Sul demansionamento degli otto dipendenti ex-Sia, oggi Tekra, si muovono politica, sindacati e, nelle prossime ore, probabilmente anche la commissione straordinaria. Infatti risulta inspiegabile che a professionalità qualificate come i dipendenti in oggetto si possa chiedere di “retrocedere” al terzo livello. Il tutto in maniera unilaterale, ma non solo. Quel che più stupisce è che a farlo sia un’azienda che gestirà il servizio per soli 6 mesi. La Tekra dunque, provvisoriamente chiamata a gestire il servizio di raccolta a Cerignola dopo il crack di Sia, demansiona senza comunicare alcun criterio di scelta sul personale a cui ridurre il livello occupazionale. Ad accendere il faro sulla questione era stato alcuni giorni fa Tommaso Sgarro, ex consigliere del centrosinistra a Cerignola. A ruota i Sindacati ed altre formazioni politiche. L’azienda campana ha tuttavia precisato le proprie ragioni, risultate però deboli, in virtù soprattutto del fatto che bene si conoscevano le condizioni e i costi prima di procedere all’aggiudicazione.
Di fatto tra i dipendenti “in zona retrocessione” ci sono laureati e vincitori di concorso; inspiegabilmente confermati invece amministrativi con titoli inferiori. Il tutto senza la comunicazione di alcun criterio che abbia guidato la scelta. Chiedere un arretramento al terzo livello è parso a molti uno stratagemma per far andare via professionalità stimate che difficilmente rinunceranno a quanto conquistato in oltre vent’anni di lavoro. Alla lettera dei Sindacati, intervenuti sui fatti, che annunciavano il possibile stato di agitazione, non è seguita al momento alcuna replica dell’azienda. Di contro l’intervento più atteso a questo punto è quello della Commissione Straordinaria, che, sulla base di quanto sancito a livello contrattuale con l’azienda campana, dovrebbe chieder conto di questo tiro mancino di Tekra. A rischio non c’è solo il declassamento di otto lavoratori ma la credibilità dell’Ente.
Gennaro Balzano
La Gazzetta del Mezzogiorno