La notizia era nell’aria da tempo, ma stavolta è arrivata anche la quasi certa ufficialità: casinò e sale giochi saranno chiuse ancora anche a marzo. Lo ha riportato l’Ansa, soffermandosi sul fatto che la loro chiusura abbia fatto perdere oltre 4 miliardi di euro alle casse dello Stato, con un calo di oltre il 50% rispetto al 2019. A rischiare, però, non sono solo le casse erariali, ma soprattutto i tanti lavoratori del settore. 15.000 esercizi sono stati costretti a chiudere, tra cui 198 sale bingo, il resto sono tutte sale scommesse e sale giochi. Il TAR ha respinto il ricorso degli operatori, confermando la sentenza di sospensione e garantendo un minimo ristoro economico, soprattutto per tutelare tutte quelle attività che rischiano il fallimento. A tirare giù per sempre la saracinesca è stato il casinò di Campione, mentre rischia forte anche quello di Saint Vincent.
Stessi numeri grigi che vengono confermati dalla redazione di Gamingreport.it, che rifacendosi alle indagini Istat, ha stilato un rapporto sulla situazione del gioco legale in Italia. Su 804mila imprese italiane – ovvero il 78,9% dell’intera filiera – il 7,2% ha dichiarato di essere ancora chiuso, mentre addirittura il 14,6% di queste attività rischia di non riaprire mai più. E anche la ripresa va a rilento: da dicembre 2020 a febbraio 2021 circa 1 impresa su 4 ha fatto registrare un calo del fatturato e oltre il 30% di queste sono attività sportive e di intrattenimento. Proprio per questo i lavoratori non sono rimasti a guardare. Manifestazioni di piazza sono andate a scena, nella prima settimana di febbraio, sia a Milano che a Roma. A proporle è stata l’ATI, l’associazione temporanea di imprese del gioco legale, per sensibilizzare il nuovo governo Draghi. A dare man forte alle proteste e alle richieste dei lavoratori del settore è arrivato anche Marcello Minenna, direttore generale dei Monopoli di Stato, che ha sottolineato come la chiusura della filiera legale rischia di far tornare in auge, se non addirittura di far esplodere, il mondo sommerso del gioco d’azzardo illegale. Preoccupazioni che erano state raccolte e rilanciate dal Procuratore Nazionale Antimafia, Cafiero De Raho, che ha ricordato come il gioco illegale sia un indotto gestito dalle mafie e dalla ‘ndrangheta, con un ricavo stimato tra i 5 e i 10 miliardi di euro. Soldi sottratti alla fiscalità dello Stato, soldi sottratti ai cittadini e agli appassionati di questo settore. Un settore che può più essere lasciato solo.