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    Cerignola, un anno fa il primo caso di Coronavirus in città

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    Esattamente un anno fa, il 16 marzo 2020, venivano ufficializzati i primi due casi di positività al Coronavirus a Cerignola. Anche la città ofantina inizia, quindi, a fare i conti con quel virus che solo alcuni mesi prima era percepito, attraverso i notiziari, come un problema della lontana Cina e che invece, dall’inizio dell’anno, si è abbattuto come uno tsunami anche in Occidente. ‘Pandemia’, ‘tampone’, ‘focolaio’, ‘cluster’, ‘tracciamento’, ‘indice di trasmissione’, ‘lockdown’ sono alcuni dei termini con i quali, giocoforza, si comincia a familiarizzare. Cerignola, come il resto del Paese, inizia a “restare a casa”. Già nel fine-settimana precedente, strade, piazze e i principali luoghi di ritrovo della cosiddetta ‘movida’ si presentano tristemente vuoti. A ribadire l’assoluta importanza di rispettare queste indicazioni è l’allora Commissario Prefettizio, dott. Umberto Postiglione, attraverso un lungo videomessaggio diffuso con l’ausilio delle principali testate online locali. Appello che, due giorni dopo, fa suo anche il Vescovo della Diocesi Cerignola-Ascoli Satriano, S.E. Monsignor Luigi Renna. Recepiti i messaggi, la cittadinanza si rimbocca le maniche. Diversi sono gli agricoltori a mettere a disposizione propri mezzi e prodotti per sanificare, più volte nel corso della notte, strade e piazze di centro e periferia della città.

    La situazione è molto più seria di quanto solo poco tempo prima si potesse immaginare. Anche Cerignola entra in lockdown, restando col fiato sospeso in attesa delle nuove straordinarie indicazioni nazionali che giungono dal Premier, e suo conterraneo, Giuseppe Conte attraverso i dpcm (decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, nuovo termine entrato nel quotidiano). Nel giro di pochi giorni la situazione non può che peggiorare: il 19 marzo Cerignola registra la prima vittima per Coronavirus, mentre il 21 si è già a quota 10 positività accertate con decine di persone in quarantena (fra queste, un agente del Comando di Polizia Municipale). C’è tuttavia una palese difficoltà nella diffusione dei dati ufficiali, soprattutto perché in questa prima fase passano attraverso canali informali. È il C.O.C. (Centro Operativo Comunale) a fornire, quando è possibile, aggiornamenti. I numeri però non sembrano essere sempre ben circostanziati. La città chiede chiarezza, i giornali si spendono alla ricerca di dati che siano il più possibile fededegni. Giornali che fungono anche da canale di diffusione di accorati appelli alla cittadinanza per l’osservanza delle regole, come nel caso della testimonianza di Antonio Tampone, operatore del locale 118, alla nostra testata il 30 marzo. Le positività accertate ed ufficializzate aumentano. Non è certo una buona Pasqua quella che Cerignola si appresta a vivere. I dati del 12 aprile testimoniano 7 nuovi contagi, con un bilancio di 53 casi totali da inizio pandemia (di cui 11 deceduti) e 55 persone in quarantena. Sono giorni duri nei quali scende in campo anche la Caritas Diocesana di Cerignola, guidata da don Pasquale Cotugno.

    Dopo una prima metà di primavera difficile, con positivi e decessi che continuano a salire, maggio rappresenta la prima quiete dopo la tempesta. Il calo delle positività giornaliere si fa via via costante ed aumentano anche i guariti. Il trend si conferma a giugno, fino a quando, il giorno 15, Cerignola può finalmente dirsi città Covid Free. A distanza di tre mesi si torna a leggere lo 0 nella casella degli attualmente positivi, dopo quasi 90 contagi che hanno purtroppo portato a 15 decessi. L’inizio della stagione estiva è una fase di tregua che si protrae da metà giugno a tutto il mese di luglio, fino a quando, esattamente il 31, torna a suonare l’allarme: si registra la positività di una donna, con l’ipotesi che ciò possa riguardare altri 6 soggetti. Dello stesso giorno è anche la notizia di un congiunto di un operatore del “Tatarella” risultato positivo, con la conseguente disposizione di tamponi per l’intero reparto di riferimento. Nel giro di poche ore i positivi ufficializzati superano la decina, riconducibili ad un focolaio familiare. ASL e Regione confermano le positività con Cerignola che, nella cartina regionale, torna ad essere segnalata come Comune in fascia dagli 11 ai 20 attualmente positivi. È il 2 agosto quando su quella cartina Cerignola si colora di rosa più scuro, superando i 21 attualmente positivi. I casi diventano ufficialmente 35 il giorno 7, due dei quali costretti al ricovero presso il reparto di Malattie Infettive del Policlinico Riuniti di Foggia. I casi risultano riferibili a due focolai, uno dei quali avrebbe avuto origine durante una festa di compleanno.

