Se ne va, scende dalla sella e saluta il suo mondo colui che più di tutti ha stimolato la produzione di adrenalina nei nostri weekend a due ruote. Valentino Rossi, il Dottore, dopo la sua ultima gara a Valencia si congeda dal mondo agonistico del Motociclismo, concedendosi uno stage diving come le più grandi celebrità del rock e a sorreggerlo oltre ai suoi fan e tifosi anche meccanici, ingegneri, telemetristi, manager e piloti. Sì, se ne va come se ne vanno i grandi con all’attivo nove titoli mondiali conquistati (cinque dei quali vinti consecutivamente tra il 2001 e il 2005) e come unico pilota nella storia del motomondiale ad aver vinto il titolo in quattro classi differenti: 125, 250, 500 e MotoGP.
Decisamente un grande sportivo italiano, ma dalla sua c’è anche una forza comunicativa come pochi. Dal suo arrivo nel 1996 nella 125 è riuscito a far appassionare migliaia di persone a questo sport che fino ad allora era di nicchia o solo per pochi. Fumetti, capi d’abbigliamento, documentari, film, videogames, e poi il rally e l’automobilismo, tutte dimensioni altre rispetto alla sua specialità, porte aperte al consenso e alla benevolenza di tutti. Non si fa mancare nulla, neanche qualche scivolone a livello personale, con una contestazione nel 2007 dell’Agenzia delle Entrate per compensi non dichiarati per oltre 58.000.000 di euro relativi al periodo 2000-2004, chiusasi poi con un patteggiamento.
“The Doctor” è il modo in cui è chiamato dai suoi seguaci, non solo perché nel 2005 ha ricevuto la laurea honoris causa in “Comunicazione e pubblicità per le organizzazioni” presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino, ma soprattutto perché l’appellativo di “dottore” è quello che si affida al massimo esperto in una materia e il nostro di gare di moto lo è da sempre. Le sue trovate, i suoi riti scaramantici, le goliardie che hanno aperto la strada del motociclismo anche ai meno attenti sono ben spiegati nella sua autobiografia ufficiale ‘Pensa se non ci avessi provato’. Dal 46 simbolo del suo pilota giapponese preferito all’ossimoro della tartaruga presente sul suo casco e tatuato sul suo corpo, come spinta ad andare sempre più veloce. Ci mancheranno i suoi rituali prima di ogni gara: l’inchino alla sua moto, la preghiera in griglia, le toccatine in pit lane, il silenzio cercato, ma siamo sicuri che questo congedo dalla Moto a livello professionale non sarà affatto un’uscita di scena, ma forse l’apertura a nuove idee e possibilità che di certo al Doct non sono mai mancate.
Col piccolo Di Vittorio sindaco, ora staremmo ancora a tifare per Valentino Rossi e le sue prossime gare. Riflettete elettori…riflettete…