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    Recovery Fund: a Cerignola 7,8 milioni per pista ciclabile ed autovelox con l’incognita Interporto

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    Assieme alla campagna vaccinale, la via d’uscita dalla crisi causata pandemia è il Recovery Fund, il ‘Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza’ che dovrà rilanciare l’economia italiana ed europea dopo due anni di stop and go che hanno logorato il tessuto sociale e produttivo. Anche la Provincia di Foggia ha presentato un documento nel quale illustra una serie di progetti cui destinare i fondi comunitari: 126 proposte per un valore di circa 5 miliardi di euro, frutto della collaborazione di stakeholder pubblici e privati, come i Comuni, l’Università di Foggia, Confindustria e Confartigianato, per citarne alcuni. Le richieste che arrivano dal Comune di Cerignola sono due: un finanziamento richiesto pari a 7,4 milioni di euro per la realizzazione di una pista ciclabile cittadina, inquadrabile nell’obiettivo ‘transizione verde’, e 400.000 euro da destinare al controllo dinamico della mobilità sulle strade provinciali (autovelox, ndr), inquadrabili nell’obiettivo ‘transizione digitale’.

    Insomma poche idee, non proprio rivoluzionarie, né di certo investimenti faraonici, soprattutto se confrontati con i progetti avanzati da Comuni di dimensioni simili al nostro. Il Comune di Manfredonia – che condivide con Cerignola anche l’esperienza del Commissariamento – si è spinto oltre e ha chiesto 13,7 milioni di euro per la ‘valorizzazione delle antiche terre sipontine mediante una rete ecologica tra archeologia e natura’ e la ‘realizzazione del 1° stralcio funzionale della strada di prg denominata “s-2”’, mentre il Comune di San Severo ha presentato ben undici progetti per circa 86 milioni di euro da investire prevalentemente in infrastrutture strategiche e riqualificazione urbana. I progetti avanzati da Palazzo di Città hanno suscitato reazioni negative anche dal mondo della politica, sia da destra che da sinistra.

    «Cerignola sta perdendo i fondi del Recovery Plan per colpa di due anni di Commissariamento. I danni prodotti da questa situazione non sono solo nel presente come si può facilmente verificare, visto lo stato di abbandono della città, ma lo sono anche nel futuro», commenta Carlo Dercole, ex Assessore alle Politiche Giovanili e Sport della Giunta Metta. Della stessa idea è Tommaso Sgarro (Noi-Comunità in movimento): «Paghiamo lo scotto dell’assenza di una governance politica» ma aggiunge «questa situazione è frutto dell’assenza di una visione per la città pregressa e che i Commissari hanno ereditato. Scontiamo anche in questa fase tutti gli errori della fase precedente che ci hanno portato al Commissariamento».

    CAPITOLO INTERPORTO: OPPORTUNITA’ O FONDI SPRECATI?

    Oltre alle due proposte elencate ve ne è una terza, in cui lo stakeholder è Confindustria (quindi non un ente pubblico), che prevede 64 milioni di euro per il rilancio dell’interporto di Cerignola. Tuttavia il sito, al centro di controversie politiche e non solo da più di vent’anni, è da poco passato in mano al gruppo Caiaffa per circa 2 milioni di euro in seguito alla messa in liquidazione di ‘Ofanto Sviluppo’ e si trova adesso al centro di altri progetti. Che fare quindi di quei fondi? Secondo Sgarro c’è stato «un copia/incolla mal riuscito di vecchi progetti» che potrebbe però rivelarsi «un inciampo fortunato, in quanto ci permetterebbe di avere una voce di spesa per il territorio. Tutto sta nell’aprire un dialogo con Confindustria e capire come collocare altrove questi fondi». Sembra essere quindi fuori discussione la possibilità di puntare ancora una volta su quell’infrastruttura: «Errare è umano, ma perseverare è diabolico. L’interporto ci è già costato 55 miliardi di lire ed il progetto è fallito senza mai aver visto la luce, come la visione politica e di sviluppo che vi stava attorno. Non credo sia sensato metterci altri soldi pubblici. Serve pensare ad altri investimenti».

    Per Sgarro invece bisogna fare in modo di dirottare questi fondi sulle esigenze più stringenti del territorio, come la giustizia e la filiera agroalimentare: «Un’idea potrebbe essere spostarli per la realizzazione di un mercato ortofrutticolo cittadino, visto che siamo il terzo agro d’Italia e c’è vivacità nel settore della produzione e del commercio ortofrutticolo, ma ci manca una struttura del genere», o ancora «si potrebbe usare quei soldi per aprire a Cerignola un nuovo Tribunale, garantendo un presidio di disposizione di tutto il Basso Tavoliere intervenendo sul già esistente Palazzo di Giustizia». Il Recovery Fund quindi pone davanti alla politica un nuovo ed importante tema del quale bisogna discutere (con Confindustria e non solo) adesso, alla vigilia della campagna elettorale e della chiamata alle urne di quest’autunno, in modo che la prossima governance della città abbia una visione e magari un piano su come provare a rilanciare il nostro territorio.

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