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    Il Cristo morto attribuito allo scultore Nicola Antonio Brudaglio (1703-1784)

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    Tra le opere della pietà barocca di alto valore devozionale e storico-artistico arrivate fino ai giorni nostri figura il Cristo morto in legno policromo, databile alla seconda metà del secolo XVIII, di dimensioni cm 124×45, che attualmente è stato ricollocato nella chiesa parrocchiale della Beata Vergine Maria Addolorata in Cerignola (Foggia). Una fotografia del Cristo morto, dallo scrivente attribuito allo scultore Nicola Antonio Brudaglio (Andria, 1703-1784), fu pubblicata per la prima volta nel volume di A. Disanto, Cerignola sacra, premessa di Roberto Cipriani, Centro Ricerche di Storia ed Arte Nicola Zingarelli, Cerignola 2008, p. 220. Questo Cristo morto, anticamente venerato nella chiesa dell’Addolorata, come documenta la fotografia del 1939 custodita in unico esemplare originale nel mio Archivio Storico Fotografico privato e pubblicata in A. Disanto, Cerignola sacra (2008), p. 218, fu da me esaminato quando la scultura presentava pesanti vecchie ridipinture a smalti. Il Cristo era esposto alla venerazione nella prima cappella tombale della Confraternita di Maria SS. Addolorata nel Cimitero di Cerignola. La scultura è stata sottoposta a un pregevole restauro disposto dalla Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, ed effettuato nel 2019 dal restauratore Francesco Daddario di Cerignola, che lo ha valorizzato restituendo alla comunità un’opera preziosa.

    Il Cristo morto, intagliato in legno di tiglio policromato, è un’opera dal significato artistico e religioso ricco di pàthos, recante sul corpo i segni del livor mortis. La torsione del corpo del Cristo e la resa anatomica accentuata dalla gestualità degli arti, con il braccio destro disteso lungo il fianco e il sinistro piegato con la mano verso il grembo, e le gambe incrociate, esprimono la capacità artistica del Brudaglio, autentico scultore barocco. Il Cristo è disteso in posizione orizzontale su un lenzuolo in legno con panneggio. Il volto è scavato dalla sofferenza; la barba e i capelli sono intrisi di sangue, che bagna anche il cuscino; la bocca semiaperta fa intravedere denti e lingua. Il perizoma ha il tipico nodo al centro che caratterizza le opere del Brudaglio. Il Cristo morto presenta sul corpo i segni della passione, quali la ferita al costato destro, l’escoriazione sul petto e i segni della perforazione dei chiodi nelle mani e nei piedi. L’attribuzione di questo Cristo morto al Brudaglio è stata fatta per la prima volta da me, e presentata con fotografie del mio Archivio privato e relative informazioni testuali, nella Mostra foto-documentaria dal titolo “Per crucem ad lucem. I riti della settimana santa a Cerignola”, a cura di Angelo Disanto e Carlo Paolicelli, allestita in una sala del Convento dei Padri Cappuccini di Cerignola dall’8 al 22 aprile 1995.

    Il 10 aprile 2003, durante la mia conferenza dal titolo “I Misteri della Passione nella processione del Venerdì Santo a Cerignola”, tenuta nella chiesa parrocchiale della Beata Vergine Maria Addolorata, parlai anche del Cristo morto, precisando che il simulacro era recato in processione il Venerdì Santo mattina, insieme alle statue lignee del Cristo in orazione nell’orto, del Cristo alla colonna, dell’Ecce homo e del Cristo portacroce. In quella relazione diedi lettura di un documento del 14 dicembre 1902 redatto dal mansionario Pasquale Pugliese, cappellano della Confraternita di Maria SS. Addolorata, come riportato nella Visita pastorale del vescovo Angelo Struffolini, dallo scrivente citato in (A. Disanto, C. Paolicelli, Per crucem ad lucem. I riti della Settimana Santa a Cerignola, Cerignola 1995, pp. 11-12, e anche in A. Disanto, Cerignola sacra (2008), p. 24, nota 47). In tale documento si legge che il Cristo morto era recato in processione ai piedi della statua della Vergine Addolorata, in questi termini: «Il titolo della chiesa, alla quale fui preposto nella qualità di Cappellano, è di M. SS. Addolorata; la quale ne è la protettrice. […] l’istessa Santa Immagine, col Cristo morto ai piedi, nelle ore antimeridiane del Venerdì Santo si gira processionalmente per la città con altre quattro statue raffiguranti i Misteri della Passione di N.S.G.C., per le cosidette Visite ai Santi Sepolcri, che si trovano ornati nelle varie chiese di questa Città». (Archivio Storico Diocesano-Ascoli Satriano, «Relazione del Cappellano della Confraternita di M. SS. Addolorata per la S. Visita di S. E. R.ma D. Angelo Struffolini Vescovo di Ascoli e Cerignola. Risposta al capitolo IV delle Istituzioni per la Visita Pastorale”, in Atti della Visita pastorale di Sua Ecc. Mons. Angelo Struffolini, 1902, vol. III, p. 829). La statua dell’Addolorata, ancora oggi portata in processione, con la testa e le mani in legno, che attribuiamo a Nicola Antonio Brudaglio, è quella a cui fa riferimento la suddetta Visita pastorale.

