È stata un’autentica lectio magistralis quella da tenuta da Renato Brucoli, presso il salone dell’Episcopio sabato 25 gennaio. L’iniziativa si pone sulla scia del più recente indirizzo magisteriale indicato dal Vescovo Luigi Renna nella sua ultima lettera pastorale e ribadito a margine della recente marcia della pace, quando era stata sottolineata la volontà di contribuire alla formazione di una nuova coscienza politica cittadina. L’editore e giornalista, nonché storico collaboratore di don Tonino Bello, ha dialogato con Gennaro Balzano (cronista de lanotiziaweb.it e della Gazzetta del Mezzogiorno) sul tema “Giornalismo, Etica e Politica” per riconoscere come il secondo elemento sia l’ago della bilancia tra il primo e il terzo e capire quali siano la responsabilità di chi racconta la realtà di tutti giorni.
«I valori che impegnano il giornalista sono quelli contenuti nella Costituzione, e cioè libertà, democraticità e solidarietà. Chi non si inserisce in questo solco, diffondendo fake news e cercando di fare clamore, opera nell’orizzonte dell’inciviltà – ammonisce Brucoli -. Ciò non vuol dire che il redattore debba rinunciare al diritto di cronaca e di critica, ma che abbia l’obbligo di dire la verità». «Nessuno deve pensare di avere tutta la verità in mano -prosegue -, al contrario deve riconoscere di possederne solo un frammento e non deve servirsi di questo per minacciare gli altri ma per ricomporre il complesso quadro della realtà».
In un mondo dell’informazione minato da fake news e informazione tendenziosa, la risposta è il giornalismo di qualità, «quel modo di fare informazione proposto nelle leggi dello Stato e nella Carta costituzionale che segue i valori della libera informazione critica, della buonafede, del rispetto della persona umana, della verifica delle fonti e rettifica». La linea è quindi tracciata e definita, ma per Brucoli esistono ancora dei vuoti che i giornalisti devono impegnarsi a colmare: «Mancano le buone notizie, che servono a dare speranza e spezzare il circolo, e il giornalismo di prossimità. Non ci si può limitare a dare notizie che rimbalzano sulla rete, dobbiamo ricominciare a vivere la realtà incontrando le persone e le fonti».