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    Mafia, imprenditori, politici: preoccupa l’«area grigia». A Cerignola diversi gli affari criminali

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    Spietata, violenta, omertosa (pentiti zero, o quasi), in evoluzione e in espansione emulando i moduli organizzativi della ‘ndrangheta calabrese; e con un’area grigia sempre più consolidata e punto di incontro tra mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e apparati della pubblica amministrazione. Ecco in estrema sintesi la «quarta mafia d’Italia» – con un ruolo sempre più centrale della «Società foggiana che estende i propri tentacoli anche in parte della provincia – che continua a uccidere, intimorire, campare di droga e racket principalmente, ma che si proietta sempre più nel futuro. Ecco la sintesi di quanto scrive la Direzione investigativa antimafia nelle 15 pagine dedicate al Foggiano ed alla quarta mafia d’Italia» – di cui fanno parte «Società foggiana», mafia garganica e mafia cerignolana – nella relazione al parlamento sulla situazione della lotta alla criminalità organizzata in Italia.

    «Nella provincia di Foggia» scrivono gli investigatori «il forte legame dei gruppi criminali con il territorio, i rapporti familistici di gran parte dei clan foggiani e la massiccia presenza di armi ed esplosivi favoriscono un contesto ambientale omertoso e violento. L’assoggettamento del tessuto socio-economico, quando non è direttamente connesso agli atti intimidatori perpetrati dalle cosche, è il risultato della diffusa consapevolezza che la mafia del Foggiano è spietata e punisce pesantemente chi si ribella». La Dia pone l’accento sulla «peculiare eterogeneità della mafia foggiana, suddivisa in tre distinte articolazioni. Importanti indagini e processi confermano come il fenomeno mafioso in Capitanata, analogamente a quanto avvenuto in passato per le altre mafie italiane, sia avviato verso forme più strutturate e sistematiche di organizzazione. Segnali di questa evoluzione, peraltro già monitorati nel 2018, trovano riscontro nel ruolo di centralità assunto dalla “Società foggiana”» (la mafia di Foggia nata negli anni Ottanta) «strumentale al controllo monopolistico delle attività illecite, al superamento delle criticità causate dalle attività di contrasto delle forze di polizia ed ai magmatici rapporti interni tra le stesse consorterie. Si configura, quindi, una tendenza al superamento di quelle forme di instabilità e conflittualità tipiche della camorra campana, cui la mafia foggiana è legata per ragioni di criminogenesi, per protendere verso nuovi assetti organizzativi, più consolidati e fondati su strategie condivise, emulando in tal modo, anche in un’ottica espansionistica, la ‘ndrangheta».

    Le indagini «dimostrano inoltre come anche nella provincia di Foggia si stia consolidando un’area grigia, punto di incontro tra mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e apparati della pubblica amministrazione. Una “terra di mezzo” dove affari leciti e illeciti tendono a incontrarsi, fino a confondersi. Lo scioglimento dei consigli comunali di Monte Sant’Angelo e Mattinata, nonché quelli di Manfredonia e Cerignola intervenuti a ottobre 2019, sono indicativi di questa opera di contaminazione. Inoltre numerose sono state le interdittive antimafia della prefettura di Foggia nei confronti di soggetti vicini ai sodalizi e operanti nei più svariati settori dell’economia, tra cui appalti pubblici, edilizia, tutela dell’ambiente e gestione dei rifiuti». «Le indagini confermano come le consorterie foggiane continuino a prediligere i tradizionali settore del traffico di droga, racket delle estorsioni (anche attraverso servizi di guardiania), usura, gioco d’azzardo, rapine (compresi gli assalti ai portavalori), furti di auto e mezzi agricoli».

    CERIGNOLA A Cerignola opera la mafia degli affari, più ricca, capace di diversificare, e così forte nel controllo del territorio che dalla metà degli anni Novanta a oggi ha contato non più di una mezza dozzina di omicidi di criminalità. «Nel basso Tavoliere, l’esistenza di un organo decisionale condiviso fa sì che la criminalità cerignolana» scrive la Dia «non risenta delle fibrillazioni in atto nel resto del Foggiano. La mafia cerignolana manifesta una comprovata capacità di assoggettare il tessuto criminale locale in modo pragmatico, riducendo al minimo le frizioni, nonostante la pluralità di soggetti e di interessi illeciti in gioco. I punti di forza sono rappresentati da occupazione e controllo del territorio, capacità di diversificare le attività illecite da cui provengono le ingenti risorse finanziarie, notevole disponibilità di mezzi e uomini armati, efficace sistema di schermatura dei proventi illeciti. Anche per tali ragioni è una mafia degli affari, sempre meno legata ad una struttura rigida basata su vincoli familiari (aspetto peculiare delle mafie foggiana e garganica) e più proiettata al raggiungimento di obiettivi economico-criminali a medio-lungo termine. Il comparto agro-alimentare risulta fortemente vulnerabile all’infiltrazione della criminalità. L’area di Cerignola, inoltre, si conferma centrale per tutte le operazioni che ruotano intorno a rapine a tir e ai furti di auto e mezzi pesanti, dalla cannibalizzazione delle auto per alimentare il mercato della ricettazione dei pezzi di ricambio, passando per la nazionalizzazione di auto clonate estere, fino al reperimento di materiale ferroso da riciclare. Si tratta di ipotesi delittuose con gravi implicazioni sotto l’aspetto dell’ordine e sicurezza pubblica, poiché, nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine le arterie stradali diventano teatri di efferate rapine a automobilisti e autotrasportatori. Stesso dinamismo anche nel settore delle armi e degli stupefacenti, in cui Cerignola si conferma snodo cruciale per l’intera regione, anche grazie alla capacità di disporre di più canali di approvvigionamento. L’area in questione, inoltre è sempre più caratterizzata dalla presenza di piantagioni di cannabis, che attirano anche gli interessi di gruppi extraregionali».

    Nell’area dei cinque reali siti (Stornara, Stornarella, Orta Nova, Ordona e Carapelle) «permangono i clan Gaeta e Russo: il primo legato alla batteria mafiosa foggiana Moretti/Pellegrino/Lanza; l’altro capace di ben interagire con la mafia cerignolana e foggiana, specie nel mercato degli stupefacenti e delle armi, nella ricettazione, nel riciclaggio e nei reati predatori. A Stornara, l’intensificarsi di una serie di gravi atti intimidatori e danneggiamenti nell’intera area è coinciso con il ritorno in libertà di appartenenti alla famiglia malavitosa dei Masciavè da sempre in collegamento con la criminalità cerignolana». (la Gazzetta del Mezzogiorno)

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