    È utile ricordare che il Brudaglio ha scolpito anche la statua lignea dell’Addolorata (cm 150×55), opera firmata e datata 1780, come riportato nell’iscrizione latina dipinta all’interno di un cartiglio barocco posto al centro della base lignea che recita: «NICOL(A)US ANT(ONI)US BRUDAGLIO/SCULPSIT ANDRIÆ/ANNO DOMINI 1780» (“Nicola Antonio Brudaglio scolpì in Andria nell’anno del Signore 1780”) in A. Disanto, C. Paolicelli, Per crucem ad lucem, 1995, p. 7. Essa è tuttora esposta nella stessa chiesa dell’Addolorata di Cerignola. L’Addolorata del 1780 era venerata già prima che si insediasse in tale chiesa la Confraternita di Maria Santissima Addolorata, fondata con Regio assenso il 21 aprile 1786 dal sacerdote Domenico Cavallo (Cerignola, 1714-1790), canonico del Capitolo Collegiato di “San Pietro Apostolo” di Cerignola. A commissionare sia il Cristo morto sia l’Addolorata firmata Brudaglio e datata 1780 non fu la Confraternita di Maria Santissima Addolorata, fondata solo nel 1786, ma con molta probabilità il suo fondatore, il canonico don Domenico Cavallo, per la chiesa dell’Addolorata, fatta costruire nella seconda metà del Settecento per volontà dei fratelli Cavallo. Questa chiesa della notabile famiglia Cavallo fu eretta in un luogo già sacralizzato da una cappella dedicata a Santa Lucia (XIII secolo), con conseguente ampliamento della stessa a nord, fuori della porta secondaria detta “Portella” della cinta muraria del borgo medievale, detto Terra vecchia. Si fa presente che lo scultore Nicola Antonio Brudaglio muore il «26 luglio 1784» (R. Antolini, Nicolantonio Brudaglio: la vita e le opere di uno scultore andriese del ’700, Schena Editore, Fasano 2015, p. 127), cioè due anni prima del 1786, data della fondazione della suddetta Confraternita. Un particolare del Cristo morto, quello degli occhi aperti rivolti verso l’alto, rinvierebbe alla volontà del committente, verosimilmente segnato da letture decisive per l’immaginario cristiano. Si potrebbe riconoscere in questa particolare iconografia il riflesso dell’opera diffusa con il titolo di Revelationes coelestes, scritta da santa Brigida di Svezia (1303-1373), nelle sue visioni mistiche composte in svedese e rese pubbliche in latino, che riportiamo in una traduzione in italiano, riguardante la Vergine Maria: «Profondamente addolorata Ella asciugò con un panno di lino tutto il corpo ferito di Lui. Gli baciò gli occhi, chiudendoli, e lo avvolse in un lenzuolo pulito di seta», in A. Andersson (a cura di), Il libro di Brigida santa e profeta, Città Nuova, Roma 1979, p. 150. In conclusione il punto di forza della pratica cultuale e devozionale della chiesa dell’Addolorata furono proprio le opere della fiorente bottega andriese di Nicola Antonio Brudaglio.

    ANGELO DISANTO

    Presidente del Centro Ricerche di Storia ed Arte

    “Nicola Zingarelli”-Cerignola

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