Il Tribunale della libertà ha accolto il ricorso dei difensori di tre cerignolani coinvolti nel blitz della Dia del 20 maggio contrassegnato da un maxi-sequestro di beni per un valore quantificato dagli investigatori in 4 milioni a carico di 14 persone. I giudici del riesame di Foggia (ha sede nel capoluogo dauno per quanto riguarda sequestri e dissequestri di beni mobili e immobili; e a Bari in tema di libertà personali) hanno così dissequestrato un’azienda, un’auto e un terreno intestati e/o di proprietà di tre cerignolani. Nel discutere in camera di consiglio davanti ai tre giudici il ricorso contro i sequestri preventivi e/o per equivalente firmati dal gip del Tribunale di Foggia, gli avvocati Francesco Santangelo, Marcello Coletta e Annachiara Datti hanno sostenuto che i tre beni oggetto del ricorso erano di proprietà dei titolari che li avevano acquisiti lecitamente: si tratta di un’azienda cerignolana che commercializza e distribuisce bevande, il cui valore è stato quantificato dalla Dia in mezzo milione d’euro, intestata ad una donna del luogo che nell’inchiesta è indagata per l’ipotesi di reato di trasferimento fraudolento di valori (per evitare misure di prevenzione patrimoniali si trasferisce il bene a una terza persona); di una «Mercedes» di proprietà di un commerciante del centro ofantino, che commercializza in auto e che nell’inchiesta non è indagato; e di un terreno intestato a un terzo cerignolano, che nell’inchiesta della Procura foggiana è indagato a piede libero per riciclaggio.
Le motivazioni del provvedimento di dissequestro di azienda, auto e terreni verranno depositate nelle prossime settimane. «L’operazione della Dia che questa mattina ha interessato la provincia di Foggia» si leggeva nel comunicato diffuso il 20 maggio scorso «si è conclusa con il sequestro di beni per 4 milioni di euro nei confronti di 14 persone; complessivamente sono 27 gli indagati della Procura di Foggia per estorsione; riciclaggio; impiego di beni o utilità di provenienza illecita; autoriciclaggio; trasferimento fraudolento di beni; turbata libertà degli incanti; falsità materiale e violazione della normativa tributaria».
Il maxi-sequestro di beni vide impegnati un centinaio di agenti della Dia, carabinieri, poliziotti e finanzieri. Al sequestro di beni – aggiungevano gli investigatori – si era arrivati svolgendo indagini patrimoniali su un quarantaseienne di Cerignola ritenuto contiguo a clan locale. Il provvedimento di sequestro a carico di 14 persone riguardò un’azienda agricola di 28 ettari del valore di un milione; un’azienda commerciale per la vendita di bevande all’ingrosso del valore di 500mila e ora dissequestrata da «Tdl»; un parcheggio attrezzato per veicoli industriali del valore di un milione; due appartamenti e un locale commerciale del valore complessivo di 600mila euro; una barca e una moto d’acqua del valore di 160mila euro; 13 auto, tra cui la «Mercedes» ora dissequestrata; quote societarie e bancarie per oltre 200mila euro.
tratto da La gazzetta del Mezzogiorno