    La situazione si aggrava ulteriormente quando il 12 agosto sono 45 gli attualmente positivi. La Commissione Prefettizia emana un’ordinanza nella quale è obbligatorio l’utilizzo delle mascherine anche negli spazi aperti, valevole fino al 30 agosto. Cerignola è in questi giorni la città col più alto numero di positivi dell’intera Regione. E sono soprattutto i bollettini regionali a tenere l’aggiornamento della situazione. La fase informativa è quasi totalmente affidata ai giornali, nonostante numeri che sono tornati ad essere considerevoli. È il 13 agosto quando la città, attraverso Telenorba, viene a sapere che il numero di attualmente positivi supera la soglia dei 50 (52, per la precisione) con oltre 150 soggetti posti in quarantena. Cerignola diviene così l’unico Comune dell’intera Regione ad essere contrassegnato sulla citata cartina col colore rosso. L’ordinanza comunale che prevede l’uso anche all’aperto delle mascherine viene ripresa anche del Presidente della Regione, Michele Emiliano. Tuttavia, si segnalano alcuni trasgressori. La ripresa della diffusione del virus prosegue nella parte finale dell’estate. L’ASL è comunque riuscita a circoscrivere i focolai nonostante numeri in aumento. Entra nel vivo l’autunno, dopo le elezioni regionali e la riapertura delle scuole (chiuse alla frequentazione in presenza da marzo). È ottobre inoltrato, giorno 21, quando a Cerignola si registrano una trentina di attualmente positivi. Preoccupano in particolar modo le scuole. Circa un centinaio di persone sono in quarantena. A far suonare un campanello d’allarme sono i casi rilevati in due istituti: un operatore risultato positivo presso il V Circolo ed una docente dell’IISS “Augusto Righi”. Nonostante siano state adottate tutte le misure necessarie, con chiusura, isolamento e sanificazione degli ambienti, non sono in pochi a temere che possano generarsi eventuali nuovi focolai di contagio. A porre l’accento su questo aspetto è il dott. Michele Romano, medico operante a Cerignola, che, attraverso un appello sulla sua pagina Facebook, chiede senza mezzi termini il ripristino del lockdown, prima che la situazione possa di nuovo degenerare.

    I contagi tornano a crescere sensibilmente, tra la seconda metà di ottobre e la prima di novembre. Dai 51 attualmente positivi del 25 ottobre si passa ai 142 del 4 novembre: anche a Cerignola è ufficialmente seconda ondata. È il 9 novembre quando alle postazioni di drive through già presenti nella Provincia di Foggia si aggiunge quella del polo ospedaliero “Tatarella”. Il 16 novembre è boom di contagi: 322 positivi! Nelle scuole cerignolane sono oltre 30, tra docenti e personale. A fine mese l’ASL Foggia implementa la propria rete di contrasto al Covid 19 attivando 32 nuovi posti letto presso il “Tatarella”. Si affaccia però il problema degli autisti delle ambulanze, il cui contributo è messo a forte repentaglio da contagi e quarantene che si abbattono anche sugli operatori del 118. Diventa così complicato garantire servizi come, ad esempio, il trasporto di feriti dal Polo Ospedaliero di Cerignola verso altri presidi. Non sarà un Natale spensierato per Cerignola. I 622 casi che si registrano il 14 dicembre non possono certo far pensare al meglio. Gennaio si preannuncia come il mese della svolta, grazie all’arrivo in Italia dei primi vaccini (in realtà, giunti negli ultimi giorni di dicembre). È anche però il periodo in cui fanno capolino nei notiziari e nella quotidianità le cosiddette ‘varianti’, che influirebbero con una certa sensibilità nella trasmissione del virus. In Puglia a far paura è la variante inglese. Analizzato un campione di tamponi positivi prelevati il 12 febbraio, risulta del 38.6%. A Foggia su 62 campioni ce ne sono 18, pari al 29.0%. E con i casi che nel periodo si registrano a Canosa ed Orta Nova, Cerignola si scopre essere tra due focolai. Un’improvvisa impennata si registra nella città ofantina nei giorni tra il 19 ed il 22 febbraio: da 248 a 474 attualmente positivi!

    Intanto, la campagna vaccinale regionale è partita. Il primo vaccinato della Provincia di Foggia, fra gli over 80, è il 95enne cerignolano Piero Cimmarrusti. Nel dramma vissuto in questi dodici mesi non si è seminata solo paura e dolore, ma anche speranza e solidarietà. È il caso dell’Associazione “Impegno solidale contro il Covid”, nata dall’encomiabile spirito di iniziativa di Domenico Farina. Noto avvocato ed apprezzato scrittore nel corso di questi anni, Farina ha provato sulla sua stessa pelle la pericolosità della “bestia”, com’era solito definire il virus nei suoi accurati racconti social durante quei difficili giorni. L’associazione, che in poco tempo ha raccolto l’adesione di numerosi esponenti della società civile, ha l’intento di dare voce e sostegno, in maniera gratuita, a quelle persone più deboli e in difficoltà le cui vite sono state appesantite dall’avere a che fare con il virus. L’operato di Impegno Solidale si muove attraverso diverse aree di intervento: medica, infermieristica, psicologica, legale e civile. Il mantra che ha accompagnato tutti durante la prima ondata della scorsa primavera è stato “andrà tutto bene”. Se sia effettivamente andata così è ancora difficile stabilirlo, anche nel nostro territorio, specie dopo aver superato una prima ed una seconda ondata e, a quanto pare, in prossimità dell’inizio di una terza. L’auspicio più sincero è che all’uscita di questo tunnel ci si possa ritrovare in una società capace di riformulare le sue priorità, a partire – ma non solo – dall’ambito sanitario (spesso vittima sacrificale di tagli indiscriminati). È un impegno che ci si deve assumere per chi non c’è più e per chi ha lottato strenuamente e c’è ancora, affinché non sia l’ennesima lezione di storia con pochi e disattenti allievi.

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