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    “Basta chiusure!”, i commercianti di Cerignola scendono in piazza | Foto e Video

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    È un movimento spontaneo nato nelle scorse settimane su Facebook e che nel giro di poco tempo ha visto aumentarne sensibilmente le adesioni (superati i 400 iscritti). «Basta chiusure!», è il nome del gruppo social che raccoglie le istanze di diversi commercianti di Cerignola ed anche città limitrofe, con lo scopo di fare rete e far sentire la propria voce nel drammatico periodo della pandemia. La piazza virtuale è diventata reale nella mattinata di martedì 6 aprile, in Piazza Duomo a Cerignola. «Abbiamo messo su questo movimento su Facebook, riunendo tutte quelle attività chiuse dai dpcm – ha affermato a lanotiziaweb.it Vincenzo Erinnio, portavoce di ‘Basta chiusure!’ ed in passato titolare della delega amministrativa alle attività commerciali -. La gente è esasperata, abbiamo bisogno di riaprire. Non sono queste le categorie che hanno portato il contagio alle stelle. Chiediamo a chi di competenza di far riaprire tutte le attività commerciali chiuse. Non possiamo più aspettare, c’è chi è arrivato all’ultimo gradino della scala sociale. I nuovi poveri sono i responsabili delle partite IVA». Il malcontento della categoria è rivolto non soltanto al governo centrale: «Le colpe sono soprattutto del governo regionale, che continua con queste restrizioni – sottolinea Erinnio -. L’incapacità nel gestire la situazione pandemica ha portato la Puglia ad essere nuovamente zona rossa». Anche il CTS (Comitato Tecnico Scientifico) non è esente da responsabilità: «Se dopo un anno ci siamo trovati a passare Pasqua e Pasquetta alla stessa maniera, significa che la situazione non è assolutamente cambiata. Non possiamo che essere dispiaciuti ed arrabbiati, perché non possiamo essere noi a pagare la loro incapacità e incuria».

    Dello stesso avviso è Vito Diciolla, anch’egli commerciante e vice-coordinatore cittadino del Movimento ‘Insieme per Cerignola’: «Sono un commerciante di abbigliamento e mi chiedo come mai ci siano tante categorie aperte e poche chiuse, che non hanno nulla a che vedere con la diffusione del coronavirus – dichiara al nostro sito -. Un negozio che oggi vende un maglione lo fa con tutte le norme di sicurezza. Fino a qualche giorno fa non davamo più la possibilità di provare l’abbigliamento, ma vendendo il prodotto per farlo provare a casa. Dov’è il nesso logico? Cosa cambia da un tabaccaio o da un ferramenta rispetto a noi? Nulla. Per me questa è discriminazione verso una categoria». In conclusione: «Proponiamo alla Regione, al Ministero del Lavoro ed al Ministero dell’Economia di aiutarci non con il contentino, ma dandoci almeno due anni d’abbuono per i contributi alla previdenza sociale, che sono altissimi». Sono tempi molto duri anche per gli ambulanti ed a metterlo in evidenza è Michele Bucci, di Federcommercio: «Ad oggi, agli ambulanti non è stato dato niente, solo 600 euro. Al governo regionale chiediamo i ristori. Se dobbiamo restare chiusi, si devono dare degli incentivi alle imprese».

    Piazza Duomo si gremisce col trascorrere dei minuti e la protesta, assolutamente pacifica ed in sicurezza, inizia a farsi sentire con sempre più decisione: «Abbiamo semplicemente bisogno di tornare a lavorare perché non possiamo più tenere la nostra attività chiusa, con delle richieste di pagamenti», ci confessa una giovane commerciante nel settore estetico, alla quale fa eco una altrettanto giovane collega: «Sono una truccatrice e da due anni sono ferma. Ho fatto qualsiasi tipologia di lavoro che si potesse fare, pur di continuare a condurre una vita normale e poter mangiare. Chiediamo alle Istituzioni quell’aiuto che ancora non ci viene dato. Tu mi hai chiuso e tu mi paghi». I titolari di questo ed altri tipi di attività tengono ad evidenziare di non essere affatto ‘untori’ e come da loro i rischi siano di gran lunga inferiori rispetto a luoghi, in questo momento, aperti, come ad esempio i supermercati. Dopo un anno di pandemia, la luce in fondo al tunnel sembra essere ancora lontana. Non sono mancate infine anche aspre critiche nei confronti della campagna vaccinale, il cui andamento a rilento rischia di essere un ulteriore elemento che porterà diverse attività a non alzare più la serranda. Dopo la riunione in Piazza Duomo, nella tarda mattinata la manifestazione è proceduta in corteo lungo il Corso cittadino.

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