Il camorrista Raffaele Cutolo è morto a 79 anni. ‘O professore si trovava nel carcere di Parma, al regime del 41-bis, dove stava scontando quattro ergastoli. Negli ultimi mesi si trovava ricoverato per le complicazioni legate a una polmonite. Una carriera criminale, quella di don Raffaè, che ha lasciato cicatrici evidenti nella storia recente del Mezzogiorno e dell’Italia: omicidi, relazioni opache con le Istituzioni, ma soprattutto la fondazione e la leadership della Nuova Camorra Organizzata tra la metà degli anni ’70 e la fine degli anni ’80.
Fu proprio il tentativo di consolidare il potere della NCO che portò Raffaele Cutolo ad interessarsi della provincia di Foggia che, nei suoi piani, doveva diventare un feudo della criminalità campana. Questa operazione ha inizio nella metà degli anni ’70, quando i camorristi vengono trasferiti nelle carceri pugliesi: in questo contesto i boss campani imposero la propria leadership, affiliando i malavitosi locali e offrendo loro protezione in cambio di denaro. Ma il piano di Cutolo si concretizzò solo qualche anno dopo, con il celebre pranzo all’Hotel Florio di Foggia del 6 gennaio 1979, quando, alla sua presenza, vennero affiliati alla NCO diversi criminali pugliesi e furono stabiliti i primi collegamenti e alleanze con i delinquenti locali. Nei primi anni ottanta la nuova Camorra pugliese era attiva su tutto il territorio ed agiva in autonomia ma sotto l’egida della Camorra campana, alla quale versava il 40-50% dei proventi delle attività criminali. Tuttavia il progetto egemonico dei camorristi fallì molto presto quando di lì a poco i criminali locali, rafforzati dal già consolidato ascendente, intuendo i vantaggi che si potevano ricavare, si svincolarono in tempi successivi dall’iniziale regime di sudditanza ed imposizione che avevano con i cutoliani e si posero la prospettiva di consociarsi in un’unica organizzazione, di natura prettamente pugliese, con l’intento di gestire autonomamente le varie attività delittuose svolte in Puglia. Inizia così, tra il 1982 ed il 1983, a prendere forma la Sacra Corona Unita.
Oltre a Foggia, Lucera, Bari, Monopoli, Brindisi, Lecce e Taranto, anche Cerignola risultava tra i centri più importanti nella geografia di questa nuova associazione criminale regionale che iniziò a prendere forma. A tenere le redini nel centro ofantino, si legge nelle carte del tempo, c’era Cosimo Cappellari – già legato ai cutoliani per aver ricevuto la dote della ‘Santa’ – che designò come suo collaboratore sul territorio Giuseppe Caputo. Ma il percorso unitario non fu affatto duraturo. La ‘Strage del Bacardi’ avvenuta a Foggia nel 1986 e l’omicidio nel 1989 di Giuseppe Laviano, luogotenente della SCU nel capoluogo dauno, furono gli episodi che segnarono l’affrancamento della criminalità locale e la nascita della cosiddetta ‘Società Foggiana’, che nel tempo si è evoluta con tutte le sue diramazioni e cartelli interni al capoluogo e alla provincia. Se quindi da un lato Cutolo fallì nell’intento di estendere la propria egemonia sul foggiano, dall’altro ha comunque lasciato una propria eredità sul territorio, ponendo le basi per l’organizzazione della fino ad allora frammentata criminalità locale e facendole prendere coscienza dei fiorenti affari illeciti che potevano essere imbastiti sul territorio e che, ancora oggi, foraggiano i business dei clan.