando a questa possibilità con la nostra unità di crisi”.

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