Verso l’ultima parte dello scorso anno la Coldiretti aveva già annunciato una drastica riduzione della produzione di olio d’oliva a fronte di un aumento del consumo, che nei mesi di pandemia ha sfiorato il 10%. Un chiaro segnale di cambiamento del consumo trainato dalla crescente attenzione per la salubrità di ciò che mangiamo. Una fortuna economica anche per la Grecia e la Spagna che, insieme all’Italia, sono i leader mondiali in termini di produzione olivicola. “L’olio d’oliva è un tesoro per la Spagna meridionale – afferma Anabel Rodríguez per GuíaDeSuplementos – contenente acidi grassi, vitamine e polifenoli. Gli acidi grassi monoinsaturi elevati, e in particolare l’acido oleico, sono responsabili dei benefici ottenuti dal consumo di olio d’oliva. Ci sono più di 200 componenti con attività antiossidanti come i tocoferoli, il β-carotene, la luteina, lo squalene, i fenoli lipofili e idrofili”.
Di recente è arrivata l’ufficializzazione anche della italiana Assitol (Associazione Italiana dell’Industria Olearia), confederata di Confindustria, che la produzione pugliese di olio di oliva del 2020 è stata la metà. La raccolta, in termini quantitativi, è andata male per tutte le regioni del Mezzogiorno con un -50% in Puglia a fronte di un aumento del consumo nazionale del 6% nello stesso periodo di riferimento. A questo si deve aggiungere la caduta di qualità, per colpa dei mutamenti climatici che hanno esposto a frequente maltempo i frutti. Una vera preoccupazione nelle preoccupazioni di questa regione, che normalmente produce circa il 40% di tutto l’olio di oliva immesso sul mercato italiano. Nella parte sud dello Stivale la Sicilia è l’unica che è riuscita a reggere positivamente la difficile annata, che ha addirittura registrato una contrazione della produzione mondiale del 7%. Ma ritornando al contesto nazionale, il consuntivo Assitol riporta in controtendenza l’Umbria, le Marche e la Toscana, che hanno registrato una ascesa nella produzione a doppia cifra. “Si confermano le prime stime che Assitol aveva elaborato all’inizio della campagna – il commento di Andrea Carrassi, direttore generale di Assitol – in Italia la produzione di olio d’oliva si attesta sulle 250mila tonnellate, con una decisa riduzione nei territori del Mezzogiorno, tradizionalmente olivicoli, e con qualche sorpresa a Nord”.
“Le aziende hanno riscontrato maggiori difficoltà nella ricerca e nella selezione di materia prima qualitativamente migliore, che quest’anno ha costi di produzione ancora più alti”. Ciò non vuol dire che la filiera si sia arresa, al contrario sono aumentati gli sforzi a garanzia della qualità. “Per queste ragioni – aggiunge – riteniamo sia giusto riconoscere l’impegno di quegli olivicoltori che, in un quadro così delicato, sono riusciti ad assicurare alle nostre aziende materia prima di qualità. In tal senso, consideriamo fondamentale l’apporto dei nostri interlocutori commerciali, chiamati a valorizzare tale impegno, in un’ottica di sostenibilità economica per tutti gli attori della filiera. A nostro avviso, soltanto così sarà possibile garantire ai consumatori, soprattutto a quelli italiani, molto esigenti sugli acquisti alimentari, la consueta qualità degli oli, che le nostre aziende rendono disponibili al consumo”.