È Roberto Vecchioni l’ospite conclusivo del saturday night della XII edizione della ‘Fiera del Libro’. Tanto il calore che il pubblico del Cineteatro Roma ha riservato al cantautore, poeta e professore milanese; linfa vitale per un artista che, come tanti, soffre la lontananza dai palchi a causa della pandemia: «Devo ringraziare il pubblico – esordisce – perché sentire il vostro applauso, in un periodo così avaro di felicità, è bello come sentire una risata». Vecchioni ha dialogato col giornalista Mario Valentino sulla sua ultima fatica letteraria, ‘Lezioni di volo e di atterraggio’, edita da Einaudi. Come il Velasquez di una sua celebre canzone, il cantautore naviga tra le pagine del libro con colta simpatia, incantando il pubblico con la sua immensa cultura: «Ho raccolto i discorsi e le conversazioni che facevo con i miei alunni quando insegnavo al ‘Beccaria’. Avevo l’abitudine di portarli una volta alla settimana in giro per la Milano del 1987. Stare fuori dalle quattro mura della classe, all’aria aperta, era un’iniezione di adrenalina per i ragazzi ed era bello parlare con loro praticamente di tutto. Era un modo per insegnare loro che tutti gli aspetti della cultura e del pensiero sono collegati fra loro».
E così dal parlare della scuola, si passa al folklore; e dalla (sua) musica ai Vangeli, arrivando a delle struggenti ‘letture cantate’ dei suoi testi. Un vastissimo bagaglio che Vecchioni lascia al pubblico della Fiera con un insegnamento: «Il principio non è sapere, ma cercare, perché tutto cambia. Questo ho provato a trasmettere ai ragazzi, perché il compito dell’educatore è quello tirar fuori da loro i propri talenti, possibilità e limiti, tutto quello che servirà per andare avanti».