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    Le difficoltà delle sale cinematografiche al tempo delle restrizioni: a dire la sua è Simona Sala

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    «Un film lo vedi ovunque. Solo al cinema diventa uno spettacolo». È quanto scritto in un tabellone sulla facciata del «Roma Teatro Cinema E…», la struttura che ha raccolto l’eredità dello storico “Cinema Teatro Roma” sull’omonimo corso di Cerignola, inaugurata a dicembre del 2019. La pandemia è stata uno tsunami che ha reso la vita difficile per chiunque, anche per chi con coraggio, tenacia ed auspicio di lungimiranza ha investito nel settore, spesso bistrattato, della cultura. Sono tempi duri, quindi, anche per i gestori delle sale cinematografiche e questo, Simona Sala, titolare del “Roma Teatro Cinema e…”, lo aveva testimoniato al nostro sito già un anno fa. A distanza di dodici mesi, la situazione non pare granché migliorata. È dei giorni scorsi un comunicato dell’ANEC di Capitanata, congiuntamente al resto della Puglia e alla Basilicata, nel quale si annuncia la riapertura delle strutture posticipata al 25 maggio, nonostante il recente passaggio della regione in zona gialla lo permettesse già. «Abbiamo deciso insieme al nostro presidente, Giulio Dilonardo, di voler dare un segnale forte a livello nazionale e al Ministero», è quanto spiega a lanotiziaweb.it Simona Sala, che siamo andati a trovare. Diversi sono gli elementi di disagio per gli esercenti del settore, legati alle restrizioni governative, che non permettono una piena fruizione degli spettacoli, nonostante la possibilità di riaprire le attività.

    IL COPRIFUOCO È risaputo che le sale cinematografiche lavorino soprattutto la sera. «Se devo far sì che la gente torni a casa per le 22, so di non poter far terminare le proiezioni oltre le 21.45 e non posso aspirare ad avere spettatori provenienti da fuori città, in giorni feriali», afferma Sala, che spiega come sia costretta a riformulare le fasce orarie degli spettacoli. «Devo fare due pomeridiani, con i serali che devono essere accorpati in un unico spettacolo, che non potrà partire oltre le 19.30. Questo calcolando anche la durata dei film. Per esempio, “Crudelia”, prodotto da Walt Disney e in uscita il 26 maggio, dura due ore e un quarto».

    LA CHIUSURA DEI PUNTI RISTORO ALL’INTERNO DELLE SALE Non si tratta soltanto di dover fare a meno dello sfizio dei pop corn al cinema, cibo che al di fuori di quel contesto non ha lo stesso sapore. «Questa chiusura comporta anche un calo vertiginoso degli incassi, incassi da bar che aiutano parecchio nella gestione» – sottolinea la titolare della struttura -. E i problemi non sono soltanto di quest’ordine: «La gente porterà il cibo da casa ed io non potrò certo guardare nelle borse. Mi chiedo: si abituerà a questo anche dopo la fine delle restrizioni? E dovremo smaltire noi, con quello che già paghiamo di TARI, questi rifiuti portati da fuori?».

    IL ‘DECRETO FINESTRE’ FIRMATO DA FRANCESCHINI L’ANEC Nazionale è stata ricevuta dal Ministro per le Attività Culturali per far presente che le Case di distribuzione avessero venduto alle piattaforme digitali anche prodotti finanziati dallo Stato. Le piattaforme rappresentano per le distribuzioni guadagni sicuri e più immediati e la pandemia ha dato una netta accelerazione al fenomeno. «Non sono contraria alle piattaforme. Ognuno di noi ha le proprie esigenze – precisa Simona Sala – e deve poter scegliere in libertà se stare sul divano di casa. Ma è tutt’altra cosa rispetto alla visione di un film in sala. Al cinema, il film diventa uno spettacolo». Ecco quindi Sala porre l’obiettivo su un altro evidente problema, il passaggio delle ‘finestre’ temporali che intercorrono dall’uscita in sala di un film al suo approdo in piattaforma da 105 a 30 giorni, come da decreto firmato dal ministro Franceschini: «30 giorni sono niente. Un monosala non ce la fa ad espletare il ciclo di un prodotto cinematografico. Quando dovrà cominciare con il terzo o con il quarto film, questo sarà già in piattaforma». Non sono mancati inoltre problemi logistici, legati alla comunicazione sulle riaperture ed ai tempi per poterle effettivamente attuare: «Non avremo mai potuto aprire il primo giorno di zona gialla – spiega la gestrice della struttura di Corso Roma -. Abbiamo alle nostre spalle una filiera ed un’organizzazione che non dipende da noi. Se il venerdì ci viene comunicato che la Puglia è in zona gialla da lunedì, non possiamo farcela in tempo. Non parlo di aprire le strutture, che sono pronte, ma di accordarsi con le distribuzioni per le varie uscite. Le distribuzioni infatti non si sono sbilanciate. Sono usciti film d’essai (non commerciali, di sperimentazione, basati sulla qualità artistica, di nicchia, ndr), li proiettiamo, cerchiamo di proiettarli tutti, ma non ci danno pane. Abbiamo bisogno di essere aiutati dai blockbusters, altrimenti non ce la si fa».

    Evidenziando la soddisfazione per la compattezza che il settore ha dimostrato nel protestare e far presenti le proprie istanze, nel territorio di Capitanata, Sala rivolge alle Istituzioni un appello: «Auspichiamo che si possa rivedere il ‘Decreto Finestre’, che a quanto pare è in vigore fino al 31 dicembre. Chiediamo il ritorno ai precedenti 105 giorni. Avendo investito tanto nelle strutture, chiediamo un aiuto economico per le riaperture. Andiamo incontro all’estate, il periodo fisiologicamente più triste dell’anno per le sale cinematografiche. Riaprire adesso, dopo un anno così, è faticosissimo». In occasione delle Giornate Professionali del Cinema, tenutesi in streaming il 4 e 5 maggio scorsi, il ministro Franceschini ha promesso che avrebbe sostenuto le aperture: «È quello che speriamo, altrimenti non tutti riusciranno a continuare a restare aperti e molti, dopo pochi mesi, chiuderanno per sempre».

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