È passato qualche giorno dalla visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel nostro territorio. Sì, è stato presente all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Foggia, ma quello che ci piace immaginare è che abbia scelto di essere su tutto il territorio di Capitanata, in un momento solo. In queste righe non ci interessa raccontare la cronaca della sua presenza nella bellissima Aula Magna dell’Ateneo foggiano o la passerella che si è offerta a politici di tutti i colori, alcuni dei quali sideralmente distanti dalle problematiche della nostra terra. Non ci interessa nemmeno dire che i sindaci dei comuni del territorio sono rimasti fuori, che forse gli studenti sono stati poco coinvolti o che le strade asfaltate per l’occasione hanno presentato al tragitto del Presidente una città quasi normale.
È interessante tornare all’incipit di queste righe, avendo volutamente fatto passare qualche giorno dall’evento, per coglierne meglio i contenuti e i significati, mai scontati e per niente mondani. Il Presidente della Repubblica ha scelto di attraversare questo territorio: quello dei grossi centri sciolti per infiltrazioni mafiose, quello del caporalato dilagante, della disoccupazione e della dispersione scolastica che foraggia la microcriminalità tanto cara al famelico Brumotti. Sceglie di passare nella nostra terra brandendo la fortezza di due parole che devono essere il programma della nostra rinascita: Educazione (formazione) e Giovani. Si parte dando centralità al ruolo dell’Università e della scuola e delle loro capacità di interazione con le tante maglie del territorio che desiderano crescere e fare un salto di qualità sino ad arrivare al fulcro del suo discorso che spinge ad una riscossa morale di tutti i cittadini del foggiano: “l’Università è un presidio di cultura; è un presidio di senso della convivenza; è un presidio di senso di rispetto degli altri, di senso della comunità. Tutto questo è di grande importanza ovunque”.
Nella terra dei comuni sciolti per mafia, alza l’asticella facendo appello al contributo di ognuno: “Sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata, l’elemento della formazione delle coscienze è particolarmente decisivo”. Un appello forte a tornare con pazienza nei contesti educativi formali e non formali, a ricucire discorsi che sembrano volare al vento, ad includere e aspettare chi rimane indietro: l’educazione come leva del cambiamento. Dopo, richiamando l’intervento del rappresentante degli studenti che invitava ad accettare il rischio, a mettersi in gioco, a darsi da fare per la propria terra, Mattarella indica i primi attori di questa rivoluzione radicale in Capitanata: i giovani.
“La giovane generazione che cresce consente al nostro Paese di sperare in una crescita costante, nell’innovazione, nel senso di responsabilità, nel senso di eguaglianza, nel senso di libertà praticata e realmente vissuta. […] C’è bisogno di un rilancio, di garantire ai giovani una prospettiva di vita, di realizzazione personale, di uguaglianza, di libertà“.
Un invito diretto ai giovani ad essere protagonisti, a tornare qui, a non fuggire, a sognare e immaginare un futuro bello nella propria terra. E poi un appello alle istituzioni: create le condizioni per cui questo accada, aprite strade, offrite opportunità nuove, perché il “tanto qui siamo a Foggia” – atteggiamento che accomuna tutta la provincia – lasci spazio ad un nuovo “questa è Foggia!”.
Vincenzo Colucci